giovedì, Aprile 25, 2024
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Il Po sfonda a San Benedetto, arriva l'esercito per sfollare 300 persone

In lotta contro il Grande Fiume

Dopo un tentativo effettuato alle 5 con le ruspe da parte del Magistrato per il Po, il fiume ha rotto da solo ieri mattina alle 11.35 l’argine di Po Morto invadendo con violenza la golena di San Benedetto. La rotta ha permesso di contenere sino alla serata la crescita del livello del fiume, che in molti punti ha comunque superato il record assoluto del ’51 come a Viadana (+36 cm) e a Borgoforte (+12 cm). L’incubo non è finito e rimane la massima allerta, ma si può ora guardare con cauto ottimismo ai prossimi giorni per le tracimazioni. Rimane il dramma degli oltre 400 sfollati, ed il pericolo costante dei fontanazzi, mentre Ostiglia rimane senza acquedotto e la riapertura dei ponti è prevista dalla prossima settimana.Per San Benedetto, dopo una nottata di confronti e di tensione, alle 5 il Prefetto Gianni Ietto ha dato l’ordine di tagliare l’argine di Po Morto che difende la golena intensamente coltivata di oltre 6mila ettari capace però di contenere 32milioni di metri cubi d’acqua e quindi dare un contributo decisivo all’abbassamento del livello di piena.I circa 300 residenti sono stati evacuati nei giorni scorsi, ma sino alle prime luci dell’alba le forze dell’ordine hanno perlustrato la zona per essere sicuri rimanesse deserta.Il taglio è stato effettuato con una ruspa, in un punto lontano dalla corrente del fiume, a ridosso della corte Monte Cucco. Ma la breccia è risultata insufficiente e così sono iniziate in diversi punti le tracimazioni con il crescere del livello del Po nel corso della mattinata.Alle 11, la golena era ancora asciutta, mentre anche dal corpo dell’argine fuoriusciva ormai acqua in più punti, segno di fessurazioni interne. Una situazione di pericolo che non ha retto a lungo. Alle 11.35, di fronte alla frazione di Gorgo, una parte di argine larga appena cinque metri è ceduta di schianto.Un tonfo sordo che ha preannunciato l’imminente breccia. Cinque minuti dopo, sul punto dove si era formata una piccola cascatella, con un boato ha ceduto di schianto una decina di metri di terrapieno.Nella golena si è riversata una cascata di acqua e fango che in pochi minuti ha spazzato via tutto quanto si trovava sul suo percorso. Piante, tettoie e pollai, silos, mezzi agricoli. Ma anche auto e i pericolosi bomboloni di gas, strappati dalla furia della corrente.Gli uomini delle forze dell’ordine, hanno diramato la disposizione d’evacuazione dell’argine maestro sul quale erano assiepate centinaia di persone che dalle prime ore del mattino e alcuni dalla notte seguivano con trepidazione l’evolversi degli eventi. In pochi minuti la furia dell’acqua ha travolto ogni cosa invadendo i piani bassi delle case, abbattendo i pali della luce e lasciando senza corrente elettrica metà paese di San Benedetto. La situazione, dopo l’iniziale tensione, si è stabilizzata nel pomeriggio quando le acque del Po e della golena si sono pareggiate.«Quando abbiamo visto che il taglio fatto con la ruspa non si apriva» spiega il direttore del Magistrato del Po Salvatore Rizzo che è rimasto ininterrottamente a coordinare gli interventi per 48 ore. «Per questo avevamo già allertato l’esercito. Sarebbero intervenuti con microcariche di esplosivo per allargare la falla, ma il Po ha pensato da solo a risolvere la situazione. Per quanto riguarda l’argine maestro ora raggiunto dall’acqua del Po, non ci sono pericoli. E’ stato fatto per contenere il fiume e assolve egregiamente al suo compito». Da parte di molti cittadini e dello stesso sindaco erano invece state avanzati dei dubbi sulla tenuta del terrapieno, che dal 51 non era mai stato raggiunto dall’acqua ed in più punti risultava friabile e rimesso in sesto dopo frane. «Devo aggiungere» spiega ancora Rizzo «che questa sarà ricordata come la piena di San Benedetto, come quella del ’51 è quella del Polesine. Il sacrificio del Mantovano ha salvato tutte le zone a valle».Peraltro il taglio con la ruspa stato eseguito in un punto fuori dalla corrente, in modo che l’ingresso dell’acqua creasse meno danni alle coltivazioni. Invece il Po ha rotto proprio nel punto di maggior pressione con l’effetto di creare una vera e propria cataratta che in poco tempo ha travolto tutto raggiungendo velocemente il piede dell’argine maestro. E creando un «bugno», cioè una profonda fossa, come nel 51. «Quando» spiegano i fratelli Andrea e Renzo Minelli «a fare il taglio sugli argini ci hanno pensato i residenti con le vanghe: e dopo due ore la golena era già allagata».

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