mercoledì, Aprile 24, 2024
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Un documento firmato da Italia Nostra, Wwf e Legambiente paventa danni ambientali irreparabili.
Riqualificazione sotto tiro: «Gli interessi immobiliari lo uccideranno»

«In pericolo il lago del Frassino»

Il laghetto del Frassino è in agonia. Qualcuno lo dà addirittura per morto. «Certo non lo salverà il Piano di valorizzazione», mette in chiaro un documento di Italia Nostra, Wwf e Legambiente. Il suo male, per nulla oscuro, è l’inquinamento. Una catena perversa: residui di concimi portati dal dilavamento dei terreni agricoli e dagli immissari (Paulmano e Giordano) innescano la cosiddetta eutrofizzazione. L’ossigeno disciolto nelle acque si riduce con esito, a lungo andare, fatale. «Di fatto i fondali potrebbero essere già perduti», lamenta con rabbia Manuela Formenti, della sezione scaligera del Fondo mondiale per la Natura.Non è solo questione di chimica. «Autostrada, strada statale 11 e, in arrivo, salvo miracoli, l’Alta velocità; ormai il piccolo “gioiello” vicino al santuario è circondato», spiega ancora l’esponente ambientalista. Eppure l’Europa lo considera un sito di interesse comunitario e ne stabilisce la tutela. «Acque e rive», fa notare Formenti. «Ma le aree intorno sono salvaguardate per gradi diversi». E le costruzioni che il Piano di Riqualificazione prevede si incuneerebbero proprio tra le maglie di una protezione non uniforme. Giorgio Massignan, presidente di Italia Nostra veronese, è esplicito: «Forti interessi immmobiliari si muovono intorno a quel laghetto». Le vicissitudini proprietarie sulle sponde del Frassino cominciano nel 1999; e si concludono, dopo diversi passaggi, con una variante approvata dalla Regione il 24 ottobre 2006; un piano in cui ciò che era previsto come un’unica grande struttura alberghiera diviene un «complesso articolato», anche nelle finalità. «L’unica cosa certa è che in un realtà naturale fin troppo fragile si costruirà, e in modo massiccio. Comune e Provincia, almeno a parole, sembrano condividere le nostre preoccupazioni ma nessuno azzarda veri interventi – continua l’ambientalista – e in questo modo si viaggia, senza freni, verso il punto di non ritorno».Il documento di Italia Nostra, Wwf e Legambiente (ma sulla salvaguardia del laghetto, spiega Formenti, «è anche preziosa la collaborazione della Lipu», la Lega italiana protezione uccelli) mette il dito su una piaga. «Il Piano di valorizzazione – accusa il fronte ambientalista – e tutta la variante sono dettati da una sorta di “miopia vincolofobica”, perché riducono al solo spazio adiacente le rive l’adozione dei provvedimenti, anziché ragionare su una dimensione d’area o, meglio, trattandosi di un lago morenico, di bacino». Insomma, le tutele di serie «A», «B», «C» e così via sembrano essere un sentiero spianato per il cemento. «C’è un pensiero macchiavellico dietro tutto ciò», lamenta Manuela Formenti.E c’è anche, volendo, una triste ironia. «Gli interventi previsti dovrebbero essere la “compensazione” prevista dalla normativa per un intervento pesante sul territorio, quale è stato il porto in località Pioppi. Beh, se questo è il rimedio…» Massignan punta il dito sulle responsabilità politiche: «La tendenza sembra rivolta al puntare sui piccoli interventi. Vengono prospettate dragature periodiche, ma questa è pura violenza che non risolve il problema: bloccare le fonti dell’inquinamento, allentare la pressione sull’area del Frassino». «Ciò che manca davvero – prosegue – è una parola chiara su questa vicenda, un’assunzione di responsabilità di cui nessuno, a quanto pare, vuole farsi carico. Arriveremo fatalmente al “troppo tardi”».Troppo tardi significherebbe anche, fa notare Manuela Formenti, interrompere un’«autostrada» del cielo non segnata sulle mappe aeronautiche. «Il Frassino è l’area di tappa migratoria più importante d’Italia. Forse tutto ciò non pesa sull’economia, ma ha un valore inesprimibile sul piano del rapporto tra l’uomo e l’ambiente, ormai deteriorato da un delirio di onnipotenza che si ritiene infinito». Di cui nulla sanno le «morette» che posano le ali, con miglia di altri volatili, sulle sponde del laghetto. Finché lo troveranno uguale a quello che avevano lasciato un anno prima.

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