In vacanza con la famiglia e gli amici, tra le coccole alla nipotina e tanti fuori programma che confermano il suo stile: stare sempre in mezzo alla gente
Koehler, un presidente tra i turisti
Sorriso simpatico e affabile, maglione blu scuro, pantaloni marroni e camicia chiara. Così ieri pomeriggio, alle 16.30, il presidente della Repubblica Federale Tedesca, Horst Koehler si è presentato all’Hotel Gardesana, di ritorno da una gita a Mantova. Nei pochi metri che separano la parte più a Ovest del porto, dove hanno trovato posto le tre Mercedes scure e l’auto della Digos di Verona, fino allo splendido porticato dell’albergo, il numero uno tedesco è stato riconosciuto e fermato da vari connazionali che erano seduti ai tavolini del bar dell’hotel o che passeggiavano sul lungolago.I più intraprendenti gli hanno rivolto un saluto e un sorriso; con una coppia che sedeva sull’angolo del vialetto d’ingresso del Gardesana, Koehler si è fermato, ha scambiato qualche battuta e ha stretto le mani a chi gliele porgeva.Ormai anche gli uomini della scorta hanno fatto «il callo» a situazioni del genere che, per quanto li preoccupino, sono quotidiane anche fuori dei confini della Repubblica federale: sanno quanto siano gradite al primo rappresentante del popolo di Germania. E, forse a malincuore, si adeguano, pur «marcando stretto» il loro presidente. Colpisce, oltre alla disponibilità di Koehler verso la gente che lo riconosce o lo saluta con l’appellativo di «Herr President», proprio lo slancio con cui gli si avvicinano. È evidente una cordialità, quasi siano certi che, come un vecchio amico in vacanza, Koehler risponderà con calore.«Una cosa straordinaria e che mi ha colpito molto venerdi sera», rivela il presidente, sedendosi a un tavolino sotto i portici dell’albergo, «è stata la Via Crucis di Castelletto. Al di là della splendida rappresentazione con figuranti e scenografie eccezionali, mi ha colpito e fatto riflettere la devozione della vostra gente verso il Crocefisso. E, soprattutto, la mobilitazione di un intero paese per celebrare un momento religioso importante per tutti i cristiani. Una cosa di alta classe, inimmaginabile se non vissuta direttamente».Poi un complimento anche al sindaco di Brenzone, Giacomo Simonelli. «Il Burghermaister (sindaco) di Brenzone», sottolinea il «numero uno» tedesco, «mi è parso una persona molto attiva e disponibile. Mi ha spiegato la storia del loro Comune e varie altre cose interessanti. E poi ha formulato alla mia famiglia un invito a ritornare a Brenzone». Invito che ha fatto piacere al presidente della Repubblica federale tedesca e che, «se ne avrò la possibilità, cercherò di onorare», promette.Occasione ghiotta, la presenza di un capo di Stato, per una domanda sulla situazione politica italiana, rivolta a chi d’Oltralpe gode di un osservatorio privilegiato il Belpaese impegnato nella campagna elettorale. La risposta, pur assolutamente «politically correct», è piuttosto eloquente. «Certamente», dice Horst Koehler, «che strada debba prendere l’Italia devono deciderlo gli italiani, insieme con i loro politici. Non so se da voi sia possibile una eventuale “Grosse Koalizion” come da noi, ma anche questo devono stabilirlo qui politici ed elettori, non certo posso dirlo io. Certamente il mio auspicio è che ci possa essere una situazione di stabilità politica perchè, e su questo sto cercando di lavorare anche io in prima persona anche fuori dalla Germania, un quadro di instabilità non favorirà i rapporti tra nazioni. Cosa questa che invece è indispensabile per l’unità vera, la tranquillità e lo sviluppo dell’Europa».Infine una promessa. «Anche in questi giorni», conclude Koehler, «sono rimasto colpito dalla grande ospitalità, sia a Torri che a Castelletto di Brenzone. Sto vedendo cose meravigliose e anche la mia famiglia è contenta. Non so dire quando ma cercherò di tornare al più presto per passare altri bei giorni nella vostra splendida terra del Garda».
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