venerdì, Marzo 29, 2024
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Jacchetti testimonial del lungometraggio sponsorizzato dalle Ulss venete

I locali del paese set contro l’alcolismo

Parata di vip del mondo dello spettacolo sul lago di Garda. Occasione la registrazione del film I giorni perduti prodotto da Media Italia e dalle Ulss del Veneto: un lungometraggio di 55 minuti dedicato alla piaga dell’alcolismo tra i giovani, che vede davanti alla macchina da presa gli attori Sergio Muniz, la veronese Federica Andreoli, Deborah Caprioglio, Aida Yespica ed Enzo Iacchetti, tanto per citarne alcuni. Il film è diretto da Bruno Gaburro e sarà presentato a Verona all’inizio di febbraio per poi andare in onda in primavera su Raidue o in uno speciale di Porta a porta su Raiuno. Un lavoro che segue a ruota il primo lungometraggio sulla donazione degli organi che ha ottenuto un buon successo di pubblico e che sarà a breve ritrasmesso da Raidue.In entrambe le pellicole irrompe la simpatia innata di Enzo Iacchetti, incontrato ieri all’hotel Caesius di Cisano pochi minuti prima del via di uno dei ciack ambientati nella struttura termale, altri sono stati realizzati all’Hollywood. Sempre qui, giovedì verrà effettuato il collegamento con la trasmissione pomeridiana La vita in diretta di Cocuzza per offrire anticipazioni di un film che racconta la storia di un giovane trentacinquenne (Muniz) che beve senza saperne il motivo. Fermato per guida in stato d’ebbrezza, capisce che deve curarsi ed entra in un club di alcolisti in trattamento. Qui conosce un’infermiera (Andreoli) che gli starà vicina nelle numerose ricadute causate anche dall’incontro con un’attrice alcolizzata. Una storia semplice, racconta con tono leggero, che vede come detto anche un prezioso cammeo, a titolo gratuito, di Enzo Iacchetti.«Non lo faccio per abbinare la mia immagine al sociale», dice cortese il popolare artista disteso sul divano alla ricerca di un sonnellino ristoratore dopo un tour de force che l’ha portato solo a tarda notte a Bardolino, «lo faccio intanto perché è il film di un mio amico che stimo tantissimo, Bruno Gaburro, con il quale ho fatto il primo film della mia vita. Queste cose non si dimenticano. Poi, vabbè, l’alcolismo è una piaga sociale. Io purtroppo non ho avuto tempo per far una parte più grossa come avrebbe desiderato il regista. Certo che ogni volta che Gaburro fa un’opera di questo genere, vedi Il cielo può attendere dedicato alla donazione degli organi, mi piace esserci, non per pubblicità. Mi interessa di più che i ragazzi la smettano di bere a 14 anni».Possono servire questi tipi di film a livello di prevenzione? «Credo di sì. Quello sull’Aido è servito molto, è aumentata la disponibilità a donare. Tuttuavi avisognrerebbe pubblicizzarli di più questi lavori, per farli vedere il più possibile: più li guardi più diffondi i messaggi positivi e ottieni i risultati».Progetti? «Sto registrando Mamo tre a Milano, altre 20 puntate, poi mi vedrete a Striscia la notizia dal 7 gennaio insieme ad Ezio Greggio. Sarà la mia quattordicesima edizione». Con lo stesso entusiasmo del de-butto? «Oddio, alla prima c’è più che altro la paura, l’adrenalina. Ero stato assunto per una settimana, poi per un mese, due mesi, poi per nove e finalmente definitivamente». Quali tensioni e stato d’animo sapendo di giocarsi tutto in una settimana? «Certo, ma pensi: questa è una bella fortuna, cerchiamo di non perdere il treno». Chi deve ringraziare per la sua carriera?. «Me stesso, la mia caparbietà, la mia passione per questo lavoro».

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