sabato, Aprile 20, 2024
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Un relitto di traghetto arrugginito da anni incombe a pochi metri dal lungolago in località Bosca, vicino a Pacengo. Serve anche il vaglio della Soprintendenza per decidere se rimuoverlo o no

Il battello in attesa del condono

È lì, abbandonato da almeno una decina di anni, ma c’è chi dice anche più di 20. Nessuno sa da quanto di preciso, ma tutti sono sicuri di averlo sempre visto: il relitto enorme di un battello abbandonato a una ventina di metri dalla riva del lago, in località Bosca a due passi da Pacengo, esattamente sul confine con il centro nautico Casarola. Il battello è sull’area privata della società Canevaworld, che lo aveva acquistato anni fà e trasportato sul luogo per adibirlo ad attrazione o a bar ristorante. In realtà non se ne fece più nulla e da allora è rimasto abbandonato, con i segni del tempo che lo hanno trasformato in un ammasso di ruggine. Uno sfregio all’ambiente e agli occhi di chi passeggia sul lungolago per godere delle bellezze naturali. La ricostruzione del perché non sia mai stato rimosso la fornisce il geometra dell’ufficio tecnico del Comune di Lazise, Alberto Bizzocoli: «La società Ami.Co srl, che rappresenta Alfonso Amicabile & company, ha presentato domanda di condono edilizio il 9 dicembre del 2004, ai sensi della legge 326 del 2003, il condono edilizio bis emesso dal governo Berlusconi». L’abuso edilizio lo conferma anche il consigliere di minoranza Edoardo Nolo, che per la Piazza rappresenta Pacengo, il quale solleva la legittimità dell’ecomostro: «Il relitto è un abuso edilizio a tutti gli effetti, poiché il d.p.r. (decreto Presidente Repubblica) 380 del 2001, all’art 3, stabilisce che sono da considerarsi interventi di nuova costruzione anche le strutture quali roulottes, camper, case mobili e imbarcazioni». Proprio per questo è stata presentata domanda di condono edilizio il giorno prima che scadesse l’ultima proroga in materia di condoni. Il tecnico comunale ripercorre le tappe della vicenda: «Il battello è stato oggetto di ordinanza di rimozione da parte del Comune nel 1994. La Canevaworld, ricevuta l’ordinanza, ha presentato ricorso al Tar. Il tribunale amministrativo regionale, però, non ha mai risposto e alla fine del 2002 ha dichiarato perento, cioè decaduto, il procedimento. Nel frattempo è subentrata la legge di condono, che sospende tutti i procedimenti amministrativi e giurisdizionali fino alla data ultima per poter presentare domanda di condono: ovvero il 10 dicembre 2004». «Il Comune», conclude Bizzocoli, «così non ha potuto agire. Ora stiamo avviando le istruttorie per i procedimenti in corso. Se il battello sarà sanabile lo saneremo, altrimenti verrà rimosso. Certo sotto il profilo urbanistico-edilizio se sarà condonato, sarà a posto così, ma sotto il profilo ambientale dovrà essere valutato anche dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio». Il sindaco Renzo Franceschini non oltrepassa la linea della diplomazia e dice: «Al termine della procedura tecnica, farò esattamente quello che prevede la legge, in modo rigoroso». Il rappresentante dell’opposizione, Edoardo Nolo, non limita la vicenda all’abuso edilizio, va oltre: «La storia del battello non può essere svincolata da un discorso generale sul contesto dell’area. La fascia a lago di quella zona, da Gardaland a dopo il porto Casarola, è tutta zona Sic (sito di importanza comunitaria) e tutti gli interventi devono avere l’autorizzazione di incidenza ambientale. La legge regionale 33 del 2002 ha demandato ai Comuni la competenza delle aree demaniali, ma questa amministrazione in tre anni non ha mai fatto niente per mettere a posto la situazione dell’area in questione».

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