giovedì, Aprile 25, 2024
HomeAttualitàIl platano secolare è papà
Sarà messo a dimora domani il «figlio» dell’albero che nascose cento bersaglieri tra le fronde. Progetto unico al mondo avviato sei anni fa

Il platano secolare è papà

Il clone del Platano dei cento bersaglieri sarà piantato accanto al venerando padre, che, con i suoi 400 anni, è il più vecchio in Italia. Domani alle 10,30, la nuova pianta, che è l’autentica copia del genitore e ha sei anni, sarà trapiantata a Villa Nichesola, sede della Comunità montana del Baldo, a due passi del venerando avo che si erge sulle rive del Tasso, nella località a cui ha dato il nome. Per festeggiare il nuovo cittadino caprinese domani, giorno della Festa degli alberi, ci sarà una vera e propria cerimonia alla quale parteciperanno la Comunità montana, il Comune, la scuola primaria di Pazzon con i suoi 81 alunni e, soprattutto, chi è riuscito a far nascere questo figlio-gemello attraverso un inedito esperimento di propagazione vegetativa. Si tratta del professor Gianfranco Caoduro, dottore in Scienze forestali, presidente dell’associazione per la biodiversità Worl biodiversity association (Wba), oggi docente di Scienze naturali al Liceo Montanari di Verona. È stato lui, infatti, a rendere l’operazione possibile attuando il Progetto genotipo portato avanti nel 2000 quando insegnava ecologia agraria nella sede centrale di Isola della Scala dell’Istituto di Stato per l’agricoltura e l’ambiente Stefani. Con quella sua classe di allora Caoduro presenterà il progetto messo a punto secondo l’ordinamento degli istituti professionali e che «ha lo scopo di preservare, attraverso la riproduzione del genotipo, cioè del patrimonio genetico, le piante della nostra provincia che hanno il maggior peso ambientale e paesaggistico». Sono veri e propri monumenti nazionali e tale è considerato il Platano dei cento bersaglieri per le sue misure eccezionali e anche per la sua storia: «È alto oltre 18 metri, il tronco e la chioma misurano rispettivamente 11 e 15 metri di circonferenza e diametro, per questo lo si è ritenuto un esemplare unico di cui deve restare memoria». Ha anche un passato importante: «È chiamato così perché nel 1937, durante una esercitazione dell’esercito italiano, si nascosero tra i suoi rami un centinaio di bersaglieri», assicura Caoduro. Così è stato coinvolto nel progetto Genotipo con alcune altre piante monumentali della provincia e suo figlio, nato appunto in questo contesto, si è rivelato un unicum assoluto. Come spiega il professor Caoduro «è il solo esemplare che siamo riusciti a propagare in maniera vegetativa, per talea, conservando cioè al cento per cento il genotipo del genitore, il Platanus orientalis dei cento bersaglieri di Caprino». Caoduro racconta come si è proceduto: «Nella primavera del 2000 circa 200 talee sono state prelevate a più riprese dalla base del gigante di Villa Nichesola. Le abbiamo portate in serra, trattate con ormoni radicanti (sostanze che permettono la riproduzioni di tessuti radicali, cioè radici) e, l’anno successivo, si sono sviluppate due piantine, figlie del platano originario, assolutamente identiche a lui. Purtroppo una è morta l’estate scorsa, per cui c’è solo l’esemplare che pianteremo domani e che, dopo essere restato sei anni in mano agli studenti della scuola, coordinati dal professor Giancarlo Maraia, è stato ospitato dalla fine di febbraio al vivaio Banterla di Affi». Caoduro prosegue: «Come gli esseri umani, ogni pianta è diversa dall’altra dato che ciascuna ha un proprio e unico patrimonio genetico. Per questo, che è identico al genitore, si può davvero parlare di clonazione. Per noi umani riprodursi per clonazione è una sorta di tabù. Per le piante è invece un processo naturale impiegato anche per scopi commerciali, che però, per gli alberi monumentali, non è mai stato utilizzato e che si è rivelato non facile, probabilmente proprio a causa dell’età molto avanzata di questi soggetti». «È difficile sapere se l’albero sarà longevo come il genitore: il materiale di cui è composto infatti non è giovane, per cui potrebbe non avere la stessa vigoria vegetativa del suo predecessore. In ogni caso ora ha sei anni, è sano e, curiosamente, ha la stessa conformazione aperta del genitore. Ma il valore di questo clone non sta solo nell’essere un esperimento ben riuscito: «Questa tecnica particolare, che nessuno mai ha sperimentato sugli alberi monumentali, ha un profondo significato simbolico, dato che ci dà modo di salvaguardare segni della nostra storia e del nostro ambiente che sono un bene comune, come un monumento. A differenza però dei monumenti gli alberi sono esseri viventi che ora sappiamo possono vivere oltre se stessi»

Articolo precedente
Articolo successivo
Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video