venerdì, Marzo 29, 2024
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Ricerche & Territorio. Una pubblicazione del Rotary, in collaborazione con il Comune di San Zeno di Montagna e la Comunità montana, propone planimetrie e documenti cartografici raccolti nella «Commenda del Garda». Enormi tavole a colori suddividono gli a

Il Baldo nelle antiche mappe

Mappe settecentesche del Monte Baldo, ovvero la rilevazione catastale della pievania di Santa Maria di Garda nel lontano 1792. Uno studio particolareggiato del sito montebaldino da parte di Daniela Zumiani con un saggio critico sul territorio del professor Eugenio Turri dell’Università di Milano, raccolto in una pregevole pubblicazione a cura del Rotary club Verona Monte Baldo in stretta collaborazione con il Comune di San Zeno di Montagna e la Comunità montana del Baldo. L’opera tipografica, di pregio e di stile, di facilissima lettura e di apprendimento, è stata realizzata grazie all’intervento ed all’uso delle tecnologie per il lavoro di disabili e disagiati attraverso la cooperativa sociale Galileo. Il territorio interessato alla ricerca e per il quale sono state rinvenute le più pregevoli ed antiche mappe planimetriche è quello dei Comuni a ridosso della zona baldense, in particolare: Garda, Costermano, Castion, Pesena, i Gazoli di Costermano, ed infine Montagna, ovvero l’attuale comune di San Zeno di Montagna. A fornire le mappe e ad autorizzare la loro pubblicazione, strano a dirsi essendo territorio veronese, è stato l’Archivio di Stato di Brescia. Ma ancora più particolare è la considerazione da rilevare in ordine alla archiviazione dei pregevoli documenti cartografici. Sono infatti raccolti ed archiviati nella «Commenda del Garda» facente parte dell’archivio dell’Ospedale maggiore di Brescia, ora inserito nell’archivio di Stato della Leonessa. Le tavole descritte e considerate nel lavoro di ricerca della studiosa Daniela Zumiani sono ben 16 sulle 21 depositate nell’archivio. Sono tavole enormi, a colori, collegate a ben 15 registri cartacei rilegati in pelle, ciascuno con la descrizione topografica a colori del territorio, suddiviso in porzioni con individuati i confini di ciascun appezzamento, i nomi dei proprietari dell’epoca, e l’indicazione delle decime. «Si tratta di materiale notevolmente significativo spiega Daniela Zumiani «ai fini della conoscenza storica e paesaggista del territorio in questione, sia per l’accurata redazione dei disegni che per la varietà e quantità di informazioni sociali, economiche, civili e religiose contenute nei registri». La cartografia che giace nell’archivio polveroso, non rimossa da anni, diventa riferimento primo, quando riportata alla luce, per ricostruire il passato. «Diventa specchio di un tempo», spiega Eugenio Turri nel suo saggio critico sull’argomento «che si trova inscritto nel paesaggio d’oggi». Le mappe considerate nel testo, alcune delle quali sono perfettamente riportate, su scala, nella pubblicazione rotariana, riguardano principalmente gli usi del suolo, la suddivisione parcellare, la viabilità, l’idrografia, le proprietà. «Ciò che subito si nota», scrive ancora Eugenio Turri «è la differente condizione tra i livelli collinari, cioè al di sotto dei 700 metri e quelli superiori, specchio delle difficoltà ambientali che si misurano su base altitudinale. Per quanto riguarda invece il regime proprietario le carte registrano il dominio delle proprietà nobiliari che formano gli appezzamenti maggiori e che rimandano ai grandi proprietari della zona di Garda, Castion, Pesina: i Pellegrini, i Carlotti, i Negrelli, in qualche caso rimaste». «L’obiettivo degli amministratori pubblici e dei rotariani», puntualizza Cipriano Castellani, sindaco di San Zeno di Montagna, «è quello di arrivare, in un tempo ragionevole, ad una edizione stampa ed in cd di tutte le più significative immagini storiche del territorio locale per offrire agli studenti, ai ricercatori, agli architetti, agli operatori locali, agli estimatori del paesaggio, l’opportunità di conoscere i luoghi ed il paesaggio del Baldo e della Val Lagarina, oltre a fornire un agevole strumento di lettura delle sue trasformazioni». L’opera è stata dedicata a Gabriele Moscardo, deceduto nel mese di agosto di due anni fa. Era socio telelavoratore della cooperativa sociale Galileo, incaricata di realizzare la tecnica di progetto, e con Zumiani stava lavorando a questo progetto. Per ricordare il grande significato umano e sociale che questo impegno aveva rappresentato per Gabriele Moscardo e per tutti i membri della cooperativa, proprio a lui è stata dedicata questa opera storica e di ricerca sul territorio del Monte Baldo. Sergio Bazerla Tra le 21 mappe della circoscrizione di Santa Maria di Garda, le 19 eseguite nel 1792 dal perito Federico Cagiada e dall’ingegnere Antonio Sabati, costituiscono una delle prime, se non addirittura la prima, rilevazione catastale di una consistente porzione del Monte Baldo. Questo prezioso materiale si trova depositato a Brescia, anzichè a Verona, perchè il beneficio del comprensorio ecclesiale della pieve gardesana, dal XVI al XX secolo, venne destinato, grazie ad una decisione papale, all’Ospedale di Santo Spirito, San Luca e della Misericordia di Brescia. Per contribuire alle opere di carità dell’ente bresciano, Adriano VI confermò, mediante Bolla pastoralis cura del 20 marzo 1522, la rinuncia al beneficio plebano dell’arciprete commendatario di Santa Maria di Garda dell’epoca, Giovanni Zanetti, protonotario apostolico. Il 21 gennaio 1521 monsignor Zanetti aveva infatti incaricato il segretario apostolico Antonio Graziadico, Aloisio de Benariis di Sessa, residenti nella Curia romana, e Bartolomeo de Stellis, chirico bresciano di presentare la sua richiesta all’allora pontefice Leone X, riservandosi la pensione di 800 ducati vita natural durante. La riscossione delle decime creò sempre contestazioni tra l’ospedale bresciano e la pieve gardesana, tanto da determinare nel Settecento la minuziosa catalogazione di cui le mappe sono l’esito.

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