giovedì, Marzo 28, 2024
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Una calata di 60 metri fino alla Madonna della Corona

I quattro preti volanti scendono sul santuario

Quattro sacerdoti indossano l'imbrago da speleologi e, con un volo di sessanta metri, scendono con le corde sul piazzale del Santuario della Madonna della Corona. È successo, ed era la prima volta, in occasione della chiusura dell'anno sociale del Gal (Gruppo alti Lessini), di cui è presidente di nuova nomina Andrea Prodomi, un sodalizio che, oltre a speleologia, pratica torrentismo, alpinismo, escursionismo. Un'esperienza tutta nuova per don Daniele Gottoli e ripetuta don Giuseppe Brunetto, don Francesco Grazian e don Giovanni Birtele, che aveva lanciato l'idea ancora 17 anni fa quando era parroco a Fosse di Sant'Anna. Le operazioni di ancoraggio delle corde nel piccolo rustico recentemente restaurato, al cui interno è ancora conservto un ingegnoso argano in legno con grandi ruote dentate per mezzo del quale per secoli, in mancanza di altre vie di accesso (la galleria fu aperta nel 1922), vennero calati uomini e materiali per costruire una piccola chiesa fra le rocce sotto Spiazzi dove, secondo la tradizione, era miracolosamente apparsa la statua della Madonna sparita da Rodi (Grecia) nel 1522, le operazioni di ancoraggio, dicevamo, erano iniziate già nel primo mattino, favorite da uno splendido sole che metteva in risalto i colori autunnali e le anse lucenti dell'Adige. A calarsi giù, con le corde appaiate, sono stati oltre una trentina di ragazzi e ragazze, alcuni alla loro prima emozionante avventura, ma anche padri di famiglia con notevole esperienza alle spalle. Molti provenivano dalla Lessinia, un buon numero da Montecchia di Crosara, ma vi erano anche rappresentanze di Mantova e di Rovereto. E fra di loro anche quattro sacerdoti. Don Giovanni Birtele, ora parroco di Roverè, che fu il promotore e il sostenitore dell'iniziativa partita quasi per scherzo nel 1985, quando era parroco da un anno a Fosse (Sant'Anna d'Alfaedo). Una iniziativa consolidatasi nel tempo sino a diventare tradizione. Assente da una decina d'anni (era andato missionario nell'America Latina), don Giovanni è ritornato con l'entusiasmo di sempre a calarsi giù dalle rocce a strapiombo con un po' di apprensione per la mancanza di allenamento. Ma tutto è andato bene. Per don Giuseppe Brunetto, dell'Unità pastorale della Lessinia Occidentale, era un'esperienza che si ripete da qualche anno, come per don Francesco Grazian vice rettore del Seminario. Non così per don Daniele Gottoli, suo omologo, che è sceso per la prima volta provando sensazioni nuove. Al termine delle spettacolari discese, è stata concelebrata la messa di ringraziamento e di suffragio per gli scomparsi. È toccato a don Francesco tenere l'omelia nella quale ha, fra l'altro, sottolineato come l'attività speleologica venga dal desiderio di rimanere a contatto con la Natura che ci richiama alla presenza ed alla bellezza di Dio. «Come quando si scende ci si affida alla corda, così ci si affida a Dio per procedere più sicuri nella vita». Ai pellegrini del tutto speciali ha rivolto un saluto ed un augurio il rettore del Santuario, don Giuseppe Cacciatori, che fin da subito ha dimostrato disponibilità ed interesse per questo straordinario avvenimento, ha rivolto un saluto ed un augurio per l'attività che essi svolgono.

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