venerdì, Aprile 19, 2024
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Proseguono i lavori di recupero che mettono in evidenza le variazioni nei secoli dei livelli delle acque del Garda

La Dogana Veneta svela nuovi segreti

Oltre un metro sotto il livello del pavimento emersi quattro cancani lapidei nei pilastri fronte lago che reggevano i portoni e più in profondità le palificazioni veneziane Alla riscoperta della duplice funzionalità, nell’arco storico, della Dogana Veneta. Nel corso dei lavori per il recupero statico e funzionale di quella che un tempo era la «fabbrica», sono emersi a una profondità di un metro e venti centimetri dalla quota del pavimento, quattro cancani lapidei inglobati nei pilastri fronte lago, che reggevano gli originali portoni lignei a protezione delle merci ammassate entro la Dogana. Una testimonianza di come l’originale arsenale-darsena, pur confermando con l’avvento della Serenissima Repubblica (1405) la funzionalità militare, cioè ospitando una flottiglia, divenne sempre più specificatamente fondaco, ovvero magazzino civile. «Per la verità la loro presenza era prevista», dice l’architetto Giorgio Ugolini, «ma non esattamente la loro quota di imposta valutata a un livello più alto, a dimostrazione delle notevoli modifiche altimetriche registrate dal livello delle acque del lago per le più svariate ragioni». Ma le scoperte non finiscono qui. Con la realizzazione di micropali di sottofondazione delle arcate fronte lago sono state intercettate le antiche palificazioni in legno veneziane. «Una ulteriore conferma di quanto ipotizzato», sottolinea l’ingegner Edoardo Ottoboni, «di quanto ipotizzato nell’analisi storica, allegata al progetto di recupero della Dogana, redatta dall’architetto Giorgia Strabbioli». Una serie di lavori, seguiti con attenzione dalla Sovrintendenza, con impegnata la ditta Geoedil srl di Brescia, certificata per l’esecuzione di fondazioni speciali, che ha provveduto a collocare otto micropali in corrispondenza delle arcate nord e sud, disposti a cavalletto al di sotto delle murature, fino a raggiungere la profondità di 24 metri circa. «Infatti sotto a tale quota», puntualizza Ottoboni, «il terreno in prevalenza costituito da un impasto di limo e acqua, denota discrete caratteristiche meccaniche, grazie a una diminuzione della componente limosa a vantaggio di quella sabbiosa e un maggior addensamento conseguente al peso degli strati sovrastanti». Tutto come previsto dalla dettagliata indagine geologica e geotecnica dello studio del geologo Lino Munari? «Esattamente. Tanto che per l’esecuzione dei pali di piccolo diametro costituiti», precisa l’ingegnere di Villafranca, «da un’armatura tubolare in acciaio del diametro di circa 130 millimetri, infissa preventivamente nel terreno e successivamente inglobata in un getto di boiacca di sabbia e cemento, è stato necessario dapprima eseguire una carotazione, con punte di Widiam, delle murature in pietra che raggiungono la profondità di circa 5,50 metri. Appunto da qui fino, alla profondità di sei metri sono state intercettate le antiche palificazioni in legno veneziano. Ora», aggiunge Ottoboni, «stimao prosegendo con le palificazioni anche in corrispondenza delle arcate fronte lago, dove presumibilmente, in conseguenza dei maggiori carichi gravanti sulle fondazioni, sarà necessario raggiungere la profondità di ben 30 metri». Di fronte a quelle che vengono considerate “emergenze archeologiche” e che allungano i tempi degli interventi e di conseguenza il carico dei costi, l’Amministrazione comunale si trova nella necessità di reperire nuovi fondi puntando in particolare su enti pubblici e privati. Chiaramente c’è, tanto per fare un esempio, il dovere-obbligo di rendere leggibili i pilastri, che sorreggono le arcate fronte lago, almeno fino alla quota dei cancani recentemente emersi. «Per consentire questo obiettivo», sostiene Ugolini, «il progetto prevede di affondare il serramento fino a quota “archeologica” di meno 1,20 metri circa, visualizzando così i pilastri murari fino alla loro originaria quota di imposta. Naturalmente il pavimento della Dogana, a quota 0, risulterà distaccato, sia all’interno che all’esterno della fabbrica, dai pilastri murari, così da rendere evidente la dinamica edilizia e funzionale dell’edificio e del suo intorno immediato».

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