venerdì, Marzo 29, 2024
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Il giardino del Benaco, una pagina dimenticata. Un articolo rievoca il passato e la passione del dottor Ferrari il farmacista del Vate, che si impegnò per valorizzare il verde

La Gardone fiorita è ormai un ricordo

Gardone Riviera anni ’70 torna in un documentato articolo di Giuseppe Silvestri che aveva incluso la bella località gardesana nel gruppo di stazioni climatiche d’Italia da primato, di cui stava scrivendo. Il giornalista intervistò, fra gli altri, il farmacista dottor Mario Ferrari, console del Touring Club Italiano e attivo nell’Ente autonomo per la stazione climatica (così si chiamava allora l’Azienda di promozione turistica) per abbellire sempre più Gardone con alberi e fiori ovunque fosse possibile. Ferrari era titolare della «Farmacia Internazionale» di piazzetta Wimmer, presso l’imbarcadero, poco distante dall’Agenzia viaggi di Achille Molinari (altro benemerito della fortuna turistica gardonese). Era «l’appassionato alfiere della campagna intesa a trasformare il verde centro lacustre, immerso nei rigogliosi giardini, in una tavolozza smagliante di fiori dai mille colori. Egli voleva – e poneva – fiori ovunque: sulla passeggiata del lungolago, prima di tutto; nei vialetti alberati; sui muri e le ringhiere che cingevano i parchi lungo le strade; agli ingressi degli alberghi e delle pensioni; ai balconi e alle finestre delle case; presso le porte dei negozi. Colori vividi nelle aiuole esposte al sole, colori più smorzati nelle zone ombrose; oleandri rossi e bianchi specchiantesi nelle acque verdazzurre del lago; ortensie, azalee e in primavera, gladioli e dalie fantasiose sino al tardo autunno, molte rose in ogni stagione». La festosità dei colori fu rilanciata negli anni ’50 per rompere la monotonia del verde «dei densi parchi», con alberi magnifici, meritevolmente creati in epoca mitteleuropea, dal 1885, e che ancora oggi costituiscono uno dei grandi pregi ambientali di Gardone Riviera, anche se qua e là abbastanza trascurati. Il dottor Ferrari pensò che proprio la tavolozza floreale potesse costituire un nuovo motivo di richiamo per gli ospiti stranieri; e così fu in effetti. All’epoca Gardone usciva da un «periodo di stanca» e i turisti, soprattutto stranieri, non erano tornati ad affollare le sponde del Garda. Il dottor Ferrari ricordò al giornalista che, dopo la prima guerra mondiale, quando «le stagioni turistiche si capovolsero (in precedenza l’arco stagionale era invernale, non estivo) si volle fare di Gardone un centro climatico tra i più ridenti e accoglienti d’Italia, tanto che nel giro di pochi anni si vinsero tre primi premi nei concorsi banditi tra i Comuni fioriti. Pittori e fotografi andavano a gara nel ritrarre gli aspetti più suggestivi; si fece un grande lancio di cartoline illustrate e delle migliori fotografie ingrandite ci si servì per la propaganda sulle vetture ferroviarie dei treni internazionali». E quelle fotografie erano talmente belle che molte sparirono, benché sotto vetro, rubate dai viaggiatori. L’attivo farmacista, innamorato di Gardone, «dalle alchimie delle erbe salutari era passato agli impasti di colore degni del più estroso pittore». E mostrò al giornalista Silvestri gli straordinari effetti di aiole e di viali alberati di oleandro rosso sulla passeggiata per il Casinò, le cascate di rose, «le grandi macchie di gialle forsizie lungo la via Roma che sale al municipio, la disposizione delle aiuole sul lungolago». Da buon umanista il farmacista lasciò testimonianza scritta di tanto impegno: «I ligustri innestati a serenella lungo il viale di Barbarano, rappresentano un riuscito tentativo di lieta fioritura arborea, ben noto agli intenditori d’Italia ed anche all’estero. Le petunie a gran fiore sui tronchi degli oleandri, le rose arrampiacanti e rifiorenti disposte ad ombrello e le clematidi, che incoronano di vivaci corolle, i portalampade formano da lunghi anni una inconfondibile nota caratteristica del lungolago e continuano nel loro linguaggio a dare il benvenuto ai graditi ospiti, ed offrono un sempre nuovo e interessante e ricercato materiale illustrativo alle riviste di floricoltura italiane e straniere». Una cultura dimenticata. E pensare che a Gardone Riviera, già all’inizio del Novecento, nel periodo mitteleuropeo, si celebrava la Festa dei fiori. Le rose «rampicanti e rifiorenti sui lampioni del lungolago» sono state sradicate un decennio fa, e per fortuna nuovi roseti sono stati da poco posti a dimora. E le superstiti aiuole non godono più la cura di personaggi come il dottor Mario Ferrari, anche se ai giorni nostri non mancano botanici e agronomi. È stata distrutta anche la parete fiorita della stessa casa Ferrari che il farmacista aveva creato con intelligente competenza, caratterizzando la stessa piazzetta Wimmer. Alla cultura del verde e dei fiori si è sostituita quella del cemento. Rimane da dire che con il dottor Ferrari fu attivo, nell’arricchimento della natura gardonese, il dottor Arturo Hruska, creatore di quel giardino botanico che a metà degli anni Ottanta venne ceduto a privati, per una cifra non rilevante rispetto all’importanza del bene (450 milioni), senza che il problema dell’acquisizione pubblica fosse discusso in Consiglio comunale, come era stato richiesto, per garantire la continuità e il godimento di un «monumento verde», diventato parte integrante dell’immagine di Gardone Riviera. Il dottor Mario Ferrari, nato a Carpi nel 1876, morì a Gardone Riviera nel 1970. Dopo la laurea a Bologna in farmacia e in chimica, si specializzò in botanica, trasferendosi quindi in Germania dove lavorò alla Bayer e poi a Napoli, direttore degli stabilimenti Cirio. Prima di aprire farmacia a Gardone Riviera in piazza Wimmer, nell’edificio di fronte all’imbarcadero, fu anche direttore del laboratorio di analisi Carlo Erba di Milano. Per i suoi meriti di botanico venne nominato socio onorario dell’Italia fiorita. Fu in stretto rapporto con Gabriele d’Annunzio il quale, nei primi anni ’20, frequentò molte volte il salotto della «Farmacia Internazionale». Il poeta soprannominò il dottor Ferrari «Pharmacòpola» e «Gardenio», per la passione nel coltivare i tropicali arbusti sempreverdi dal profumatissimo fiore bianco che, nel suo splendore, non dura più di tre giorni, e suggerisce l’impermanenza della bellezza. Un giorno così lo ringraziò: «Una gentilezza silenziosa, per settimane e settimane, ha posto sopra la mia tavola irta di pensieri e di crucci il voluttuoso candore delle più belle gardenie di Lombardia. Vorrei donarle la pagina che scrissi per l’ultima gardenia piccola e triste . Esanime e giallastra, è ora sepolta ne’ Fioretti de’ rimedi contro fortuna».

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