venerdì, Aprile 19, 2024
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Le analisi dell’Arpav sono buone ma il caldo eccessivo ha favorito l’eutrofizzazione. Emergenza alghe: se aumentano ancora a rischio la balneazione. Chiazze verdastre a Lazise e fenomeni fino a Malcesine Se le «anabena» superano i limiti di concentrazione

Il lago ora è sotto osservazione

Il lago di Garda è sotto strettissima osservazione. Nonostante tutte le spiagge siano aperte alla balneazione, le acque non hanno certamente un bell’aspetto. La presenza di una fitta coltre verdastra, molto visibile nei primi due giorni della settimana, ha messo in allerta sia i turisti sia gli addetti ai lavori. Giornalmente i tecnici e gli esperti dell’ufficio lago di Garda dell’Arpav (azienda regionale di prevenzione e protezione ambientale del Veneto) eseguono controlli a vista per monitorare queste alghe insolitamente proliferate. Lunedì e martedì sono infatti usciti per questo e hanno verificato che la concentrazione della cosiddetta alga anabena, solitamente non visibile perché resta in profondità, era massiccia. Mercoledì, però, in occasione delle analisi alle acque per la balneazione, gli operatori hanno avuto l’impressione che la situazione fosse migliorata. Ora il tam tam di consultazioni tra esperti continua. I sopralluoghi sono durati intere mattinate e, con i tecnici Arpav, è stato sempre presente Nico Salmaso, ricercatore specialista in limnologia, consulente dell’ufficio lago di Garda, per anni al dipartimento di biologia dell’Università di Padova, da gennaio all’Istituto agrario di San Michele all’Adige (Iasma) . «Ha fatto dei prelievi per verificare in quale percentuale l’anabena sia concentrata», spiega Antonio Menini, tecnico dell’ufficio lago di Garda dell’Arpav. «Per sapere se è tossica faremo ulteriori prelievi e, se la situazione dovesse peggiorare, li invieremo all’Istituto superiore della sanità a Roma». La Riviera degli Olivi potrebbe correre seri rischi: «La presenza di alghe va comunicata al responsabile dell’Osservatorio regionale che, in base alle ultime disposizioni legislative, potrebbe decidere di vietare d’ufficio la balneazione in tutti i lidi gardesani. Ma è ancora presto per parlare di questo», assicura Menini. E Giorgio Franzini, responsabile dell’équipe che opera all’Arpav: «Non si possono superare le 5000 cellule di anabena per millilitro. Se ciò si verificasse, dovremo passare alle indagini tossicologiche e se queste chiazze persistono si potrebbe arrivare alla chiusura. Non tanto ai sensi del decreto di balneazione, ma di una circolare ministeriale del 31 luglio 1998 che stabilisce appunto questi limiti». La situazione non sarebbe poi così tragica. «Lunedì avevamo notato che a Lazise la presenza di anabena era pesantissima», prosegue Menini, «quest’alga assume varie colorazioni, prima è verde, in certi casi azzurra e, a mano a mano che si decompone, diventa marrone, come ci è apparsa lunedì a Lazise. Era molto concentrata sia nella zona del porticciolo sia sul lungolago, dove lambiva la spiaggia. Martedì invece ci è sembrata diminuita, anche se ne abbiamo rilevato la presenza a Garda, tra Peschiera e Castelnuovo nella zona dei parchi acquatici e, seppur in forma diversa e cioè stratificata, più a nord, a Malcesine». E Menini spiega: «Mentre nel basso lago è diffusa e simile a tanti piccoli corsi d’acqua superficiali, nell’alto lago appare disposta a colonna, ma è la medesima alga». Mercoledì i tecnici sono usciti per iniziare l’ottavo giro di analisi per la balneazione: «La situazione ci è parsa in netto miglioramento, per cui non ci sentiamo molto preoccupati. Se poi la temperatura calerà è probabile che il fenomeno si attenui e poi scompaia». Franzini aggiunge: «La burrasca avvenuta nella notte tra mercoledì e ieri potrebbe attenuare la situazione». Nonostante l’ottimismo degli esperti, qualcuno che martedì ha fatto il bagno a Lazise ha avuto di che pentirsene. Una volta in acqua il velo di alghe sottili e verdognole era ancora più evidente e, all’uscita, c’è stato chi ha iniziato a provare un’intensa sensazione di prurito. Dopo qualche minuto di esposizione al sole, la pelle in alcuni punti si è ricoperta di puntini rossi e bianchi che non se ne sono andati nemmeno dopo un accurato lavaggio. «Non non possiamo dire che questa alga sia responsabile di un simile sfogo», dice Menini, «solitamente i problemi più gravi, che portavano chiazze larghe e rosse, prurito fortissimo e febbre (la dermatite del bagnante) erano causati dalla cercaria, un piccolo insetto che si annidava nella fauna locale, vicino ai canneti». «In ogni caso per sapere qualcosa di definitivo su questa alga, dobbiamo eventualmente fare prelievi da spedire all’Istituto superiore della Sanità. È comunque evidente che la situazione critica dei giorni scorsi è legata al caldo eccessivo». «Nei casi di dubbio», raccomanda Franzini, «è bene farsi visitare. L’allergia alle alghe è un fenomeno che si può verificare, avere dati certi raccolti dai medici ci aiuta a far luce su questi problemi».

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