sabato, Aprile 20, 2024
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Un corpo celeste, finora sconosciuto, è stato scoperto dall’associazione degli astrofili salodiani. È in movimento tra Marte e Giove. Sarà battezzato «Cima Rest»

Il lago «adotta» un asteroide

Nell’infinità del cielo, gli astrofili di Salò hanno individuato un asteroide che era ancora sconosciuto: «viaggia» tra Marte e Giove, e fa parte della fascia principale. Lo hanno subito comunicato al Minor planet center di Harward (Stati Uniti). La risposta: «Ok, in via provvisoria lo denomineremo 2007 GQ 51». Il nome definitivo verrà attribuito solo se l’asteroide effettuerà due rivoluzioni attorno al sole, senza essere deviato: in tal caso gli astrofili salodiani potranno scegliere loro il nome. Anzi lo hanno già scelto: «Asteroide Cima Rest», in omaggio alla località dove da dieci anni ha sede l’osservatorio gardesano.«Bisogna verificare se l’orbita si ripresenterà in modo regolare – dicono Mario Tonincelli, di Toscolano Maderno, e Antonio Stucchi, di Salò, i leader del gruppo, presieduto da Virginio Spateri -. Solo allora avremo la possibilità (e il diritto) di battezzarlo. Ci vorrà una decina di anni. Forse lo chiameremo Cima Rest».«Gli asteroidi – proseguono i due astrofili – assomigliano a massi di montagna. Si tratta di corpi mai aggregatisi in un pianeta. Il nostro ha un diametro di circa sette chilometri. Dista tre unità astronomiche dal Sole, circa 450 milioni di chilometri; 300 milioni dalla Terra. Una scoperta che non ha alcuna importanza storica, ma che ci ripaga di tanti anni di lavoro. Per trovarlo siamo rimasti al telescopio per tre notti consecutive. Nella circostanza siamo stati aiutati dai colleghi di Brescia della “Serafino Zani”, che utilizzano l’impianto di Lumezzane».L’asteroide più grande, Cerere, ha un diametro di 933 chilometri. Alcuni, di tipo carbonaceo, sono di colore molto scuro, e appartengono alla fase antica dell’evoluzione del sistema solare; altri sono rossastri, composti da silicati di ferro e magnesio; altri da metalli puri o misti (con silicati). Le missioni spaziali hanno visitato Ida (nel 1993), Mathilde, Eros (nel 2000 è scesa la sonda Near), Gaspra, Anne Frank, Braille e Itokawa.Il gruppo di Salò ha la sede in via Fantoni, vicino alla biblioteca e all’Ateneo. Dispone di un osservatorio a cima Rest, in territorio di Magasa, con annessa foresteria. «Abbiamo realizzato tutto noi, dai muri agli strumenti, iniziando nel ‘94 – ricordano Tonincelli e Stucchi-. Non sono mancati i contributi del Comune e di altri enti. La Regione Lombardia, ad esempio, lo ha fatto rientrare in un progetto di valorizzazione della Valvestino. L’obiettivo: rispettare la natura, promuovere un rapporto scientifico-culturale con l’ambiente ed evitare l’inquinamento di tipo luminoso. Svolgiamo attività divulgativa, di osservazione e ricerca scientifica».Due i telescopi in funzione nel centro a Magasa. Quello principale, un Newton F5, del diametro di mezzo metro (20 pollici), viene utilizzato dagli esperti. Il Centro di raccolta dati di Harward lo ha riconosciuto ufficialmente, dandogli la sigla B 11. Pesa la bellezza di 32 quintali.Ha un puntamento computerizzato, stazionato in cupola. La massa (2.8 tonnellate) è ben oltre la media degli strumenti di queste dimensioni. La testa girevole consente di osservare ogni posizione. Campo reale di piena luce: 14 millimetri.«Ultimamente, lavorando al tornio per sei mesi – spiega Tonincelli, ex dipendente Enel, ora in pensione -, ho costruito un motore nuovo, tutto in acciaio, del peso di 40 chili, che insegue meglio il moto siderale. Col precedente non era possibile effettuare l’esposizione tramite Ccd superiore a 10-15 secondi. Così ho messo mano al sistema monitorato di trascinamento, risolvendo il problema».

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