giovedì, Aprile 25, 2024
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Festeggiati con un convegno vent’anni di vita di «Solidarietà salodiana». Tra i volontari persone di ogni età, non solo giovani

Insieme per i più deboli

I volontari di «Solidarietà salodiana» hanno celebrato i vent’anni di attività con un convegno svoltosi nel salone delle conferenze della casa di riposo. E le maggiori autorità hanno espresso la loro gratitudine per un lavoro silenzioso e apprezzato. Il sindaco Giampiero Cipani Cipani, il parroco, l’assessore ai servizi sociali, il presidente della casa di riposo e i cittadini si sono stretti affettuosamente attorno al gruppo di samaritani (72 donne e 17 uomini), che dal 1984 seguono il settore più bisognoso e fragile. Angelo Gasparotti, che guida l’Associazione, ha introdotto i lavori, sottolineando il principio dell’integrazione alle iniziative del comune e degli enti pubblici, qualificandole sotto il profilo umano. «Il nostro è un bilancio ampiamente positivo – ha detto Gasparotti -. Tutti hanno operato per dovere, e non per pietà. Abbiamo creato un movimento spontaneo, ma voluto. Di conseguenza è stata una gioia, non una fatica». Quaranta volontari di «Solidarietà salodiana» sono impegnati all’interno della casa di riposo. Hanno compiti di compagnia, dialogo, ascolto, deambulazione. Ma c’è anche la necessità di accompagnare gli anziani in palestra, di imboccare i degenti del nucleo Alzheimer e i non autosufficienti in ospedale. E poi c’è il gruppo che cura le scampagnate, i pomeriggi musicali, la tombola, i compleanni, gli auguri di Pasqua e Natale, le gite collettive, le passeggiate, le visite ai parenti e al cimitero. Altri quaranta volontari si occupano delle visite nelle case di chi è ancora autosufficiente. Una decina sostituisce il sabato e la domenica il personale del comune incaricato di portare i pasti a domicilio. Si è stimato che, in media, le ore annuali di tale attività siano 25mila. Monsignor Francesco Beschi, vescovo ausiliare di Brescia, ha rilevato come i protagonisti, non sempre giovani, abbiano stabilito di combattere la solitudine di altri anziani, promuovendo amicizia. Secondo il prelato, la cosa entusiasmante è il modo col quale vengono guardati i più bisognosi: si stabilisce subito un approccio ricco di affetto. I volontari dimostrano di saper raccontare e, soprattutto, ascoltare chi, normalmente, resta da solo, in silenzio. Non poteva mancare l’intervento di Francesco Andreis, fondatore e architetto del gruppo, numero 1 dall’84 all’89. L’obiettivo primario era di far sapere agli anziani un tantino segregati che qualcuno aveva deciso di occuparsi di loro, in forme scontate, ma senza la minima compassione. Fare compagnia in casa, accompagnarli all’ambulatorio, aiutarli nella spesa, seguirli nelle cose più ovvie e banali, eppure importanti. Il sociologo Gabriele Ringhini, che «accompagna» periodicamente l’associazione, ha sottolineato il ruolo del volontariato, che aggiunge un tocco di affettività e di vicinanza umana ai compiti delle istituzioni.

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