giovedì, Aprile 25, 2024
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Due giorni di festeggiamenti per la ricorrenza dello stabilimento del gruppo Marchi.
Venerdì la visita allo stabilimento, premio ai dipendenti anziani

La cartiera compie cent’anni

Due giorni di festeggiamenti per i 100 anni della cartiera di Toscolano Maderno. 400 persone hanno già telefonato in portineria per entrare nello stabilimento, venerdì pomeriggio, dalle 14.30 alle 17. Alcune guide accompagneranno i visitatori, divisi in gruppetti da 20-25; il numero è comunque destinato ad aumentare.Poi, nella chiesa parrocchiale, concessa da don Fausto, verrà presentato il libro di Carlo Simoni, che ripercorre la vita dell’azienda. Interverranno l’amministratore delegato del gruppo, Girolamo Marchi, il responsabile generale Franco Sanesi, un rappresentante dei lavoratori e il sindaco Paolo Elena. Quindi il brindisi e, alle 20.30, la cena nell’Antica cascina San Zago di Salò, dove saranno premiati i dipendenti con 30 anni di attività. Sabato, in occasione dell’inaugurazione del centro di eccellenza all’interno della valle delle cartiere, clienti e fornitori, provenienti da tutta Europa, avranno la possibilità di andare alla Rocca di Lonato e nella sede della Fondazione Ugo da Como.La cartiera si estende in riva al lago, su una superficie di undici ettari, impiega 320 persone ed ha una capacità produttiva annua di 200 mila tonnellate di carta (e 15 mila di pasta di legno). È la realtà industriale più rilevante della riviera occidentale del Garda. Il direttore è Carlo Cavaterra, originario di Foligno.Il progetto di costruire uno stabilimento non più lungo il torrente, ma sulla punta del promontorio, alla foce, in modo da poter utilizzare l’energia elettrica di una vicina centrale, risale agli inizi del 1900. I fratelli Ignazio e Giuseppe Maffizzoli, gli eredi di una delle principali famiglie che hanno insediato la loro attività in quella fascia di 100 ettari in valle, dove pullulavano piccole fabbriche fin dal 1300, decidono insomma di cambiare strategia.La nuova struttura entra in funzione sul finire del 1906, e continua a crescere (390 dipendenti nel ’14), superando senza particolari problemi il periodo bellico, con le successive tensioni sociali, che portano al fascismo. Nel ’26 i Maffizzoli producono 140 mila quintali annui (a Toscolano e nelle succursali di Vago, Garde, Maina Inferiore e Superiore), impiegando 1.100 operai, ridotti di un terzo per la grave crisi del ’27-28, dovuta al crollo delle esportazioni e a difficoltà finanziarie.A salvare la fabbrica interviene Beniamino Donzelli, che nel ’29 diventa presidente del consiglio di amministrazione. Successivamente vengono incorporati gli stabilimenti di Vignola, Besozzo e Gemona. La guerra lascia il segno. I bombardamenti uccidono un operaio. I lavoratori smontano i macchinari per impedire che i tedeschi li portino in Germania. La produzione riprende nel ’46. Alla morte di Donzelli, nel ’52, subentrano il nipote e il genero, Ferruccio e Gian Battista Gilberti.Nonostante l’acquisto di una macchina continua, non mancano i disagi. Nel ’79 c’è l’acquisto da parte di Giovanni Fabbri. Ma nell’82, con l’amministrazione controllata, si teme il peggio. Nell’89 la situazione si stalla si sblocca, con la vendita al gruppo vicentino Marchi (e una partecipazione Burgo pari al 25%).Aldo e il figlio Girolamo iniziano un piano di ristrutturazione e modernizzazione. Investono 110 milioni euro, raddoppiando in dieci anni la produzione (da 70 mila a 140 mila tonnellate) e il fatturato. Lo stabilimento viene dotato di un innovativo sistema di depurazione delle acque di scarico che, per dimensione, sarebbe adeguato a una città di 60 mila abitanti. Entrano in funzione dispositivi per il controllo continuo delle emissioni nell’aria. A garantire una sostanziale autosufficienza energetica ci pensa una centrale termoelettrica interna: le due turbine a metano hanno una potenza complessiva di 14mila chilovattora, e le emissioni vengono recuperate per produrne altri 8mila.Per favorire il turismo, la valle è ceduta a un prezzo simbolico al Comune. Nel 2002 i Marchi acquisiscono dalla Burgo anche la quota di minoranza (25%) di Toscolano Maderno, ottenendo così il controllo totale. Poi diventano soci delle cartiere Burgo.

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