venerdì, Aprile 19, 2024
HomeAttualitàIl Garda? Ci faccio una tesi
Circa duecento elaborati conservati nell’archivio della Comunità analizzano storie e problemi del lago. Dalle tracce dei romani all’ambiente sotto la lente d’ingrandimento. E Silvia Faberi ricostruisce la biografia di Evely Carrington Martinengo Cesaresco

Il Garda? Ci faccio una tesi

Il bacino gardesano vivisezionato. Questa l’idea che nasce dall’esame delle circa duecento tesi di laurea a tema benacense conservate nell’archivio della Comunità del Garda presso la sede di Gardone Riviera. Le ricerche, effettuate presso le più diverse Università, sono state suddivise tematicamente: indirizzo ambientale, giuridico, letterario, pedagogico, turistico. Si tratta di un patrimonio conoscitivo dovuto a giovani laureandi, importante per ulteriori ricerche ma anche per amministratori pubblici e per quanti hanno a cuore le sorti di uno dei bacini lacustri più singolari. «È costante l’afflusso di laureandi che chiedono notizie – sostiene Pierlucio Ceresa, segretario della Comunità del Garda -. Da alcuni decenni la Comunità è a loro disposizione per l’elaborazione delle tesi offrendo assistenza sotto molti profili, indirizzandoli nella ricerca senza nulla pretendere se non il deposito di copia dell’elaborato da conservare nei nostri archivi, a disposizione di chi desidera consultarlo. I titoli si possono leggere in Internet, al sito www.lagodigarda». L’opportunità offerta dalla Comunità del Garda dagli anni Ottanta (ma la collezione delle prime tesi risale alla fine degli anni Sessanta) è colta non solamente da studenti italiani, ma anche stranieri. Bianca Kink, ad esempio, laureanda nell’anno accademico 1995-96 all’Istituto superiore Karl von Closen Gymnasium di Eggenfelden in Germania, relatore il prof. Rudolf Hofmann, ha trovato un buon aiuto presso l’ente gardesano per elaborare la ricerca dal titolo: «Il Garda sulle tracce dei Romani». E ha sviluppato l’argomento muovendo dalle fonti letterarie dell’antichità, passando quindi alla descrizione dei siti, dei ritrovamenti e dei reperti archeologici attualmente rintracciabili nelle diverse località del bacino. Un altro tema culturale di particolare interesse, intitolato «Note su un manoscritto inedito di Evely Carrington Martinengo Cesaresco (1852-1931)», è stato affrontato da Silvia Faberi, laureanda in Lingue e Letterature straniere all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, nell’anno accademico 1995-96, relatrice la professoressa Paola Mossi. La giovane, prima di approfondire il manoscritto, ha ricostruito la biografia della Carrington Martinengo Cesaresco, nobildonna e scrittrice inglese, quasi sconosciuta agli studi bresciani. Nata nel 1852 a Bocking, nell’Inghilterra orientale, raggiunse l’Italia nel 1870 e morì a Barbarano di Salò nel 1931, dove venne sepolta nella cappella di famiglia. Sposò nel 1882 il conte Eugenio Cocchetti (pronipote della beata Asteria Annunciata Cocchetti, fondatrice delle Suore dorotee da Cemmo) il quale fu adottato dallo zio Giuseppe Cesaresco Martinengo, fratello della madre e di cui acquisì il cognome. Evelyn si stabilì con il marito nel cinquecentesco palazzo Martinengo Cesaresco di Barbarano dove rimase sino alla scomparsa, ma viaggiando frequentemente in l’Italia e all’estero (Grecia, Egitto, Terrasanta, Turchia, Spagna, Dalmazia, Montenegro, Norvegia, Capo Nord, Armenia). Numerosi volumi scritti dalla Carrington sono conservati presso la Biblioteca Queriniana di Brescia, unitamente a manoscritti, fra cui il testo oggetto della tesi di laurea relativo alla storia del palazzo di Barbarano e della famiglia Martinengo Cesaresco. Tra le sezioni dell’archivio della Comunità del Garda, la più ricca di ricerche è quella ambientale con una cinquantina di tesi. Si va dal «Problema delle Marocche. Geologia dei depositi quaternari della valle del Sarca dal Garda al lago di Cavedine» (di Daniele Passeri), alla «Economia agricola della riviera bresciana del lago di Garda dall’unità alla prima guerra mondiale, 1860-1915» (Piergiuseppe Pasini); dalla «Biologia del carpione, Salmo Carpio L., nel lago di Garda» (Sergio Melotto), al tema «Inquinamento del lago di Garda e possibili interazioni con la fauna ittica» (Massimo Moroni). Di grande importanza sono gli studi sulle acque, fra cui: «Gli impianti di collettamento e di depurazione nelle problematiche economico-ambientali del lago di Garda» (di Sabrina Cremonesi); «Indagine su alcune caratteristiche chimico-fisiche e biologiche di sedimenti lacustri e fluviali» (Antonella Bertolini); «Territorio e disinquinamento: il lago di Garda, il bacino Garda-Mincio studio del caso» (di Gianfranco Bonetti, Antonio Bruno, Guido Righetti, Paolo Tommelleri); «La qualità delle acque del lago di Garda nell’anno 1994: parametri chimici, fisici, trofici e carico organico» (Carlo Lusanna). Anche la conservazione del paesaggio e la valorizzazione di alcuni monumenti sono state oggetto di lavori assai apprezzati. Il turismo, storia e attualità, è stato infine indagato in tutti i versanti. Fra le molte tesi merita particolare segnalazione quella di Annachiara Caputo, laureatasi nell’anno accademico 1999-2000 alla IULM di Milano in Relazioni pubbliche, discutendo il tema: «Politiche di R. P. e immagine per la riqualificazione del turismo del Lago di Garda», relatore il prof. Marcantonio Muzi Falconi. Non è certo possibile entrare nel merito dell’approfondita ricerca che spazia dal fenomeno turistico in generale, all’immagine e comunicazione del prodotto turistico, alla realtà del Lago di Garda, alle iniziative di comunicazione per una riqualificazione del turismo nel territorio benacense. Quest’ultimo capitolo è forse quello che offre i maggiori spunti di riflessione per progettare il futuro di un settore sul quale si regge sostanzialmente l’economia dell’intero bacino. La Caputo, dopo aver esaminato le varie possibilità di offerta (turismo sportivo, salutare, culturale, congressuale, religioso, di divertimento, eno-gastronomico) entra nel merito dell’attività promozionale con proposte anche per il prolungamento della stagione. E tra i problemi di fondo sui quali dovrebbero concentrarsi gli amministratori, segnala la scelta del modello di sviluppo (anche la difesa dell’ambiente dall’eccessiva antropizzazione), la mancanza di coordinamento, la formazione degli operatori, la carenza di strutture, a cominciare dalla viabilità. E conclude con un appello che dovrebbero far proprio quanti hanno responsabilità di pubblica gestione: «L’ambiente turistico gardesano deve tentare in tutti i modi di mantenere per quanto possibile inalterate le sue caratteristiche naturali, patrimonio di immenso valore che non può essere considerato semplicemente uno scenario dell’agire turistico, ma una variabile che produce altri numerosi effetti, interagendo nel livello economico, sociale e culturale».

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video