sabato, Aprile 20, 2024
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Accordo al tavolo di Gardone Riviera con l’ente che regola la diga e i rappresentanti del Consorzio del Mincio.
Frau: «Salionze potrebbe ridurre l’uscita da 55 a 45 metri cubi al secondo»

Il Garda chiuderà i rubinetti

Al capezzale del lago brillava ieri, a Gardone Riviera sede della Comunità del Garda, l’assenza dei tre sindaci della sponda scaligera (Brenzone, Torri e Garda) che ancora fanno parte dell’organismo interregionale retto dal veronese Aventino Frau. Un’assenza giustificata solo per Torri ha sostenuto, a margine del vertice convocato dalla stessa Comunità, l’ex senatore di Forza Italia Frau, comunque soddisfatto per il buon esito della conferenza che ha visto attorno al tavolo i soggetti di monte, valle e rivieraschi interessati alla salvaguardia del Garda.Oltre all’ingegner Luigi Mille, dirigente dell’Aipo che ha in gestione la diga di Salionze, erano presenti il presidente del consorzio del Mincio Massimo Lorenzi, il suo vice Carlo Anselmi, Bruno Lorengo, direttore ufficio opere idrauliche della Provincia Autonoma di Trento, Giancarlo Marini responsabile parco del Mincio e diversi sindaci della sponda trentina e lombarda. Non sono mancati i rappresentanti di Provincia e Camera di Commercio di Mantova. Una riunione tecnico-progettuale allo scopo di trovare soluzioni condivise e realizzabili per gli usi plurimi delle acque: umani, agricoli, idroelettrici e industriali, turistici. Al termine della riunione, durata quasi tre ore e terminata attorno alle 13, la richiesta formale della Comunità del Garda di ridurre l’uscita dell’acqua del Garda dalla diga di Salionze: dagli attuali 55 a 45 metri cubi d’acqua al secondo.Una mossa che secondo Aventino Frau consentirebbe da subito di riportare in equilibrio il sistema del Garda, ieri a quota 53 centimetri sopra lo zero idrometrico di Peschiera: due centimetri in meno del giorno precedente. «Il minor prelievo d’acqua non comporterà ulteriori gravi problemi per le colture mantovane e per l’utilizzo delle centrali a valle», afferma Frau. «Ora i responsabili del consorzio del Mincio avanzeranno la proposta ai soci, ma lo stesso ingegner Mille si è espresso a favore di un riduzione del prelievo dal bacino del Garda». Un no categorico degli enti che s’affacciano sul lago è stato inoltre formulato in merito all’eventuale utilizzo delle acque del Garda per il raffreddamento delle centrali idroelettriche e per l’aumento della portata del Po. Così come è stato escluso di procedere allo svaso dei laghi di Molveno, Ledro e Valvestino per aumentare il livello del Garda. «Soluzioni che al momento non servono e non incidono nella gestione del Garda», riprende Frau pronto a mettere le mani avanti anche nel rapporto Adige-Garda. «Siamo contrari all’immissione di acqua dell’ Adige prima di tutto per un motivo di vitale importanza: non consociamo la qualità delle acque del fiume che andrebbero a mescolarsi con quelle del lago che godono, secondo le analisi, di buona salute».In merito ai problemi legati al turismo, il lago basso mette a nudo spiagge tutt’altro che solari, Frau ha pochi dubbi: «Il problema è di qualità, non tanto di quantità d’acqua». I presenti al vertice di Gardone Riviera hanno condiviso la necessità di procedere a un riordino per quanto concerne l’agricoltura e a un maggior controllo su chi ha diritto al prelievo d’acqua dal lago. Necessario inoltre predisporre un piano per trasformare l’attuale e dispersiva irrigazione a scorrimento in un sistema a pioggia o meglio ancora a goccia. Ovviamente servono finanziamenti e per questo Frau spera di riuscire a coinvolgere l’Unione europea. «È necessario», secondo la Comunità del Garda, «un nuovo approccio al problema dei livelli del Garda, che faccia conto di una diversa situazione climatica e ai diversi interessi e priorità».Intanto l’assessore all’ecologia della Provincia di Verona, Luca Coletto, interviene sull’operato dell’ente in materia di siccità e di gestore unico di bacino. «La Provincia si occupa da anni del problema, con tanto di audizione in XIII commissione senato nel settembre 2005. Da allora lavoriamo ad istituire un’autorità unica e adesso siamo pronti alla firma del protocollo tra le quattro Province interessate».

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