venerdì, Aprile 19, 2024
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Immagini subacquee e testimonianze presentate a Toscolano. L’opera di Angelo Modina ripercorre la storia del «Diana»

Il veliero affondato ora rivive in un dvd

Angelo Modina ha presentato a Toscolano Maderno il Dvd che documenta le immagini di “Diana” il veliero affondato oltre 70 anni orsono al largo di Castelletto di Brenzone, mentre trasportava pietrame dalla Val di Sogno a Castelletto, da utilizzare per la costruzione del porto del paese veneto. L’occasione dell’incontro dell’equipe che ha individuato il veliero, inabissatosi negli anni ’30 del secolo scorso in acque venete, è stata utile anche per informarsi su eventuali altre novità che il Garda potrebbe nascondere. A quanto pare ce ne sono, ma sia Modina che gli altri componenti del gruppo di subacquei, storici e ricercatori a qualsiasi titolo, rimangono abbottonatissimi: quando sarà il momento si potrà parlarne, dicono irremovibili ma compiaciuti. Al pubblico non resta, quindi, che godersi le splendide immagini presentate da Modina nel dvd, che ha una durata di 30 minuti. Scorrono i testimoni, soprattutto veneti, che ancora ricordano la vicenda dell’affondamento del “Diana”, di due uomini dell’equipaggio che attendevano soccorsi. Ma tra le testimonianze veronesi non manca una parlata dall’antica inflessione bresciana seppure ormai sbiadita: è quella di Sauro Feltrinelli, gargnanese, uno dei pochi maestri d’ascia rimasti e che possono raccontare i momenti che hanno scritto la storia della navigazione gardesana di un tempo, essendosi sempre dedicato alla costruzione di barche da trasporto. «Diana» era un veliero di una ventina di metri di lunghezza e quattro di larghezza, aveva due alberi. Era perfetto per il trasporto, afferma Ettore Brighenti, barcaiolo della sponda veronese che ricorda come, «con un buon vento c’erano barconi che in due ore e mezza coprivano il tragitto da Riva a Peschiera e in un’ora da Castelletto a Peschiera». “Diana”, al pari di altri barconi come il “Genova” o la “Veronica”, portavano pietrame in grande quantità e viaggiavano a filo d’acqua. Poteva succedere, come alla “Diana” che lo spostamento di qualche masso causasse inconvenienti gravi, fino all’affondamento. Eppure, si deve proprio alla presenza di pietrame a un centinaio di metri di profondità davanti a Castelletto, la curiosità sollevata in Gianni Calafà ed altri collaboratori. Questi hanno voluto approfondire le indagini su una presenza di pietre così inusuale, mentre su quel fondale del lago stavano effettuando ricerche biologiche. A quel punto, l’intervento di Modina, del figlio Daniel con la loro equipe ed attrezzatura si è dimostrato vincente, anche se le difficoltà non sono certo mancate. «Per migliorare la visibilità ci siamo rivolti ad una ditta di Brescia, la GioSub e abbiamo approntato un sistema di illuminazione, composto da quattro lampade da 150 watt. Nel calare l’attrezzatura, questa si è però impigliata a 80 metri di profondità. È stato mio figlio Daniel a sbrogliare la matassa, scendendo fin laggiù. Ancora non mi rendo conto di come possa avere fatto», ricorda Modina. L’impianto di illuminazione ha funzionato al meglio e le immagini riportare nel dvd hanno così potuto assumere un notevole grado di suggestione. In attesa di altre interessanti scoperte, frutto non solo di indispensabile di abilità tecnica, ma anche di coraggio e di grande passione per la storia del Garda, il gruppo di ricercatori ha incassato l’apprezzamento del pubblico presente e dell’amministrazione comunale di Toscolano Maderno, con l’Assessore Fabio Cauzzi che ha sottolineato l’importanza che la cultura e la storia rivestono anche sotto l’aspetto turistico.

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