Persi altri 6 centimetri, all'idrometro di Peschiera è a nove centimetri sullo zero
Il Garda mai così basso: è al minimo storico
La picchiata dei livelli del Garda ha finito per travolgere il minimo storico dell’estate 1990 quando vennero misurati 10 centimetri d’acqua al di sopra dello zero idrometrico: ieri mattina al ponte Vittoria di Peschiera, il lago ha fatto segnare più 9. E siccome non c’è speranza che piova (Meteotrentino annuncia qualche temporale solo per domenica) e continuano i prelievi a Salionze, è facile pronosticare che anche il nuovo record negativo verrà superato nel corso dei prossimi giorni.Lo sbarramento di Salionze, che regola il deflusso del Garda in direzione dei laghi di Mantova e del Mincio, trasformando di fatto il lago in un bacino artificiale, è entrato in funzione nel 1950: da quell’anno esistono misurazioni omogenee dei livelli. Il minimo risaliva fino all’altro ieri all’estate del 1990. Il massimo per contro è della metà novembre del 1960, 208 centimetri sopra lo zero; quasi due metri d’acqua in più. Se un centimetro di livello equivale a 3,7 milioni di metri cubi d’acqua, oggi ne mancano 740 milioni (l’invaso totale è di 50 miliardi di metri cubi). Il lago era arrivato ai portici di piazza Benacense e tutt’intorno al perimetro del porto una barriera di sacchi di sabbia limitava i danni. Al Brolio le onde coprivano il passaggio pedonale fino alla panchina (di foggia differente, ma piazzata nello stesso posto).La secca di questi giorni non disturba più di tanto la Navigarda: una volta abolite le corse degli aliscafi (da più di un mese ormai attendono in rimessa), il servizio procede senza scosse con i battelli minori. In alcuni porti, Lazise e Portese, occorre fare un po’ d’attenzione: ma tutto finisce lì. Diversa la musica nei porti turistici. A San Nicolò un tubo del diametro di 50 centrimetri sul fondo s’incarica di disperdere al largo i liquami d’un fossatello non proprio limpido. La conduttura è ancorata da blocchi di cemento contro cui, nonostante le boe di segnalazione, ogni tanto strisciano i bulbi delle imbarcazioni. L’ultima volta è accaduto l’altro ieri: il barcone è stato sollevato con la gru e tirato in secco per una verifica dei danni. Il bulbo, costruito in ghisa e talvolta ricoperto di resina, può arrivare a pesare dai 15 ai 30 quintali a seconda delle dimensioni della barca che deve bilanciare. Facile immaginare le funeste consegenze di una toccata contro un ostacolo, soprattutto per la relativa fragilità dell’aggancio d’una massa di quelle proporzioni alla chiglia. Le difficoltà per ora riguardano una quarantina delle circa 150 barche ormeggiate: se dura così i cabinati più imponenti dovranno essere tirati a secco. Più gravi i problemi alla Fraglia, dove il fondale è ormai insufficiente ad assicurare il galleggiamento delle barche attraccate al molo in assi verso il Tiffany: le prue sono tristemente appoggiate alla fanghiglia in attesa di tempi migliori