La ballata degli amici sparsi di Titti Castrini

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Di Redazione

La bal­la­ta degli ami­ci spar­si. Un tito­lo curioso, dai toni agrodol­ci.

Imme­di­a­to il riman­do alla sce­na di un film, un raduno di fac­ce amiche, la musi­ca di paese, i ricor­di che si rin­cor­rono, una bat­tuta e due risate, un bic­chiere di vino, le chi­ac­chiere da bar, la ras­si­cu­rante atmos­fera di un luo­go famil­iare… Un inevitabile ritorno alle orig­i­ni per l’artista.

Un tito­lo e un’atmosfera con cui l’artista Vin­cen­zo “Tit­ti Cas­tri­ni” nom­i­na una trac­cia del suo nuo­vo dis­co e bat­tez­za l’intero album. Il suo ulti­mo lavoro che sta por­tan­do­lo in giro per l’Italia.

È lo stes­so fis­ar­monicista, pianista e can­tau­tore a spie­gar­ne il moti­vo: «La bal­la­ta degli ami­ci spar­si è un’idea dal sapore velata­mente iron­i­co – dice Tit­ti –; nasce da una mia gior­na­ta trascor­sa nei bar stori­ci del mio cir­con­dario, alla ricer­ca di vec­chi ami­ci che da tem­po non vede­vo più. Ho pen­sato che il bar fos­se anco­ra il luo­go migliore ove setac­cia­re e rin­con­trare questi vec­chi “ami­ci spar­si” per ritrovar­li».

E con­tin­ua il can­tau­tore desen­zanese: «In effet­ti, non mi sono sbaglia­to. A ore alterne li vede­vo ritornare lì nel buon vec­chio bar del paese. Ami­ci di tutte le età, chi per un sem­plice caf­fè’, chi per l’aperitivo, chi per com­prare un pac­chet­to di sigarette e, tra un pir­lo (rig­orosa­mente col Cam­pari) e l’altro, mi perde­vo dietro le pieghe del tem­po, sbir­ci­a­vo le loro meta­mor­fosi e le con­fronta­vo con le mie. Non nego che mi diverti­va notare il cam­bi­a­men­to fisi­o­logi­co delle per­sone e risco­prire in loro quel­lo che erava­mo. Gra­zie alla musi­ca ho avu­to la pos­si­bil­ità, fin da pic­co­lo, di conoscere tan­ta gente e nonos­tante fos­si nato e tut­to­ra res­i­dente a Desen­zano, ho sem­pre ama­to viag­gia­re e fug­gire dal­la realtà sta­t­i­ca e abi­tu­di­nar­ia del­la vita di paese». Ma suo­nan­do uno stru­men­to popo­lare come la fis­ar­mon­i­ca che rac­con­ta pro­prio le sto­rie sem­pli­ci e vere del­la gente comune il ritorno di Tit­ti alle orig­i­ni, ammette lui stes­so, fos­se una cosa inevitabile. «Il dis­co – ci tiene a rib­adir­lo – è ded­i­ca­to a tut­ti i miei ami­ci spar­si sul­la ter­ra e a tutte le ani­me perse nei cieli».

Il prog­et­to nasce dal­la voglia di rac­con­tare con parole sem­pli­ci alcune sto­rie di vita quo­tid­i­ana. «Non esclu­si­va­mente rac­con­ti auto­bi­ografi­ci, ma anche impres­sioni inven­tate, ispi­rate dal­la fan­ta­sia. Fon­da­men­tale in questo prog­et­to è sta­ta la col­lab­o­razione con il trom­bon­ista Mau­ro Otto Ottoli­ni, che ha cre­ato tut­ti gli arran­gia­men­ti del dis­co, per­son­al­iz­zan­done le sonorità, las­cian­do lib­era la musi­ca di uscire da ogni schema con­ven­zionale che il mer­ca­to discografi­co ital­iano spes­so pre­tende dalle pro­duzioni artis­tiche in questi ulti­mi tem­pi, sfrut­tan­do così la per­son­al­ità di ogni sin­go­lo musicista las­cian­do lib­ertà d’ inter­pre­tazione».

Con sod­dis­fazione sta por­tan­do in giro il suo lavoro ded­i­ca­to a tan­ti ami­ci. Per cui non man­cano i ringrazi­a­men­ti par­ti­co­lari: «In maniera par­ti­co­lare voglio ringraziare Ser­gio Cos­su dell’etichetta Blue­serge per aver pre­so a cuore il mio lavoro e di aver segui­to oltre che la parte edi­to­ri­ale anche la pro­duzione e dis­tribuzione del dis­co, i col­lage i dis­eg­ni di cop­er­ti­na sono sta­ti creati da un mio caro ami­co artista desen­zanese Luca Bor­toli».

 

Francesca Gar­de­na­to

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