sabato, Aprile 20, 2024
HomeAttualitàIl depuratore perde fanghi
Sulla struttura consortile gravano i problemi di una rete fognaria in parte vecchia e sottodimensionata. E già successo due volte in due mesi, ma ci sono 17 milioni per rifarlo

Il depuratore perde fanghi

Depuratore sotto accusa. La moria di pesci avvenuta nel torrente Seriola lo scorso 9 ottobre è da imputare a una fuoriuscita imprevista di fanghi dal depuratore consortile di Peschiera: la conferma arriva dall’Arpav di Verona, che ha ultimato le analisi dei campioni prelevati lo stesso giorno dell’incidente, a monte dello scarico numero tre e tre chilometri a valle dello scarico quattro – l’ultimo – dello stesso impianto. I valori peggiori, ovvero «acque caratterizzate da carico organico molto elevato e prive di ossigeno», sono stati registrati a monte dello scarico tre, il che fa pensare che la fuoriuscita sia avvenuta da uno dei primi due. Ma anche nel mese di settembre l’Arpav aveva dovuto mandare fuori i tecnici, in quel caso su segnalazione dei colleghi di Mantova, che avevano notato la presenza di acque torbide nel Mincio; in quell’occasione i prelievi erano stati fatti nelle acque superficiali a monte e a valle dell’impianto consortile di Peschiera e avevano evidenziato una sostanziale inversione di valori tra le due situazioni: a monte l’acqua risultava «praticamente priva di carico organico, ben ossigenata», mentre a valle si presentava con «notevole carico organico, scarsamente ossigenata». Tradotto, inquinata. Il depuratore di Peschiera, così come tutti gli impianti pubblici di questo tipo, è sottoposto a regolari monitoraggi, sempre effettuati dall’Arpav secondo un programma annuale di interventi concordato con la Provincia. I prodotti finali del processo di depurazione sono acque e fanghi: questi ultimi sono detti attivi e vengono abitualmente portati in impianti appositi per essere poi utilizzati, una volta depurati e trasformati in fanghi buoni, per l’agricoltura; le acque di scarico, invece, fluiscono nel canale Seriola, che si immette nel Mincio subito dopo lo sbarramento della diga di Salionze. In caso di piena del canale, l’apertura di apposite paratie consente lo scarico direttamente nel Mincio, sulla base di un protocollo ben definito: l’evento può verificarsi sia per piogge abbondanti che per afflussi particolarmente ricchi di acqua dai rivoli che scendono dalle campagne situate oltre il depuratore e che sono una sorta di rete di affluenti della Seriola. Peschiera. Ci sono 17 milioni di euro per potenziare il depuratore consortile e per migliorare la qualità dell’acqua di scarico, tanto da renderla utilizzabile per l’irrigazione. Oltre ai soldi è pronto il progetto che, se i lavori partiranno in fretta, sarà ultimato entro il 2008. Quando tutto sarà a regime, gli episodi di malfunzionamento che ogni tanto si verificano dovrebbero diventare soltanto un ricordo. Certo, non è tutta colpa del depuratore; l’impianto, infatti, si trova a fare i conti con una serie di problemi legati ai due collettori del Garda e alla rete fognaria dei paesi, che nella maggior parte dei casi è vecchia e soprattutto non separa acque bianche da acque nere. A parlare dei punti di forza e di quelli deboli dell’impianto, e dei lavori che lo attendono è l’ingegner Mario Giacomelli, dal 1997 direttore del depuratore consortile. «Sono molte le anomalie cui è stata sottoposta la struttura», spiega, «a cominciare dal fatto di essere stata costruita per la ricezione delle acque nere e dall’aver invece affrontato un carico proveniente dall’insieme delle acque nere e bianche; perché se deve essere ricercata una sorta di origine dei problemi dell’impianto, è proprio nella mancata separazione tra acque nere e bianche a livello dei sistemi fognari dei paesi che solo recentemente, e in parte, hanno iniziato ad operare in questo senso». Il depuratore, inoltre, è stato realizzato per coprire le necessità di 330 mila abitanti equivalenti (66mila metri cubi di liquami al giorno), «ma questo limite», riprende Giacomelli, «che sembrava ampio, è stato raggiunto; siamo ormai al punto di saturazione, soprattutto nel periodo estivo. D’altra parte le grandi urbanizzazioni realizzate in questi anni hanno apportato nuovi utenti, ma nessuno si è mai degnato di interpellerci per avere anche la nostra opinione su come e quanto i nuovi insediamenti potessero influire sul depuratore». Il progetto di adeguamento è in fase di ultimazione «e sarà sottoposto alla Regione Veneto per le autorizzazioni; sono già stati coperti in buona parte dei finanziamenti, che vedono il coinvolgimento veneto per circa 4,5 milioni di euro e lombardo per 7,5». «I lavori permettono l’adeguamento idraulico dell’impianto e il miglioramento della qualità dello scarico (la legge 152 impone parametri più restrittivi). In particolare, saranno realizzate strutture per l’abbassamento delle concentrazioni di fosforo e azoto, ma anche per la filtrazione dell’affluente, per dare meno torpidità alle acque e per la disinfezione dello scarico: il processo sarà realizzato attraverso un sistema a raggi ultravioletti, senza additivi chimici». Il risultato di questi interventi porterà a migliorare la qualità dell’acqua di scarico «ed è per questo», continua il direttore, «che ci siamo posti il problema di cosa fare, poi, con l’acqua. Stiamo affrontando uno studio, confrontandoci con le Province di Mantova e Verona, per riutilizzarla per usi irrigui: potremo produrne un metro cubo al secondo, forse non molto, ma meglio che gettarla». Sarà realizzata altresì una sesta linea di trattamento, in grado di aumentare la capacità idraulica della struttura, dotata, come le altre cinque, di vasche di sedimentazione e ossidazione. «In questi giorni l’impianto è oggetto di un importante intervento, per un milione mezzo di euro, per la rimozione degli odori: si tratta», specifica Giacomelli, «di dotare alcune vasche di una copertura e quindi di un sistema per l’aspirazione dell’aria e il suo trattamento attraverso biofiltri di torba, senza prodotti chimici. È previsto anche l’inserimento ambientale della struttura, per renderla più omogenea all’ambiente naturale in cui è inserita». Molti, dunque, gli interventi che si conta di concludere entro il 2008. «Poi è ovvio», ammette Giacomelli, «che anche qui possano accadere episodi di malfunzionamento che portano l’attenzione quasi esclusivamente sull’impianto. Ripeto, molte cose sono cambiate in questi anni sul Garda, ma nessuno ci ha mai chiesto pareri tecnici». «Non c’è mai stata una stagione anomala, dal nostro punto di vista, quanto quella appena conclusa: il turismo di oggi, fatto di presenze brevi, comporta momenti di grandi flussi in entrata per uno, due giorni e poi una brusca discesa dei valori. Il processo di depurazione avviene attraverso batteri che sono esseri viventi: anche noi, dopo un’indigestione, stiamo male per un paio di giorni, e non è diverso per loro. Solo che questo è un impianto grosso e quindi con un’inerzia grossa, per cui il momento critico non si verifica in concomitanza con i grossi carichi di liquami ma alcuni giorni dopo. Si chiama shock da sovraccarico». «Gli interventi che andremo a realizzare consentiranno di ridurre gli impatti di questi episodi; ma restano problemi di fondo che non possono essere imputati e risolti solo dalla gestione del depuratore: lo stato di salute delle condotte sublacuali e del canale Seriola, a volte ingolfato dai suoi affluenti, sui quali non so quale tipo di controllo esista mentre noi», conclude Giacomelli, «siamo regolarmente, come è giusto, monitorati».

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video