martedì, Aprile 23, 2024
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Tutto il patrimonio finì alla governante

Il giallo dell’eredità Meneghini-Callas

Eredità Meneghini-Callas: liti e polemiche dopo che il commendatore morì d’infarto nell’ospedale di Desenzano del Garda la notte di martedì 20 gennaio 1981. L’ottantacinquenne Giovanni Battista Meneghini lasciò un patrimonio valutato miliardi di lire alla sua governante, l’allora settantenne Emma Roverselli Brutti.

Nel testamento scritto 50 giorni prima della scomparsa, il commendatore aveva nominato erede di tutti i suoi beni la Roverselli. I parenti sia di Meneghini che della Callas annunciarono ricorsi giudiziari e minacciarono denunce per circonvenzione d’incapace. Obiettivo, giungere all’impugnazione del testamento. Si affacciò pure l’ipotesi, risultata infondata, di un testamento posteriore che avrebbe annullato il primo. Entrarono in agitazione anche le persone cui in vita l’anziano industriale aveva promesso che si sarebbe ricordato di loro, se avessero degnamente onorato la memoria di Maria, scomparsa tre anni prima nella sua casa parigina, pure lei per infarto.

Si fecero avanti anche la novantaduenne madre della Callas, Evangeliha Dimitriadu, e la sorella minore della famosa cantante, Jackye. Con le due donne Meneghini aveva precedentemente diviso l’eredità Callas. Ciò gli era stato possibile perché il 23 maggio 1954 la Callas aveva nominato erede il marito, e viceversa. Fu l’avvocato Trabucchi a consigliarlo. Ventitré anni dopo, Meneghini tirò fuori il testamento di Maria e spiccò il volo per Parigi scortato dai suoi avvocati. «Il fatto che dal 1954 Maria non avesse mai cambiato volontà mi commuoveva: significava che aveva continuato a pensare a me, che non mi serbava rancore, che forse non aveva mai smesso di volermi bene», scriverà Meneghini. Tutto, poi, sarebbe finito in mano alla governante. «Io posso solo parlare bene di Emma Roverselli», dice il biografo della Callas Michele Nocera. «Aveva preso servizio giovanissima nella casa Meneghini di Zevio alla fine del 1940. Seguì Battista e Maria a Verona, infine a Sirmione. Rimase vicino al commendatore per quarant’anni, dimostrando rara devozione. Quasi una sorella.

Alla morte del commendatore la governante ereditò anche una petroliera in disarmo donata alla Callas da Onassis e parte dei diritti d’autore dovuti a Maria. I parenti di Meneghini intentarono battaglie legali per annullare il testamento in suo favore, ma persero sempre. Quando l’anziana donna si preoccupava perché i diritti d’autore le sarebbero scaduti nel 2023, io bonariamente le ricordavo che aveva già superato la novantina. Evidentemente Emma pensava al futuro dei due nipoti avuti dall’unico figlio. L’ex governante-ereditiera trascorreva l’inverno a Montecarlo, mentre per il resto dell’anno tornava a Sirmione, nella villa delle Colombare ereditata da Battista». Il testamento a favore della governante stroncò anche il progetto per quella che avrebbe dovuto diventare la fondazione «Maria Meneghini Callas», che avrebbe dovuto promuovere il canto lirico, legando il nome dell divina a quello del marito. Lo scorso gennaio, alla veneranda età di 95 anni, Emma Roverselli Brutti ha portato nella tomba tutti i segreti della coppia Meneghini-Callas mai raccontati in vita. Ha voluto essere sepolta tra il marito e Gianbattista Meneghini. Fedele anche nella morte. (p.t.)

Aggiornamento: https://www.gardanotizie.it/eredita-meneghini-callas-liti-e-polemiche/

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