giovedì, Marzo 28, 2024
HomeCulturaStoriaInferno sull'aeroporto
Il rombo lontano della formazione nemica ma non c’è tempo di difendersi dai ‘Liberator’

Inferno sull’aeroporto

“Dal 10 al 13 luglio 1943 il 5° Stormo B. A. operò da questo aeroporto contro le truppe alleate sbarcate a Gela. Giornate di dura ed impari lotta. Molte le azioni di guerra. Tanti i caduti del Reparto. Il 13 luglio due formazioni di ‘Liberator' americani posero fine all'attività dello Stormo. L'aeroporto venne distrutto. Macerie, morti e feriti ovunque. Possano i caduti riposare in pace. La Sez. AAA – Reggio Cal. – Pres. Antonio D'Agostino – pose. Isola Capo Rizzuto 13 luglio 1998”. Così recita la lapide commemorativa visibile sul muro della vecchia aerostazione dello scalo ‘S.Anna' di Crotone, accanto all'ingresso dell'attuale bar-tabacchi ‘Chisari'. Venne scoperta il 13 dicembre 1998 nel corso di una cerimonia alla quale parteciparono, tra gli altri, oltre al citato presidente della sezione reggina dell'Associazione Arma aeronautica, anche i sindaci di Crotone, Pasquale Senatore, di Cutro, Salvatore Migale, e un veterano dell'‘Arma azzurra', Gaetano Pezzano. Nel luglio 1943 era un sottotenente pilota. Gli eventi bellici lo videro operare col suo Reggiane Re-2002 Ariete proprio dal campo d'aviazione di Crotone. La frenetica attività operativa di quel luglio di 65 anni era direttamente collegata allo sbarco alleato in Sicilia. La mattina del 10 luglio, giorno in cui gli anglo-americani ponevano piede sull'isola, giungeva a Crotone il 102° Gruppo tuffatori del 5° Stormo. I velivoli giunti a Crotone erano i nuovi Re-2002, costruiti dalle Officine Reggiane e configurati nel ruolo di bombardieri a tuffo. Sostituivano gli anziani Junkers 87 Picchiatello e i Fiat Cr 42, già impiegati dallo Stormo in usuranti azioni belliche in Africa Settentrionale, su Malta e nel canale di Sicilia. Lo stesso giorno si concentravano sull'aeroporto, provenienti da Capua, anche i Fiat G.50 Freccia della 390a Squadriglia del 50° Stormo. Agli arrivati veniva chiesto di entrare subito in azione per attaccare le forze nemiche al largo della Sicilia orientale.Un bilancio pesanteNel pomeriggio del 10 luglio decollavano per primi i Re 2002 del 102° Gruppo. Tra i piloti dei nove velivoli alzatisi in volo vi erano il colonnello Guido Nobili, comandante del 5° Stormo, e il maggiore Giuseppe Cenni, comandante del 102° Gruppo. Al rientro, dopo un'incursione sulla rada di Augusta, nel corso della quale veniva affondato il piroscafo Talamba, il bilancio risultava pesante: tre velivoli abbattuti, tre piloti deceduti, tra i quali il comandante Nobili, e un velivolo, seriamente danneggiato, atterrato in emergenza a Reggio Calabria. La giornata dell'11 luglio vedeva protagonisti i G.50 del 50° Stormo, decollati in tre riprese per bombardare mezzi da sbarco e mitragliare le autocolonne alleate in movimento. Anche per loro un bilancio pesante: dei ventotto velivoli impiegati, sei venivano abbattuti e cinque distrutti al suolo, sorpresi da un bombardamento alleato sull'aeroporto di Reggio Calabria, dove erano stati costretti ad atterrare per esaurimento del carburante. Il 12 luglio cominciavano ad operare da Crotone anche i dodici Re 2002 del 101° Gruppo del 5° Stormo, comandato dal maggiore Rizzi, giunti il pomeriggio precedente. Continuavano, intanto, le missioni dei superstiti velivoli del 102° Gruppo e del 50° Stormo già dislocati sul campo d'aviazione ionico. Era una lotta impari quella che i piloti italiani affrontavano, dando fondo a tutto il loro coraggio e con spirito di estremo sacrificio. A parte la schiacciante superiorità numerica, i velivoli alleati disponevano di motori più potenti, potevano raggiungere maggiori velocità ed erano meglio armati. La mattina del 13 luglio una formazione di velivoli del 101° e 102° Gruppo guidata dal maggiore Cenni, succeduto al colonnello Nobili nel comando del 5° Stormo, decollava da Crotone per attaccare la flotta alleata fra Siracusa e Augusta. Una bomba veniva messa a segno ai danni della corazzata britannica Nelson. Questa ed altre azioni di contrasto, coraggiose ma poco influenti sulle sorti del conflitto, venivano pagate a duro prezzo. Il fuoco di sbarramento e la caccia nemica mietevano continue vittime. Questa volta nella triste contabilità delle perdite di vite umane si aggiungevano i nomi dei sottotenenti piloti Vidulis e Bartolucci.L'attacco dell'Air ForceL'importanza dell'aeroporto di Crotone come trampolino di lancio di molte missioni verso le coste siciliane apparve presto evidente agli occhi degli strateghi del Comando delle forze alleate del Mediterraneo. Dopo l'aeroporto di Reggio Calabria, già ripetutamente bombardato, e dopo quello di Vibo Valentia, attaccato il 10 e l'11 luglio e di nuovo colpito nella notte tra il 12 e il 13 luglio, gli Alleati decidevano di neutralizzare anche il nostro campo d'aviazione. Quanto avvenne il 13 luglio di sessantacinque anni fa è riportato nel notiziario generale, relativo al bimestre giugno-luglio 1943, delle incursioni aeree nemiche sul territorio nazionale (Archivio dell'Ufficio storico dell'Aeronautica militare, Roma). “Dalle 13.55 alle 15.20 del 13 – vi si legge – la città è in allarme. 24 aerei segnalati da Capo Rizzuto ad alta quota, con rotta nord, attaccano in due riprese l'aeroporto con sganci di numerose bombe dirompenti. Risultano gravemente danneggiati venti aerei, venti automezzi e la pista di volo, colpiti il magazzino viveri dell'aeroporto e la stazione R.4 del XXXI C.A. (stazione radio del 31° Corpo d'armata – ndr). Tra i militari si segnalano 20 morti e 70 feriti”. Un successivo comunicato fa ascendere queste cifre rispettivamente a 22 e 80. Sull'aeroporto di Crotone si trovavano al momento dell'attacco i Re 2002 del 5° Stormo, alcuni dei quali da poco rientrati dalla missione del mattino, i G.50 del 50° Stormo e altri aerei da ricognizione e da caccia. Mentre la maggior parte del personale era intento al pasto all'interno delle baracche e degli attendamenti aeroportuali, una decina di specialisti riforniva i velivoli appena rientrati per prepararli alla missione successiva. Fu a quel punto che qualcuno percepì il rombo lontano della formazione nemica in avvicinamento e cominciò a correre verso i ripari. Gli effetti del massiccio bombardamento, condotto da bombardieri americani B-24 ‘Liberator' della 9a Air Force, decollati dal Nord Africa, furono disastrosi. Tutti i G.50 del 50° Stormo vennero resi inutilizzabili e gli altri velivoli, secondo la testimonianza resa dal sottotenente pilota Pezzano, distrutti per la maggior parte. La mattina del 14 luglio, su ordine del Comando della IV Zona aerea territoriale, i superstiti Re 2002 si levarono in volo da Crotone utilizzando una striscia di terra preparata alla meno peggio tra i crateri aperti dalle bombe. Destinazione: Manduria (Taranto). Da quel campo d'aviazione sarebbero seguite altre missioni di contrasto all'avanzata alleata. In una di queste, in territorio calabrese, avrebbe trovato la morte l'eroico comandante Cenni, insignito, come il predecessore Nobili, di medaglia d'oro al valor militare. Dopo l'armistizio dell'8 settembre per gli intrepidi ‘tuffatori' sarebbe cominciata una nuova fase di operazioni. Contro obiettivi tedeschi in Grecia.

Nessun Tag Trovato
Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video