giovedì, Aprile 18, 2024
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I grandi tedeschi innamorati del lago di Garda

Il Garda piace ai tedeschi

Il Garda? L’hanno fatto i tedeschi. Almeno in parte. Lo racconta Herfried Schlude in un articolo pubblicato nel volume «Il Garda, percezioni di un paesaggio», edito dalla Comunità del Garda. Si comincia da Otto. Noi lo chiamiamo Ottone I. Scese in Italia per portare soccorso ad Adelaide di Borgogna- pardon, Adelheid von Burgund-, fuggita dalla Rocca di Garda. La sposò, cinse la corona italica e varò la Italienpolitik, che ha ancora qualche riflesso concreto. Per esempio la caccia: «Il diritto alla caccia libera ad uccelli fu uno dei privilegi accordati da Otto ai suoi sudditi italiani», ricorda Schlude. Altri tedeschi del Garda: re Ortnit e Wolfdietrich. Sono personaggi del ciclo di saghe medievali della Germania. Il loro castello era a Garda, «ze Garten». Secondo la leggenda, fu Hugdietrich, il figlio di Wolfdietrich, che consegnò la Rocca ad un altro valoroso eroe, Herbrant, padre di Hildebrand, più tardi maestro d’ascia di Dietrich von Bern, grande sovrano, che noi conosciamo come Teodorico. Il nome stesso del lago ha origine tedesca: viene dal gotico Warda, coniugazione del verbo «warten», guardare. Lo stesso vale per Gardone. Persino la prima prova documentaria dell’esistenza di un lago di Garda (stagnum Gardae) è dovuta a un tedesco: ne parlò Otto von Freising, zio del Barbarossa. Il lago dei tedeschi spopola nel mondo dell’arte e della scienza. La più celebre descrizione del Benaco è quella di Goethe nell’Italienische Reise. Dopo di lui- come scrive Schlude- «legioni di poeti e scrittori tedeschi levarono le loro voci a magnificare i pregi del lago di Garda». I nomi? Eccone alcuni: Franz Kafka, i fratelli Mann, Rainer Maria Rilke, Otto Erich Hartleben, Paul Heyse. Una delle più importanti sculture della riviera, il crocefisso del duomo di Salò, è di Johannes Teutonichus. Una delle più famose vedute del lago l’ha dipinta Albrecht Dürer: oggi è al Louvre. La prima serie di vedute dedicate al lago prima dell’invenzione della fotografia è dello svizzero-tedesco Johann Jakob Wetzel. Altre immagini celeberrime, usate a corredo di articoli e guide turistiche, sono quelle del bavarese Michael Zeno Diemer e di Edwar Theodore Compton, inglese di nascita ma residente in Germania. Oggi si vendono in tutt’Europa due poster gardesani tratti dai quadri di Gustav Klimt, protagonista del movimento artistico del Wiener Jugendstil. Il Vittoriale di D’Annunzio occupa la casa che fu di Henry Thode, professore di Heidelberg. Un suo amico pittore, Hans Thoma, ha dipinto una dozzina di quadri ispirati al lago. A decifrare molte iscrizioni latine della riviera fu Theodor Mommsen. Alcune specie botaniche rivierasche sono state scoperte da Caspar von Sternberg e Friedrich Leybold. Perfino il turismo gardesano ha matrice tedesca. Il Grand Hotel di Gardone Riviera è opera dell’austriaco Ludwig Wimmer. A lanciare la località come luogo di cura fu il dottor Ludwig Rohden. Altro centro prediletto dalla Mitteleuropa per le sue strutture curative era Arco: ci soggiornava l’arciduca Alberto (in realtà, in patria era Albrecht). Tanti altri sono i tedeschi che hanno fatto il Garda. Chi vuole, può leggerne notizia nel testo di Schlude sul volume pubblicato dalla Comunità del Garda. A proposito: la Comunità è l’erede ideale dell’antica Società pro Benaco. L’aveva fondata nel 1907 Max Heydeweiller.

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