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 Tre date per tre libri: Venthai il 10 maggio, Don Luca il 28 maggio e Vittorio Barzoni di Lonato il 14 giugno

Incontri con gli autori a Lonato

Sono tre gli incontri con gli autori, in programma a Lonato del Garda, dal 10 maggio al 14 giugno. L’Assessorato alla Cultura presenta tre libri a partire da questo sabato 10 maggio, in attesa che arrivi l’estate e il momento di accendere le “Stelle su Lonato”, la tradizionale rassegna estiva di teatro, musica e comicità in programma tra piazza Martiri della Libertà e la Rocca viscontea dal 3 luglio al 3 agosto 2014. Come sempre gli appuntamenti a Lonato sono a ingresso libero.

Il primo incontro con l’autore è questo sabato 10 maggio alle ore 17, nella Sala degli specchi di Palazzo Zambelli, sede della Biblioteca civica. Renato Laffranchini presentaVenthai”, un libro di poesie in lingua bresciana, diario di un viaggio di famiglia nel Sud-est asiatico durato sei mesi. “Sono osservazioni poetiche della mia brescianità in Tailandia, questo è il filo conduttore del libro. E Venthai non vuol dire ventaglio ma vento di Tailandia”. È il secondo libro di poesie di Renato Laffranchini (il primo era “Foi” delle edizioni Acherdo). Sabato ci saranno interventi di Elena Alberti Nulli, Velise Bonfante, Maria Vittoria Papa e la voce recitante di Alberto Zacchi. Il libro è stampato da Tagliani e il ricavato sarà devoluto al gruppo Alpini di Lonato per il loro impegno sul territorio lonatese e in memoria di un parente alpino dell’autore reduce di Nikolaevka e mancato da poco.

Il secondo appuntamento sarà invece presso Sala Celesti, mercoledì 28 maggio alle ore 21, con video, testimonianze e letture tratte dal libro dedicato a don Luca Nicocelli, compianto parroco di Centenaro e insegnante del Liceo paritario “Paola Di Rosa”, a due anni dalla sua scomparsa.

Il volume “Don Luca – Testimonianze e immagini di don Luca Nicocelli, prete rock” è stampato presso la Tipolitografia Franceschini di Lonato ed edito dal Centro pastorale Giovani Lago Bresciano (JLB), di cui Noi Musica oggi è parte.“Don Luca” è una raccolta di testimonianze e immagini sulla vita del “prete rock”, un sacerdote “fuori dal coro”, che tanto amava i giovani e la musica, ma che sapeva ascoltare e accogliere tutti con un sorriso.

Tornato alla casa del Padre a soli 42 anni, per una grave meningite, don Luca Nicocelli (Pozzolengo 1970 – Lonato 2012) è ricordato da molti come il “don Bosco” bresciano per il suo impegno e l’entusiasmo che infondeva nella pastorale giovanile. Scritto a più mani, grazie al contributo dei familiari, di tanti amici, compagni di seminario e collaboratori delle diverse parrocchie in cui il sacerdote operò da ragazzo, poi da diacono e da prete, il testo contiene anche le testimonianze e i messaggi affidati alla rete e a Facebook da quanti lo hanno conosciuto e amato. I racconti di tante persone – più di cento autori – e le oltre settanta immagini, raccolte grazie all’aiuto del nipote Denis, hanno permesso di ricostruire la gioventù di don Luca, i suoi progetti, le passioni e i sogni,  l’attività pastorale e l’impegno scolastico: tutto quanto il sacerdote originario di Pozzolengo faceva con singolare umiltà,  grande dedizione e purezza d’animo.

Non è una biografia, è piuttosto un album di ricordi da condividere per non dimenticare l’esempio di un prete certamente “speciale”. In apertura, le prefazioni del Vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti e del Vescovo emeritopadre Flavio Roberto Carraro. All’interno, le riflessioni del Vescovo di Concordia-Pordenone mons. Giuseppe Pellegrini, che fu suo educatore in Seminario: “Mi auguro che questi ricordi non servano solamente per non perdere la memoria di don Luca, ma ci aiutino a conservare la sua testimonianza e a vivere ogni giorno lo stile di accoglienza e di amore verso tutti”.

Il terzo dei tre incontri si terrà sabato 14 giugno alle 17 presso la Sala Celesti, in collaborazione con gli Amici della Fondazione Ugo Da Como per la presentazione del nuovo Quaderno della FondazioneVittorio Barzoni di Lonato (1767-1843)”, scritto da Giancarlo Pionna e Ivano Lorenzoni sulla vita dell’intellettuale lonatese. Scrivono gli autori nella monografia:

Vittorio Barzoni nacque a Lonato nel 1767, si laureò in legge a Padova nel 1791 e negli ultimi anni del ‘700 si trasferì a Venezia per esercitarvi la professione. Ben presto però abbandonò la giurisprudenza per dedicarsi ai problemi del suo tempo, agli avvenimenti politici e sociali che si stavano maturando in Europa, porgendo con apprensione l’orecchio alle notizie che provenivano dalla Francia. Su questo argomento Barzoni, dotato di temperamento passionale e focoso, dichiarò subito la sua avversione e si schierò decisamente contro i dettami e le nuove idee divulgate dalla Rivoluzione Francese.

Grazie alla brillante personalità, riuscì ben presto a entrare nei circoli più esclusivi della nobiltà veneziana, come quello della nobildonna Isabella Teotochi Albrizzi, dove ebbe modo di conoscere e frequentare alcuni dei massimi esponenti della cultura del tempo.

Nel 1794 Vittorio Barzoni pubblicò a Venezia il suo primo scritto di un certo impegno, Il Solitario delle Alpi, opera nella quale esprimeva in maniera convinta e decisa le sue opinioni contrarie ai principi sostenuti dalla Rivoluzione Francese.  Con profonda amarezza Barzoni nel 1796 seguì i fulminei successi militari delle truppe napoleoniche sul territorio italiano, e ancor più si afflisse quando, cedendo alla volontà di Bonaparte, il 12 maggio 1797 il Gran Consiglio della Serenissima decretò di fatto la fine della Repubblica di Venezia. In quella città il Barzoni fondò e diresse un giornale politico, L’Equatore, che venne posto più volte sotto sequestro ed infine soppresso. Nel settembre 1797 diede alle stampe una violentissima invettiva contro Napoleone e l’opuscolo, che si diffuse rapidamente in Venezia, mise in serio imbarazzo la Municipalità.

La mutata situazione politica derivata dal trattato di Campoformio, (che cedeva all’Austria i territori della Repubblica di Venezia – 17 ottobre 1797), consentì al Barzoni di rientrare a Venezia e nel mese di dicembre vi pubblicò un altro scritto, I Romani in Grecia, sempre di impronta anti francese. Nonostante le pressioni esercitate da Napoleone per impedire la diffusione del libro, di esso se ne stamparono bel 15 edizioni, di cui alcune all’estero. In America sembra sia stato tradotto in inglese dal Presidente degli Stati Uniti John Adams.

Venuto a conoscenza che presso l’Università di Padova era vacante una cattedra, nel 1802 il Barzoni lasciò Venezia e si recò a Vienna per caldeggiare la sua candidatura, ma il lonatese si dedicò ancora una volta a una vita spensierata e brillante, stringendo amicizie e relazioni importanti.

La sua proclamata avversione nei confronti della Francia, palesemente esternata in discorsi e scritti, provocò nuovamente l’intervento di Bonaparte. Motivi di opportunità politica indussero Francesco II a cedere alle pressioni di Napoleone e a decretare l’espulsione del lonatese dai territori dell’Austria. Fu in quel frangente che a favore del Barzoni si mosse la diplomazia britannica e tramite l’ambasciata di Vienna, al lonatese vennero offerti asilo e protezione da parte dell’Inghilterra. Il 22 febbraio del 1804 egli raggiunse Trieste e pochi giorni dopo si  imbarcò su una nave da guerra inglese alla volta dell’isola di Malta, nella quale avrebbe avuto l’incarico di dirigere un giornale.

A Malta Vittorio Barzoni iniziò a pubblicare in lingua italiana il giornale Argo, che nel successivo mese di settembre prenderà il nome de Il Cartaginese. Il suo fine era quello di combattere e contrastare l’influenza francese in Italia e a questo scopo copie del giornale venivano spedite clandestinamente anche sulle coste italiane, dove le autorità erano continuamente impegnate a farle sequestrare.

Nel 1814 la fine politica di Napoleone consentì al Barzoni di rientrare in Italia e con una lauta pensione concessagli dall’Inghilterra poteva vivere senza problemi. Visse alcuni anni in varie località lombarde e venete, si dedicò a scrivere opere letterarie e a ristampare suoi scritti di anni precedenti. Nel 1835 rientrò definitivamente a Lonato, dove morì nel 1843. I suoi resti sono tuttora conservati in un piccolo loculo nella parte più alta del cimitero di Lonato.

 

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