venerdì, Marzo 29, 2024
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Turina ha aperto il suo negozio in centro a Moniga nel 1959. Il macellaio va in pensione con un rammarico: «Manca un erede»

Ippolito chiude bottega

In questi giorni Ippolito Turina, il mitico macellaio del centro storico di Moniga del Garda, dopo 50 anni di onorata attività, ha chiuso i battenti del suo negozio. Gli ultimi tre giorni, Ippolito e la moglie Anuska hanno offerto a tutti pizzette, panini, dolci e spumante. Un segno di gratitudine e ringraziamento per gli affezionati clienti. Stimato e ben voluto da tutti per la sua innata simpatia, il giovane e intraprendente Ippolito, prima di aprire la macelleria, aveva iniziato come garzone di bottega da Cornelio Mascadri di Agnosine, e successivamente da Leonisio a Campione e da Isonni a Desenzano del Garda. Personaggio carismatico e pieno di entusiasmo, ha sempre partecipato attivamente alla vita della comunità come presidente dell’Unione Sportiva e dell’Avis per più di 25 anni. Ha anche svolto in passato funzioni di consigliere comunale. Ancora oggi fa parte di una commissione comunale. Ippolito Turina il commercio l’ha nell’anima. Sin da quando nel febbraio del 1959 decise di fare il grande passo: aprire una bottega in proprio, con pochi soldi ma straricco di tanto entusiasmo, speranza e tanta voglia di realizzarsi. Oggi, dopo 47 anni di vita vissuta in macelleria, è arrivato il tempo della pensione.«Il rammarico più grande – spiega il macellaio -? È vedere la mia attività finire, non trovando nessuno interessato a proseguirla. Con l’avvento della grande distribuzione alimentare, con i maxi supermercati dove trovi di tutto, le 80.000 macellerie esistenti in Italia in soli 20 anni si sono ridotte a 23.000». Nel 1975 Ippolito ha sposato dopo un brevissimo fidanzamento Anuska Engbers, di origine olandese. Il più classico dei colpi di fulmine ed ora Anuska è divenuta inseparabile compagna di vita e lavoro, tant’è che Ippolito ama ripetere che è stato il migliore affare della sua vita. Dalla loro felice unione sono nati Paolo e Roberto.Erano gli anni del boom economico e sulle tavole degli abitanti di Moniga iniziavano ad arrivare i primi pezzi di carne pregiata. Il lago ha iniziato a diventare una cosperta per gli stranieri e per tanti italiani delle città vicine: Milano, Mantova, Bergamo, Brescia, Verona, Cremona e tante altre ancora. «I fine settimana – ricorda Ippolito – erano destinato alla scampagnata sul lago con ogni mezzo, dalla bici, i primi maxi raduni delle vespe, e delle lambrette, il mosquito, il cucciolo, il motom, tutte piccole motorette passate alla storia. La meta dei più era raggiungere la sponda del Benaco. Godersi una giornata di sole all’aria aperta, fare un bagno e gustare le specialità portate da casa. Le immancabili grigliate di carne o pesce sono nei ricordi di tutti. La gioia e la speranza di una vita migliore era palpabile in ognuno di noi – racconta Ippolito -. Oggi siamo entrati nell’era dell’informatica e della globalizzazione. Questa è storia recente tutta da raccontare fra qualche anno».

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