giovedì, Aprile 25, 2024
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Allarme siccità. Più 55 sullo zero idrometrico di Peschiera, oggi vertice in Comunità. Navigarda: «Tutti gli scali sono aperti» Le accuse: troppi sprechi nell’irrigazione e manca una regia del Garda

Il lago cala, i problemi esplodono

Una discesa lenta e costante. Il lago di Garda, com-plice la perdurante siccità e l’uscita di 55 metri cubi d’acqua al secondo dalla diga di Salionze per irrigare i campi mantovani, segnava ieri quota 55 centimetri sopra lo sopra lo zero idrometrico di Peschiera. Una situazione critica, che può trovare solo nell’arrivo della pioggia la soluzione a problemi per troppi anni accantonati e rispolverati solo in coincidenza dell’arrivo dell’estate. Allora è un fio-rire di riunioni, prese di posizione e roboanti dichiarazioni che a volte offendono il buon senso della gente di lago.Lo sa bene Umberto Chincarini, sindaco di Peschiera ed ex senatore che per più di due lustri ha condotto, sotto la bandiera della Lega Nord, una continua battaglia in Parlamento in difesa del più grande lago d’Italia. I risultati? Non certo lusinghieri. «Purtroppo in 10 anni non è stato fatto alcun passo in avanti per ammodernare le strutture irrigue nell’area virgiliana tanto che continua la dispersione di acqua. Ancor meno è stato fatto per creare un’unica autorità di bacino del Garda. Purtroppo lo stesso Governo Berlusconi non ha capito l’importanza che riveste il nostro lago in ambito nazionale ed internazionale. Peccato, perché l’allora ministro all’Ambiente Altero Matteoli non diede seguito ai pareri favorevoli espressi in commissione senato per l’istituzione di un ente unico di salvaguardia del Garda. La colpa? Di tanti politici che non hanno saputo fare quadrato in difesa del lago di Garda». Plemiche a parte, rimangono i problemi. «È evidente che l’abbassamento del livello delle acque del lago crea una serie di problemi: penso all’altezza dei moli e alla difficoltà per più di un anziano di andare a bordo della propria barca ormeggiata in porto»,, continua Chincarini pronto ad una seconda bordata. «Sulla sponda veneta del Garda, a dispetto di quella lombarda, l’Arpav regionale non ci consente di dragare i porti, rendendo la navigazione interna ancora più difficoltosa. Per non parlare delle lobby collegate alle centrali idroelettriche del Trentino e di Valvestino nel bresciano, che godono di concessioni statali e non sono soggette all’Aipo, ente che gestisce l’edificio regolatore della diga di Salionze».«È un luogo comune quello di scagliarsi contro le centrali idroelettriche o peggio sostenere che il Trentino trattiene a monte l’acqua», afferma l’ingegnere Bruno Lorengo, direttore del servizio opere idrauliche della Provincia autonoma di Trento. «Si tratta», specifica, «di masse d’acqua che vengono rimesse in circolo. Dire poi che gli impianti d’innevamento artificiale bruciano già d’inverno le riserve idriche, come è apparso in alcuni articoli di giornale in questi giorni, è una grande panzana. La verità di fondo è che c’è uno sperpero immenso a valle, determinato dall’irrigazione di terreni agricoli con metodi antiquati a scorrimento: in Trentino, nella Val di Non dove certo non manca l’acqua, è da anni che le piante di mele sono irrigate con tubazioni a goccia o a pioggia». «In effetti uno dei più grandi problemi è quello dello spreco e dispersione dell’acqua», precisa Aventino Frau, presidente della Comunità del Garda, che ha convocato per oggi a Gardone Riviera un vertice alla presenza delle istituzioni che hanno a che fare con il Benaco. «Si calcola che un 35 per cento d’acqua vada perso. Ovvio che diventa impellente ammodernare gli impianti d’irrigazione e per far questo ci vogliono investimenti, da cercare anche fuori dai confini nazionali. Dobbiamo, come 30 fa, predisporre una riflessione-progetto sul Garda».In attesa degli sviluppi c’è chi come Marcello Coppola, direttore della Navigarda, ammonisce: «Piano con gli allarmismi. Non facciamoci prendere dal panico. È vero, il lago sta calando ma al momento non sussiste alcun problema per la navigazione pubblica: tutti gli scali sono aperti e nel caso la situazione dovesse peggiorare al posto degli aliscafi sono pronti ad entrare in funzione i catamarani».

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