giovedì, Aprile 25, 2024
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Maggioranza compatta: il Comune ora non fa più parte dell’ente presieduto da Frau. Meschi: «Non sa gestire i problemi del lago, a partire dai livelli»

La Comunità non è più qui

Il sindaco Pietro Meschi, infastidito per la fuga di notizie relativa alla lettera inviata al Comune dalla Comunità del Garda e anticipata matedì su queste pagine, quella stessa sera ha fatto un’ampia premessa in apertura del consiglio comunale prima di illustrare i motivi che hanno portato alla decisione di uscire dalla Comunità stessa.Il documento in questione, tre fitte pagine dattiloscritte con la firma del presidente della Comunità del Garda Aventino Frau – già fatto inserire tra gli atti dei consiglieri comunali nei giorni scorsi in vista della seduta di martedì – è la risposta dell’ente a una precedente lettera del sindaco Meschi, nella quale si annunciava l’uscita di Bardolino dall’ente interregionale di Gardone Riviera. Frau nel testo, indirizzato per conoscenza anche ai sindaci dei Comuni di Desenzano del Garda, Lazise e Riva del Garda, difende a spada tratta la Comunità del Garda avanzando tutto il suo rammarico per la defezione del Comune veronese, dopo un’adesione durata 32 anni.«Non credo sia stato Frau a divulgare la lettera ma penso che sia uscita da qui», ha detto rivolgendosi all’assemblea il primo cittadino.«Chiunque sia stato, lo dico con rammarico», ha proseguito il sindaco Pietro Meschi, «non ha assolto i suoi doveri visto che una lettera tra due rappresentanti di enti doveva avere la riservatezza d’ufficio».Chiusa la precisazione, il primo cittadino ha ampiamente illustrato i motivi che hanno spinto l’amministrazione comunale ad uscire dalla Comunità del Garda. «Siamo stati in passato uno dei paesi che ha maggiormente sostenuto l’ente interregionale, tanto da arrivare nei primi anni Ottanta a promuovere la Favola del Garda, iniziativa che coinvolse tutte le scuole del Benaco», ha detto. Tale cammino con il passare degli anni si è rallentato fino ad arrivare al fuggi fuggi dei comuni rivieraschi veronesi dall’ente. Sulla sponda veronese, infatti, solo sola Garda, Torri e Brenzone sono ancora soci dell’ente. Ed ecco i motivi che hanno spinto l’amministrazione alla guida di Bardolino ad abbandonare a sua volta la Comunità. In primo luogo c’è il fatto che i sindaci del più grande lago d’Italia hanno deciso di fare sinergia sui problemi connessi alla loro specificità territoriale. Questi obiettivi non possono, secondo Meschi e la sua maggioranza, coincidere con quelli dei centri dell’entroterra. Ma non solo. Ciò che non è concepibile da parte di Bardolino è che nella Comunità del Garda siedano la Provincia e la Camera di commercio di Mantova. «I comuni mantovani hanno tutto l’interesse a farne parte perché sono interessati ai livelli del lago e all’acqua da erogare per irrigare i loro terreni agricoli», ha spiegato il sindaco nell’ampia relazione, «ma mentre in agricoltura si può decidere di cambiare tipo di coltivazioni, invece i paesi del lago non possono fare a meno dell’acqua. Questa è una polemica che dura ormai da 40 anni e alla fine gli unici risultati sono arrivati solo per interesse dell’allora senatore Umberto Chincarini. Chi è stata latitante è proprio la Comunità del Garda. In generale vale quindi la pena di far affondare la Comunità, siamo pronti però a rientrare se cambieranno gli obiettivi della stessa».Questa decisione non ha trovato d’accordo il capogruppo di minoranza Lauro Sabaini, che ha invitato il sindaco a rimandare il recesso: «Tanto più che dovremo pagare anche per il prossimo anno la quota di adesione, che è pari a circa 20mila euro». Con il gruppo di maggioranza però, più che mai compatto nel votare l’uscita del Comune dalla Comunità del Garda, si è schierato anche il rappresentante di minoranza Walter Calicante.

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