giovedì, Marzo 28, 2024
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L'accusa di abuso d'ufficio, scrive Camillo Scarselli, non sta nè in cielo nè in terra

Il giudice di pace denuncia il commissario

Saputo della denuncia per abuso d’ufficio sporta dal Commissariato di Ps di Riva nei suoi confronti, il Giudice di pace avvocato Camillo Scarselli ha preso carta e penna ed ha scritto al procuratore generale di Trento, al questore e al commissario del governo, al procuratore della repubblica di Rovereto e, per conoscenza, al nostro giornale e allo stesso Commissariato di Riva. Respinge con sdegno l’accusa e, senza mezzi termini, ribadisce la pessima opinione che si è fatto sulla persona del commissario rivano al quale è venuto in mente di denunciarlo e che perciò incorre a suo avviso nel reato di calunnia. Lui è pronto a controdenunciarlo e per questo lo prega, non volendo perdere tempo, di inviargli le proprie complete generalità.Il dirigente del Commissariato di Riva dottor Giuseppe Grasso è rimasto a dir poco allibito nel leggere la lettera dell’avvocato Camillo Scarselli. Per ora, dice, non vuole aggiungere nulla rispetto a quanto reso noto alla stampa sabato scorso, tranne che la denuncia per abuso d’ufficio non è, e non poteva essere, una sua personalissima iniziativa, come sembra pensare il giudice di pace, ma è un atto vagliato e formalmente autorizzato dalla procura della repubblica di Rovereto, dalla quale è infatti stato trasmesso per competenza alla procura di Trieste, designata per legge ad indagare sui magistrati operanti in Trentino.Il dottor Camillo Scarselli avrebbe abusato del suo potere il giorno in cui pronunciò la sentenza a favore di una donna di Torbole proprietaria di una automobile priva di assicurazione (la polizza era scaduta) e per questa multata dai poliziotti. Il giudice di pace (Scarselli, che è milanese e tuttora giudice di pace a Rovereto, nel 2000 sostituì per alcuni mesi il giudice rivano), al quale la torbolana si rivolse ritenendo di essere stata torteggiata, azzerò il procedimento sulla base delle dichiarazioni dell’assicuratore. Dichiarazioni false, secondo la polizia, ed infati anche l’assicuratore si è beccato una denuncia: per falsa testimonianza.Ma vediamo alcuni passi della lettera di Scarselli. Taccia di incompetenza il dottor Grasso e spiega perché: «anche uno studente della facoltà di legge sa: 1) che le sentenze, per quanto sbagliate e superficiali possano essere, si criticano solo ed esclusivamente con i rimedi previsti dalla Legge, Carta Costituzionale in primis; 2) Che per rimediare agli eventuali errori di giudizio commessi dal Giudice, la legge prevede appositi ed esclusivi mezzi di gravame, tra i quali non è prevista la denuncia per abuso d’ufficio. 3) Che il Giudice è soggetto soltanto alla Legge e non ai pareri o all’arroganza dei Commissari di P.S. 4) Che il reato di “abuso d’ufficio” presuppone non l’errore (grave o lieve che sia) bensì che il Pubblico Ufficiale si procuri un ingiusto vantaggio, ovvero procuri a terzi un danno ingiusto, approfittando della propria carica. Ad esempio commette questo reato il poliziotto che approfittando della divisa, o della tessera, va al ristorante, al bar, dal fruttivendolo, dal macellaio…si serve e…non paga, ovvvero pretende di pagare meno del prezzo normalmente praticato agli altri clienti. Se, invece, prende un compenso, piccolo o grande che sia, per “chiudere un occhio” commette i più gravi reati richiamati dall’art. 323 c.p. (corruzione, concussione)».

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