sabato, Aprile 20, 2024
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Sgarbi rimane deluso per il «no» all’acquisto del busto di Gasparo

In visita a Salò voleva fare sua l’opera di Zanelli

Vittorio Sgarbi avrebbe voluto acquistare un’opera di Angelo Zanelli: il busto di Gasparo, considerato da molti l’inventore del violino. Ma il sindaco gli ha detto di no, che non era possibile: appartiene al Comune e, di conseguenza, alla collettività. E lui, ultimata la visita a Salò, se n’è forse andato col broncio. Ogni tanto Sgarbi compare sulla sponda bresciana del lago. Lo aveva fatto in occasione di una conferenza al Vittoriale su Goethe e i viaggiatori del secolo scorso. Arrivò di primo mattino fresco come una rosa, benchè avesse fatto le ore piccole al Festival di Sanremo. Poi l’intervento in piazza Duomo a Salò, organizzato e (lautamente) pagato da Andrea Calubini, l’imprenditore della Ecoservizi, sullo scultore Francesco Messina. A settembre, inoltre, il dibattito sulla poesia del Novecento, assieme a Gino Paoli e Alda Merini, ancora al Vittoriale, e la presentazione al Grand Hotel dei capolavori di Giorgio De Chirico (alle donne di una associazione). L’altro giorno Vittorio, polemista, critico d’arte, testimonial di Telemarket di Giorgio Corbelli, protagonista di talk show e di cronache rosa, ha annunciato la sua visita a Salò. E ieri mattina è comparso puntualmente, con un fotografo, un’esperta e il suo general manager. Lo hanno accolto il sindaco Giampiero Cipani, il responsabile dell’ufficio Cultura Antonio del Vecchio e altri funzionari. Sgarbi è stato accompagnato in Duomo, dove ha osservato i quadri di Zenon Veronese, Andrea Celesti, Palma il Giovane, Pietro Marone, Girolamo Romanino, l’Ancona dorata di Bartolomeo da Isola Dovarese e Pietro Bussolo, il grande crocifisso ligneo di Giovanni Teutonico ecc. All’interno del palazzo comunale, il critico ha guardato tutte le tele sullo scalone d’ingresso, quelle del salone consiliare e le formelle della via Lucis nella Sala dei Provveditori, «bacchettando» chi attribuiva (erroneamente) un lavoro ad Andrea Bertanza. «Macchè – osservava – si tratta di un Sante Cattaneo!». Vero, verissimo. I presenti restavano a bocca aperta. E poi si è soffermato estasiato davanti al busto in marmo di Gasparo da Salò che, nel ’23, aveva entusiasmato D’Annunzio. «Un’opera veramente musicale – disse il poeta -. Non ne ricordo altre di scarpello, che trasmettano così chiaramente il senso dell’armonia: non sappiamo se stia aprendosi il petto per trarne il violino o stia aprendo il violino per mettervi il cuore». Angelo Zanelli, originario di San Felice, eseguì tra l’altro la statua della Dea Roma e il fregio dell’Altare della Patria. «A casa mia, a Ferrara, tengo cinque o sei sculture di Zanelli. Ma questo busto di Gasparo mi piace da morire», ha esclamato Sgarbi, che si è detto disposto ad acquistarlo subito. Ma il sindaco Cipani ha stoppato il tentativo di trattativa, ricordando che si tratta di un’opera pubblica, non in vendita. Vittorio si è dovuto accontentare di qualche cartolina omaggio. Ultimata la visita, e sistemato il ciuffo ribelle, ha salutato tutti andandosene con la sua delegazione.

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