venerdì, Marzo 29, 2024
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Si contano ormai sulle dita delle mani i vecchi negozi sopravvissuti agli ipermercati. Le superstiti botteghe, patrimonio culturale retaggio di una civiltà che va scomparendo

I nostri monumenti più rari

La città scaligera della riviera veronese vive di turismo e quindi di commercio. Oltre ristoranti, alberghi e campeggi, moltissimi sono negozi. Un pullulare di botteghe per le vecchie calli. Ogni buco al piano terra racchiude un «occhio» di bottega. Del resto turismo vuol dire offerta di prodotti e servizi. Se un tempo lontano, immediatamente dopo la guerra mondiale, i negozi erano pochissimi e servivano unicamente per la comunità, oggi sono tantissimi per una clientela internazionale. Ma quelli antichi, quelli che raccontano la storia e le tradizioni, sono oggi rimasti pochissimi. La trasformazione sociale, il mutamento delle abitudini, ha influito anche sulle botteghe. Moltissime hanno chiuso, altre hanno cambiato gestione, altre ancora hanno visto avvicendarsi al loro interno due o tre generazioni. L’avvento degli ipermercati nei grandi poli commerciali ha dato il colpo di grazia ai pochi rimasti. È rimasta ancora alla famiglia De Lana la più antica tabaccheria del centro, nata ai primi del Novecento. È sempre gestito dai fratelli Ferri, Eusebio in testa, il negozio di chincaglieria e articoli casalinghi di via Alberello. È rimasto in mano alla famiglia Sartori il vecchio negozio che Annibale gestiva in via Scolari: articoli per l’agricoltura e concimi, allora, oggi grande ferramenta con ogni attrezzatura, sulla provinciale Verona-Lago. È ancora della famiglia Residori il secondo «apalto», ovvero il sale e tabacchi di via Porta San Zeno. Prima in mano al Guerra, ora in gestione al figlio, da tutti conosciuto come il Pace. Una sorta di bazar quello di corso Cangrande, in mano alla famiglia Degani. Nato con i primi elettrodomestici, nell’immediato dopoguerra, ora offre un mix di prodotti: dal campeggio, all’elettricità, al gas. Sono morti i due «scarpolini», Berto Bertasi e Domenico Zanoni, ma restano attive le loro botteghe, ora affidate ai figli. Ancora della famiglia Olivieri, dopo 40 anni, la macelleria di via Porta, un tempo nella piazza centrale: è l’unica superstite. La fiaschetteria dei fratelli Segna, alla Porta del Lion, a sud nella cinta muraria, si tramanda di padre in figlio. Infine, la cartoleria della Libera, all’angolo fra corso Cangrande e via Cansignorio. Nonostante le molte primavere sulle sue spalle, la titolare tiene l’uscio sempre aperto, estate e inverno. Le abbiamo contate sulle dita delle mani. La fotografia delle vecchie botteghe, è presto fatta. Anche questo è patrimonio culturale, e non da poco.

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