venerdì, Aprile 26, 2024
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Nel libro “Wojtyla e il Generale”, il prefetto di Polizia Enrico Marinelli racconta di quando scortava il Pontefice polacco nelle sue uscite segrete dal Vaticano per andare a sciare o a passeggiare sulle vette.

In montagna con Giovanni Paolo II

Nell’ottobre di trent’anni fa, veniva eletto Papa il cardinale polacco Karol Wojtyla che prese il nome di Giovanni Paolo II. Erano 450 anni che sul trono di Pietro non saliva uno straniero. Per questo, l’annuncio dell’elezione fu accolto con stupore e freddezza dalla folla raccolta in Piazza San Pietro e dai milioni di credenti che seguivano la cerimonia alla televisione. Ma bastarono poche parole di saluto del neo eletto a dissipare i dubbi e a scatenare una incredibile corrente di simpatia e di entusiasmo, che andò col tempo via via aumentando fino a fare di Giovanni Paolo II il Papa più popolare e più amato di tutta la storia del Cristianesimo. Per ricordare i trent’anni di quell’elezione, nel corso di quest’anno sono state realizzate iniziative di ogni genere, che continuano ancora. Sono stati tenuti convegni di studi, conferenze, sono stati pubblicati innumerevoli articoli e libri. Tra questi, uno in particolare mi ha colpito. Un libro che si intitola “Wojtyla e il Generale” ed è stato pubblicato dalla casa editrice “Nuova Itinera”. Non ha una buona distribuzione e per questo non è conosciuto come meriterebbe. Ma è un libro straordinario. Conosco abbastanza bene l’argomento per aver seguito, come giornalista, le vicende di Papa Wojtyla fin dalla sua elezione, e per aver scritto anche un libro molto fortunato “Il Papa di Fatima”. Ma devo dire che questo libro mi ha colpito molto. Lo trovo bellissimo. Pieno di dettagli assolutamente sconosciuti e umanissimi. Un libro vivo, vero, che affascina e commuove. Ho voluto conoscere l’autore. Si tratta di un personaggio singolare e straordinario. Si chiama Enrico Marinelli, è un prefetto di Polizia, oggi in pensione, che per le vicende della vita ha avuto modo di conoscere Giovanni Paolo II in circostanze del tutto speciali, addirittura uniche, e di avere quindi molti episodi eccezionali da riferire. Nato ad Agnone, nel Molise, nel 1932, Enrico Marinelli si laureò in legge e nel 1956 entrò nella polizia di Stato dove svolse una brillante carriera, impegnato sempre in compiti particolarmente delicati: le emergenze sociali, la questione agraria nel Mezzogiorno, la contestazione giovanile del ’68, il terrorismo e l’eversione delle Brigate rosse, il caso Moro, la sicurezza negli stadi. Divenne famoso per l’equilibrio, la precisione e il successo con cui risolveva i problemi, e per questo, nel 1985, gli fu affidato un incarico speciale: la direzione dell’ Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano, struttura della Polizia di Stato che si occupa della protezione del Sommo Pontefice durante i suoi spostamenti in territorio italiano. Per 14 anni, Marinelli è stato il responsabile della sicurezza del Papa. Compito particolarmente delicato, ma divenuto delicatissimo dopo l’attentato che Papa Wojtyla aveva subito nel maggio 1981. Marinelli affrontò il suo nuovo incarico con il piglio e la diligenza di sempre, ma uniti anche a una grande devozione per il Santo Padre. E subito conquistò la piena fiducia di Papa Wojtyla. Anzi, ottenne la sua amicizia. <>, mi ha detto Enrico Marinelli con gli occhi lucidi di commozione. <>. Marinelli ha raccolto nel suo libro alcuni dei ricordi di quel periodo. <>, precisa. <>. Quello che ha scritto è di un valore umano eccezionale. Anche perché, giustamente, Marinelli si è dilungato, con molta attenzione, rispetto e riservatezza, a raccontare ciò che nessuno sa, che nessun giornale ha mai scritto. E cioè le “uscite segrete” del papa dal Vaticano. Di quelle ufficiali, abbiamo sempre saputo tutto dai giornali. Ma di quelle “segrete” nessuno ha mai parlato. Ne erano al corrente il segretario del Papa e qualche altro ecclesiastico che lo accompagnavano e, sempre, Enrico Marinelli con i suoi fidatissimi uomini della scorta, il cui compito diventava, in quelle situazioni, ancor più delicato, in quanto dovevano agire in gran segreto, senza che neppure le altre forze di polizia sapessero niente. Allora, Marinelli e i suoi uomini avevano tra le mani la vita del Papa. Di qualunque cosa avesse avuto bisogno, il Pontefice doveva chiedere a loro. <>, dice Marinelli. <>. Ma quante furono le “uscite segrete” di Papa Wojtyla dal Vaticano nei 14 anni in cui Marinelli fu responsabile della sua sicurezza? Nessuno lo ha mai saputo. Alcune volte i media hanno scoperto che Papa Wojtyla, in borghese, era andato a sciare sul Terminillo o a passeggiare sul Gran Sasso. Ma nel suo libro, Enrico Marinelli parla di “parecchie uscite”. Quelle due parole, trattandosi di un Papa, incuriosiscono molto. “Quante uscite?”, abbiamo chiesto a Marinelli. Da persona seria qual è, non ha voluto precisare. Abbiamo insistito e alla fine ci ha detto: “Diverse decine nel corso di 14 anni”. Frase incredibile! Significa che Papa Wojtyla andò molto spesso sia a sciare che a passeggiare sulle montagne. Nel libro di Marinelli troviamo la cronaca di alcune di quelle uscite. La descrizione minuta di com’erano le sciate del Papa, le lunghe passeggiate, come camminava in montagna, quanto camminava, cosa mangiava, perché affrontava quelle passeggiate. Dettagli che stuzzicano la curiosità di tutti coloro che hanno ammirato e continuano ad ammirare il grande Papa polacco. <>, mi ha detto Marinelli. < < Era nato e cresciuto con questo amore. Per lui, la montagna non era un diversivo, un’occasione per divertirsi. La montagna era l’ambiente che gli permetteva di sentirsi più vicino a Dio, che lo aiutava a concentrarsi nella preghiera. Mentre passeggiava in montagna, aveva sempre il rosario tra le mani e pregava. Si fermava ad ammirare il paesaggio e pregava. La natura lo aiutava a parlare con Dio. Andare in montagna era per lui come fare un giorno di immersione nella spiritualità più profonda. << Un giorno in Cadore, uscimmo con meta il rifugio Calvi, nella zona di Sappada, a 2164 metri di altezza. Un percorso in forte salita, per sentieri pietrosi. Quattro ore di cammino. Arrivati, il Papa alzò gli occhi e vide una croce che si stagliava nell’azzurro: era la croce del monte Peralba, quota 2694 metri. Decise di andare lassù. Ma bisognava superare una pericolosa “via ferrata” con uno strapiombo di alcune centinaia di metri. Il segretario, preoccupato, cercava di dissuaderlo, ma non ci riusciva. Mi chiese aiuto. Tentai, insistentemente anch’io, ma ricevetti una risposta secca: “Il Generale rimane qui a osservare il Papa che raggiunge la croce di Cristo per pregare per l’umanità”. Capii che per lui quella salita aveva un significato profondamente spirituale, inutile contraddirlo. Dovetti attendere paziente, e soprattutto trepidante per il pericolo che doveva affrontare. Seppi poi che, lungo la via ferrata, ad un certo punto il Papa mise un piede in fallo e rischiò di cadere nel precipizio. Alla sera, tornando, ammise: “Il Generale aveva ragione, il percorso era pericoloso”>>. Marinelli mi racconta che Wojtyla in montagna era un camminatore instancabile. Che a seguirlo si faticava molto. Perfino i suoi uomini, giovani e aitanti, faticavano a tenere il suo passo. E sulla neve era uno sciatore spericolato. <>. Ogni pagina del libro è una sorpresa, che rivela qualche aspetto sconosciuto di Wojtyla. Amava la montagna al punto da uscire segretamente dal Vaticano per andare a sciare, ma si sentiva in colpa. <>, mi ha detto Marinelli. <>. In montagna, il contatto di Marinelli con il Papa era continuo e diretto. <>, racconta il Prefetto Marinelli. <>.Renzo AllegriDidascalie per le fotoFoto 1 Enrico Marinelli, nella sua casa romana, racconta i suoi incontri con Giovanni Paolo II, che ha raccolto nel libro “Wojtyla e il Generale”. Prefetto di Polizia, oggi in pensione, è stato, dal 1985 al 1999, direttore dell’ Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano, responsabile quindi della protezione del Sommo Pontefice durante i suoi spostamenti in territorio italiano.Foto 2. Enrico Marinelli mostra il suo libro “Wojtyla e il Generale” nella edizione italiana e in quella polacca. In Polonia, patria di Wojtyla, il libro ha avuto un successo strepitoso, vendendo 100 mila copia in poche settimane. Foto 3. Un incontro tra Enrico Marinelli e Giovanni Paolo II in Vaticano. Dal sorriso che si vede sul volto del Pontefice, si comprende quanto il Papa gli volesse bene. <>, ricorda Marinelli. Foto 4. Una foto storica, tratta dall’album privato del prefetto Marinelli. <>, dice Marinelli. <>.

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