Nel centro di Castelletto ricreata la vita contadina dell’800
La casa della piccola suora diventa un grande museo
Una decina di stanze disposte su tre piani che offrono uno spaccato della vita di una famiglia contadina dell’alto lago nell’800. È il museo etnografico di Brenzone, inaugurato alla presenza delle autorità civili e religiose del paese. La casa, quella autentica di Maria Mantovani cofondatrice dell’ordine delle Piccole suore della Sacra Famiglia, si trova quasi alla fine di una stradina ripidissima che conduce proprio al centro di Castelletto. Acquistata dall’Istituto religioso dai proprietari nel 1978, è stata restaurata a partire da quattro anni fa. «Più che un museo vero e proprio abbiamo cercato di attuare il recupero di un edificio nel centro storico», spiega Flavio Gugole, l’architetto che ha curato i lavori. Nella casa infissi, serramenti, murature, pavimenti, sono praticamente originali dell’epoca. «I pezzi più deteriorati sono stati sostituiti andando a cercarne altri dello stesso periodo. Un lavoro certosino compiuto in prima persona da Andrea Filippi, l’imprenditore edile che ha effettuato i lavori», continua Gugole. «Ma l’intendimento era quello di dare un valore etnografico e storico all’edificio stesso, non di trasformarlo in un contenitore asettico di oggetti d’epoca». E gli oggetti, tutti catalogati e fotografati in un archivio informatico in corso di allestimento, sono disposti nelle varie stanze secondo la loro funzione e collocazione originaria. Al seminterrato, dove si trova la stalla, luogo deputato anche al filò invernale, ci sono la greppia per il bestiame, e la caréta, la slitta utilizzata per il trasporto della legna. Nel piccolo cortile invece, appesi al muro perimetrale, gli “scalini” a pioli tuttora utilizzati dalla gente del posto per la raccolta delle olive. Oggetti d’uso comune come il paiolo per il bucato, falci, aratri, rastrelli, campanacci per il bestiame, accette, gerle e attrezzi da falegname sono nel deposito attrezzi adiacente alla stalla. Al primo piano sono stati ricostruiti la caneva, un locale uso dispensa e cantina, e la cucina. Qui sono stati collocati la madia per la farina e i cassettoni per la biancheria domestica. Su tavolo, secchiaio, rigorosamente di marmo locale, camino e scansie varie si trovano utensili e stoviglie d’uso quotidiano. «Pochi perché all’epoca la vita era frugale e la cucina è stata ricreata come se non fosse mai stata abbandonata». All’ultimo piano il fienile dove si sono le “arele” per i bachi da seta, la camera da letto della suora che insieme a Giuseppe Nascimbeni, ha fondato l’ordine delle Piccole Suore, e la camera dei ricordi. Nella prima ci sono letto, inginocchiatoio e armadio con i vestiti della venerabile, nell’altra strumenti musicali d’epoca e foto della Castelletto che fu. «Volevamo realizzare un qualcosa che fosse al servizio della carità locale», spiega suor Gianandreina Todesco, superiora dell’Ordine. «C’era la casa di madre Maria Mantovani. Di un edificio così o si fa un santuario o un luogo pubblico. Il santuario c’è già così abbiamo voluto qualcosa che ricordasse la vita, la cultura, l’ambiente di quel periodo, epoca durante la quale si è formata la vocazione della nostra fondatrice». Il museo è visitabile su prenotazione. Per informazioni rivolgersi a Uffici anagrafici del Comune, 045.6589500. Iat 045.6589510 oppure 045.6589111. E.mail:centrostudi@pssf.it.