venerdì, Aprile 19, 2024
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Dalla sala parrocchiale appello alla cittadinanza di Cofani e Bozzetto: «Il Comune non ci dà spazio». Lo Stato cede Rocca ed ex carcere militare, protestano studiosi e architetti

In vendita il patrimonio storico

Ben 28mila metri quadrati di area coperta e 50mila a verde: sono i due complessi delle caserme XXX Maggio (ex carcere militare) e della Rocca, situate nel centro storico ed entrate nell’elenco dei beni messi in vendita dal Demanio. A questi spazi, si aggiungono gli oltre cinquemila metri quadrati di coperto e i circa 110mila di verde di pertinenza di Forte Ardietti, che si presenta ancora oggi così come era stato pensato nella metà dell’800 e che è ugualmente finito nella lista delle dismissioni. «Sempre in centro storico c’è tutta la zona di Borgo Secolo: parlare, dunque, di Peschiera in vendita non è un riferimento solo alla qualità del patrimonio storico architettonico che si vuole alienare, ma anche al suo valore quantitativo», commenta Oscar Cofani, architetto che con il suo collega Lino Vittorio Bozzetto ha tenuto una conferenza intitolata appunto «Peschiera in vendita». Vendita nonostante dal 2001 tutto il centro storico, anzi l’intera piazzaforte, sia protetta da decreto di vincolo monumentale, ripreso due anni più tardi, nel 2003, dalla Soprintendenza regionale in occasione del tentativo di dismissione della Palazzina storica. La conferenza degli architetti Cofani e Bozzetto è stata ospitata nella Sala Paolo VI della parrocchia di San Martino perché, hanno detto i relatori, «il Comune non ha concesso altri spazi». Non c’era alcun esponente dell’amministrazione; unico presente, tra i consiglieri comunali, Bruno Dalla Pellegrina. I due tecnici, animatori del centro di documentazione storica sulla fortezza di Peschiera, hanno descritto il patrimonio urbanistico arilicense oggetto della vendita e hanno presentato interrogativi sulle procedure con cui lo Stato persegue la sua politica di vendita. «L’area occupata dalle caserme, in tutto 28mila metri quadrati, è praticamente uguale a quella dell’intero nucleo centrale del paese, 30mila. Innegabile il valore storico dei due compendi, che interessano direttamente i bastioni della fortezza. In particolare la Rocca Scaligera», ha ricordato Cofani, «che ha ospitato anche Dante Alighieri e contiene i resti di una torre di presumibile epoca romana così come altre strutture di assoluto pregio: basti pensare alla ghiacciaia a forma di uovo di 6, 7 metri di diametro». Bozzetto ha sottolineato alcuni passaggi procedurali per arrivare a vendere beni anche quando, come nel caso di Peschiera, sono vincolati. «Le stranezze», ha detto Bozzetto, «sono molte, tecniche e di scelta. La motivazione per cui si decide di vendere certe strutture è, infatti, “renderle produttive”. Secondo alcune statistiche, le autostrade pagano con gli incassi di due giorni i canoni di affitto dell’intero anno. Nonostante questo, nessuno lamenta la loro scarsa produttività, come avviene invece con i beni del Demanio», ha evidenziato Bozzetto. «E poi vi sono le procedure, attuate per rendere difficile la verifica dei vincoli, quindi dell’inalienabilità, da parte delle Soprintendenze. Queste istituzioni si ritrovano con tempi sempre più stretti per poter rispondere e un’ormai cronica, e direi anche voluta, carenza di personale che non può che facilitare l’attuazione di quel silenzio-assenso che si traduce in una via libera alle vendite». Il quadro è «reso ancora più confuso da norme pubblicate all’interno di decreti che hanno oggetti diversi: l’articolo 3 di un decreto legge dell’ottobre 2005 sugli aeroporti», ha detto Bozzetto, «contiene informazioni sulla dismissione di beni immobili: in 30 righe vi sono 18 rinvii ad altre leggi che, a loro volta, rimandano ad altre norme. Un modo per toccare l’operatività dei controlli da attuare per i pareri sulle inalienabilità». «Sorprende», ha proseguito Bozzetto, «che tutte queste manovre siano condotte con atti di imperio dai ministeri senza che siano presi in considerazione i Comuni in quanto rappresentanti della comunità. Il nostro augurio», ha concluso Bozzetto, «è che la nostra amministrazione sappia cogliere questo momento nel migliore dei modi». Ha aggiunto Cofani: «Proviamo a pensare insieme a cosa si potrebbe fare perché è chiaro a tutti che le leggi non aiutano le piccole realtà locali. I Comuni non hanno fondi per acquisire o gestire da soli i beni. In mancanza di risorse provenienti anche dall’estero, basti pensare al finanziamento europeo per il recupero della Cacciatori, si rende indispensabile la partecipazione di capitali privati. Ma anche in questo caso, l’ente pubblico dovrebbe mantenere un ruolo preminente: di controllo e di diritto di vigilanza sulla struttura e la sua futura destinazione, e di coordinamento tra i vari attori degli interventi. Pensiamo che Peschiera meriti questo tentativo, e che l’amministrazione comunale possa sentirsi appoggiata dalla cittadinanza nel caso decida di intraprendere questo tipo di percorso».

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