Venerdì 20 aprile alle 20.30 Prima dell’opera La Gazza ladra di Gioachino Rossini, per la regia di Damiano Michieletto.

La Gazza ladra torna dopo oltre un secolo al Teatro Filarmonico di Verona

17/04/2012 in Senza categoria
A Verona
Di Luca Delpozzo

Al suo debut­to alla direzione dell’Orchestra are­ni­ana dal podio del Filar­mon­i­co Gio­van­ni Bat­tista Rigon.  Le scene sono di Pao­lo Fan­tin, i cos­tu­mi di Car­la Teti, light­ing design­er Pao­lo Maz­zon, alles­ti­men­to di di Verona e Rossi­ni Opera Fes­ti­val di Pesaro. L’opera repli­ca per 4 date: domeni­ca 22, mart­edì 24, giovedì 26 e domeni­ca 29 aprile 2012.   Grande atte­sa per questo tito­lo assente da Verona dal­la pri­mav­era del 1824, dove vide la sua uni­ca edi­zione al Teatro Filar­mon­i­co.  “La mia Gaz­za ladra alle stelle. Io non mi ricor­do un fanatismo sim­i­le. Prin­cip­ia con una Sin­fo­nia tal­mente div­ina che incon­trò tut­ti, ques­ta era inter­se­ca­ta con due tam­buri che dalle estrem­ità del teatro si rispon­de­vano come l’Eco. Segui­ta un pri­mo atto pieno zep­po di musi­ca da fare tre o quat­tro opere […] ma se sapeste quante not­ti ho pas­sate al tavoli­no per quest’opera, è però la più bel­la ch’io m’abbia scrit­ta, ci sono due Gran Finali, un Quin­tet­tone e un Terzet­to e tre duet­ti Intro­duzioni, 4 Cava­tine, 3 Arie ed altre Cosette e la Sin­fo­nia che come tut­ti dicono pare impos­si­bile vari­are sem­pre e sem­pre cose nuove. Il libro è bel­lis­si­mo e l’ho scrit­to con un gran trasporto”: così rac­con­ta Rossi­ni alla madre il 3 giug­no 1817, tre giorni dopo il caloroso suc­ces­so del­la sua ulti­ma sudatis­si­ma par­ti­tu­ra.  La Gaz­za ladra  opera in 2 atti del genere semi­se­rio, il cui sogget­to è trat­to dal dram­ma La Pie voleuse ou La Ser­vante de Palaiseau di Théodore Badouin d’Aubigny e Louis-Charles Caig­niez, viene com­pos­ta da Gioachi­no Rossi­ni, con libret­to di Gio­van­ni Gher­ar­di­ni, per la sta­gione di pri­mav­era del 1817 del Teatro alla Scala di e qui viene rap­p­re­sen­ta­ta per la pri­ma vol­ta il 31 mag­gio del­lo stes­so anno con enorme suc­ces­so. Una popo­lar­ità che questo tito­lo rossini­ano mantiene soltan­to per poco più di un decen­nio, per poi cadere nell’oblio fino alla sec­on­da metà del Nove­cen­to e tutt’oggi viene rap­p­re­sen­ta­ta rara­mente. Soltan­to la sua cele­ber­ri­ma Ouver­ture ha godu­to nei sec­oli di grande for­tu­na nel reper­to­rio sin­fon­i­co. Il reg­ista Dami­ano Michielet­to resti­tu­isce a questo tito­lo la dimen­sione fan­ta­siosa tipi­ca­mente rossini­ana: “Vole­vo che la gaz­za fos­se una pre­sen­za più impor­tante, che non il sem­plice uccelli­no  che prende la posa­ta e non si vede più: se dà il tito­lo all’opera deve essere qual­cosa di più inter­es­sante. Ecco il moti­vo per cui ho reso la gaz­za una ragaz­za.” L’uccello è imper­son­ato da un’acrobata, una bam­bi­na che all’inizio dell’opera prende il volo. “Ma è appun­to un volo metafori­co, per entrare nel mon­do dei sog­ni.” La sce­na idea­ta come uno spazio dram­matur­gi­co è carat­ter­iz­za­ta da un’architettura di tubi, fino alla piog­gia cupa ed al sim­bol­i­co tap­peto d’acqua del sec­on­do atto, che rap­p­re­sen­tano l’isolamento del per­son­ag­gio di Ninet­ta in pri­gione. Il pal­cosceni­co non res­ta alla­ga­to fino alla fine dell’opera ma l’acqua defluisce piano piano, assec­on­dan­do la nar­razione. A questo propos­i­to il reg­ista Dami­ano Michielet­to dichiara “Sono un reg­ista: devo rac­con­tare una sto­ria. Poi la nar­razione si arric­chisce di visioni, di sim­bolis­mi di estet­i­ca, di impat­ti cro­mati­ci, di idee scenogra­fiche….. ma sen­za mai perdere di vista che tut­to ciò è al servizio di un rac­con­to.” In sce­na voci al loro debut­to al Filar­mon­i­co: Omar Mon­ta­nari come Fab­rizio Vin­gra­di­to, Mario Zef­firi è Gian­net­to, Majel­la Cul­lagh Ninet­ta, Rober­to Tagli­avi­ni Fer­nan­do Vil­l­a­bel­la e Mir­co Palazzi Got­tar­do. Ritor­nano sul pal­co del Teatro veronese Gio­van­na Lan­za nel ruo­lo di Lucia, Ele­na Tra­ver­si nel per­son­ag­gio Pip­po e Iorio Zen­naro nei pan­ni di Isac­co. Al debut­to anche le voci di Cosi­mo Panoz­zo Anto­nio, Gocha Abu­ladze Gior­gio e Mat­teo Fer­rara nel duplice ruo­lo di Ernesto e Il Pre­tore.    Giovedì 19 aprile alle ore 16.30 tut­ti gli Under 30 pos­sono assis­tere a soli 5 € alla pro­va gen­erale de La Gaz­za ladra al Teatro Filar­mon­i­co. Pre­cede la pro­va la con­feren­za-con­cer­to di appro­fondi­men­to in Sala Filar­mon­i­ca alle ore 15.00 tenu­ta dal M° Fabio Fapan­ni, Diret­tore musi­cale di pal­cosceni­co del­la Fon­dazione Are­na di Verona. L’iniziativa rien­tra nel prog­et­to Antepri­ma Gio­vani.     ARGOMENTO Atto pri­mo   Ampio cor­tile del­la casa di Fab­rizio I famigli del­la casa e gli abi­tan­ti del vil­lag­gio fes­teggiano l’annunciato ritorno dal­la guer­ra di Gian­net­to, figlio del ric­co fit­tavo­lo Fab­rizio Vin­gra­di­to; men­tre si prepara alle­gra­mente la men­sa, tra lo spas­so gen­erale una gaz­za, nel­la sua gab­bia, ripete più volte il nome di Pip­po, gio­vane con­tadi­no alle dipen­den­ze di Fab­rizio. Dopo aver inneg­gia­to al vino, Fab­rizio con­fi­da alla moglie Lucia il pro­prio deside­rio di vedere Gian­net­to sposo di Ninet­ta, una ragaz­za al loro servizio; Lucia, però, non pro­va alcu­na sim­pa­tia per la povera ser­va e anzi lamen­ta la trascu­ratez­za del­la gio­vane che di recente ha smar­ri­to anche una posa­ta d’argento. Men­tre tut­ti sono indaf­farati all’interno del­la casa per com­pletare i prepar­a­tivi del­la fes­ta, Ninet­ta, felice per il ritorno dell’amato Gian­net­to, giunge dal­la col­li­na e viene accol­ta pater­na­mente da Fab­rizio; il loro col­lo­quio viene inter­rot­to da Lucia, sem­pre indis­pet­ti­ta per la scom­parsa del­la posa­ta. Quan­do i tre si sono allon­ta­nati, Isac­co, mer­cante e usuraio del vil­lag­gio, entra nel cor­tile per offrire le sue mer­canzie, ma incon­tra Pip­po che lo invi­ta ad andarsene. La sce­na tor­na ora a riaf­fol­lar­si: tut­ti cor­rono incon­tro a Gian­net­to che abbrac­cia com­mosso Ninet­ta, men­tre Pip­po intona un brin­disi. Quin­di Gian­net­to si reca con i gen­i­tori a far visi­ta a uno zio mala­to men­tre Ninet­ta res­ta sola per badare alla casa. La gio­vane viene rag­giun­ta da un uomo vesti­to di strac­ci nel quale riconosce subito il suo povero padre, Fer­nan­do Vil­l­a­bel­la: mil­itare da molti anni, egli è dovu­to fug­gire dal reg­g­i­men­to per­ché con­dan­na­to a morte in segui­to ad un alter­co con il suo cap­i­tano. L’arrivo di Got­tar­do, Podestà del vil­lag­gio invaghi­to di Ninet­ta, costringe Fer­nan­do ad avvol­ger­si nuo­va­mente nei suoi cen­ci per non essere riconosci­u­to. Accor­tosi di Ninet­ta, il Podestà le rin­no­va anco­ra una vol­ta le sue prof­ferte amorose; Ninet­ta lo resp­inge men­tre Fer­nan­do, che il Podestà crede un povero vian­dante, deve rimanere in dis­parte fin­gen­do di dormire. L’arrivo di un mes­sag­gio urgente costringe il Podestà a met­ter­si alla ricer­ca dei suoi occhiali. Ninet­ta ne approf­itta per con­fort­are il padre: questi le con­seg­na una posa­ta d’argento dan­dole l’incarico di vender­la e di nascon­dere il rica­va­to, che gli per­me­t­terà la fuga, sot­to un castag­no ai mar­gi­ni del bosco. Nel frat­tem­po, poiché il Podestà non riesce a trovare gli occhiali, è Ninet­ta a leg­gere il mes­sag­gio appe­na giun­to: esso con­tiene l’ordine di arrestare suo padre accusato di dis­erzione. Per sviare le ricerche però, la gio­vane cam­bia i con­no­tati pater­ni descrit­ti sul foglio. Veden­do il Podestà insidiare nuo­va­mente Ninet­ta con le sue galanterie, Fer­nan­do ques­ta vol­ta non riesce a trat­ten­er­si e allon­tana il vec­chio mag­is­tra­to che esce prof­fer­en­do oscure minac­ce. La sce­na rimane vuo­ta, men­tre la gaz­za, usci­ta dal­la gab­bia, vola sul­la tavola per rubare un cuc­chi­aio.   Stan­za ter­re­na in casa di Fab­rizio Ninet­ta vende a Isac­co la posa­ta del padre, ma uscen­do per portare il rica­va­to sot­to il castag­no viene trat­tenu­ta dall’arrivo dei padroni di casa. Con loro giunge anche il Podestà che si con­grat­u­la con Gian­net­to per le sue imp­rese mil­i­tari. Nell’imbandire la tavola Lucia sco­pre la man­can­za di un’altra posa­ta. Nonos­tante l’opposizione di Fab­rizio, il Podestà apre imme­di­ata­mente un’inchiesta e sco­pre così che Ninet­ta è figlia del dis­er­tore ricer­ca­to e che è in pos­ses­so di una som­ma di denaro di cui non riesce a spie­gare l’origine. Pip­po, che ha saputo da Ninet­ta del­la ven­di­ta del­la posa­ta ad Isac­co, lo riv­ela inno­cen­te­mente a Got­tar­do. Il Podestà, ansioso di ven­di­car­si dell’oltraggio rice­vu­to, con­vo­ca allo­ra l’usuraio che tes­ti­mo­nia di avere acquis­ta­to da Ninet­ta una posa­ta su cui era­no incise le let­tere F.V.: tut­ti sono ormai con­vin­ti che il pro­pri­etario del­la posa­ta ven­du­ta sia Fab­rizio Vin­gra­di­to, men­tre Ninet­ta, per difend­ere il padre, non può dimostrare che quelle iniziali stan­no invece ad indi­care Fer­nan­do Vil­l­a­bel­la. Tra lo sgo­men­to gen­erale, il Podestà accusa Ninet­ta di fur­to e ordi­na che sia con­dot­ta in pri­gione.     Atto Sec­on­do   Vesti­bo­lo delle pri­gioni II carceriere Anto­nio, impi­etos­i­to dal­la cat­ti­va sorte del­la povera ser­va, acconsente che Ninet­ta esca dal­la cel­la a godere del­la luce del giorno. La gio­vane lo pre­ga di chia­mare Pip­po con cui vuole con­fi­dar­si. Nel frat­tem­po Gian­net­to, scon­volto dal sospet­to che Ninet­ta sia colpev­ole, riesce a ottenere dal carceriere un col­lo­quio con la reclusa: a lui Ninet­ta procla­ma il suo amore e la sua inno­cen­za, ma insieme affer­ma di non vol­er­si difend­ere davan­ti al tri­bunale per non dan­neg­gia­re una per­sona già dura­mente col­pi­ta dal des­ti­no. La fan­ci­ul­la, infat­ti, non vuole met­tere in peri­co­lo il padre nar­ran­do come real­mente si siano svolti i fat­ti. Gian­net­to si allon­tana promet­ten­dole che ten­terà di tut­to per sal­var­la. Rimas­ta sola Ninet­ta è rag­giun­ta dal Podestà: questi cer­ca nuo­va­mente di insidiare la gio­vane alla quale promette la lib­ertà in cam­bio del suo amore. All’ennesimo rifi­u­to il Podestà si allon­tana minac­cioso, men­tre il suono dei tam­buri annun­cia l’apertura del proces­so. Dopo poco tem­po giunge Pip­po; nel­la sper­an­za di sal­vare il padre, Ninet­ta lo pre­ga di prestar­le tre scu­di e di nascon­der­li sot­to il castag­no con­venu­to, pri­ma di sera. Quin­di, pre­sen­ten­do la sua con­dan­na, Ninet­ta gli con­seg­na un anel­lo per Gian­net­to e lo salu­ta con com­mozione.   Stan­za ter­re­na in casa di Fab­rizio Lucia, che ha sem­pre incol­pa­to Ninet­ta, è pre­sa dal dub­bio e dal rimor­so. La don­na si imbat­te in Fer­nan­do, angos­ci­a­to per non aver anco­ra trova­to, sot­to il castag­no, il denaro nec­es­sario per la fuga; venu­to a sapere da Lucia che la figlia è ingius­ta­mente imp­ri­gion­a­ta, Fer­nan­do decide di cos­ti­tuir­si pur di sal­var­la.   Sala del tri­bunale I giu­di­ci pro­nun­ciano la sen­ten­za di morte per Ninet­ta e a nul­la vale l’intervento di Gian­net­to che vor­rebbe con­vin­cer­la a sve­lare il suo seg­re­to. Fer­nan­do allo­ra si fa largo tra la fol­la e si cos­ti­tu­isce implo­ran­do la salvez­za del­la figlia. Il suo inter­ven­to, però, giunge trop­po tar­di: la sen­ten­za è sta­ta già emes­sa e non può essere mod­i­fi­ca­ta. Ninet­ta viene con­dot­ta al pat­i­bo­lo e Fer­nan­do in pri­gione.   Piaz­za del vil­lag­gio Lucia esce dal­la chiesa dove ha pre­ga­to per la salvez­za di Ninet­ta. Quan­do la piaz­za rimane deser­ta giunge Ernesto, mil­itare e ami­co di Fer­nan­do: egli è in cer­ca del Podestà per comu­ni­car­gli che il Re ha con­ces­so la grazia e la lib­ertà a Fer­nan­do. Pip­po, che ha appe­na nascos­to il denaro sot­to il castag­no, si imbat­te in Ernesto e gli indi­ca la casa del Podestà. Una vol­ta solo, Pip­po con­ta le mon­ete che gli sono rimaste e quin­di viene rag­giun­to da Anto­nio; men­tre i due stan­no con­ver­san­do, sot­to i loro occhi la gaz­za ruba una mon­e­ta a Pip­po volan­do poi sul cam­panile; entram­bi si pre­cip­i­tano a recu­per­are la mon­e­ta, quan­do nel­la piaz­za pas­sa il cor­teo che con­duce Ninet­ta al sup­plizio. Nel frat­tem­po, però, Pip­po e Anto­nio sco­prono sul cam­panile le due posate scom­parse. Tut­ti com­pren­dono che la vera colpev­ole dei fur­ti era la gaz­za; la pro­va dell’innocenza di Ninet­ta è cer­ta e men­tre le cam­pane suo­nano a fes­ta, Gian­net­to e Fab­rizio cor­rono a fer­mare l’esecuzione. Al richi­amo delle cam­pane la piaz­za si riem­pie e giunge il Podestà. Improvvisa­mente si sente una scar­i­ca di fucili; tut­ti temono che l’esecuzione sia avvenu­ta, ma gri­da di gioia annun­ciano invece l’arrivo del car­ro cop­er­to di fiori sul quale si tro­va Ninet­ta ormai lib­era. I fucili han­no spara­to a salve in seg­no di giu­bi­lo. Ninet­ta, tut­tavia, è anco­ra tur­ba­ta per le sor­ti del padre che crede in pri­gione. Questi, invece, gra­zie ad Ernesto, è sta­to scarcer­a­to e può ora riab­brac­cia­re la figlia. Il Podestà stra­bil­ia­to rimane da parte, men­tre Lucia unisce la mano di Gian­net­to a quel­la di Ninet­ta tra l’esultanza gen­erale.     APRILE 2012 ven­erdì 20 aprile, ore 20.30 Pri­ma domeni­ca 22 aprile, ore 15.30 mart­edì 24 aprile, ore 20.30  giovedì 26 aprile, ore 20.30  domeni­ca 29 aprile, ore 15.30

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