giovedì, Marzo 28, 2024
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Una piccola strada, uscendo da Lonato, porta alla "Madona del Cuchì"...

La Madonna del cochino

Uscendo da Lonato da corso Garibaldi in direzione Brescia, sulla sinistra, prima della strada asfaltata che scende a basso e il distributore Agip, vi è una piccola stradetta che porta alla Madonna del Cochino.

In passato, verso la fine degli anni 1970 o inizio 1980, il posto era quasi abbandonato. L'affresco con la Madonnina era firmato e datato dal restauratore Ugolini Fortunato e aveva a protezione una semplice pensilina. Vi erano conservate tre tavolette “PGR” (per grazia ricevuta), una delle quali con la data 1862. Vi era poi la riproduzione in legno di una mano.

Oggi il sito è del tutto cambiato. Col passare degli anni, a protezione dell'affresco, è stato costruito un piccolo vano coperto. Le pareti sono tinteggiate in bianco. Il pavimento è in grazioso cotto.

A protezione del dipinto è stata posta una leggera cancellata. Sul lato a fronte vi è una confortevole panchetta per la sosta dei visitatori.

Ai piedi della Madonna sono posti alcuni ceri votivi: Una lampada a luce elettrica posta all'ingresso è sempre accesa. E' stata portata l'acqua potabile che sgorga da un piccola fontanella esterna.

Mi dicono che, ai lavori di costruzione di questa piccola oasi di pace, abbia molto contribuito il vicino “Progetto Arte sns” di Casari – Montini – Scalvini e vi abbia  molto lavorato il muratore Lacu Luciano.

L'affresco, oggi molto bello, è stato particolarmente rimesso a nuovo da Susi Montini che, tuttavia, ha conservata intatta, anche se restaurata, l'antica immagine della Madonnina che porta in basso la scritta: “Ad Maiorem Dei Gloriam”.

Un gruppo di persone si riunisce per recitare il Santo Rosario tutte le sere il mese di maggio e, una volta alla settimana, nei mesi successivi.

Jacopo Attilio Cenedella, nel libroXV delle “Memorie storiche lonatesi”, racconta che nel 1828, alla profondità di circa un metro, vennero alla luce due scheletri umani “col cranio tutto trapassato quasi in minuzzoli, in occasione dei lavori di scavo eseguiti nel giugno di quell'anno per portare il livello del terreno della piccola strada a quello che congiunge la statale nuova che attraversa Lonato [oggi corso Garibaldi] , inaugurata l'anno prima, con il tratto che porta alla Madonna del Cochino”.

Si fecero, racconta il Cenedella, “mille supposizioni” sulla probabile identificazione e datazione dei resti umani rinvenuti. Egli trovò attendibile ipotesi nell'attribuirli a due soldati francesi, forse condannati a morte per le loro ribalderie all'epoca della guerra  che Lodovico XII ed i suoi alleati combatterono contro la Repubblica Veneta nel 1509-1516.

Re Lodovico XII soggiornò a Lonato per 16 giorni nel giugno del 1509, in contrada Corlo, nelle casa che faceva angolo fra la porta del Corlo e la strada che allora conduceva a via Regia Antica.

Argomentando che non potevano essere francesi della guerra del 1710, quando l'esercito del Principe Eugenio di Savoia si accampò intorno a Lonato, senza entrarvi, si fece convinto che gli scheletri non potevano che risalire al 1509 quando invece re Lodovico XII entrò e soggiornò in paese.

L'anno successivo, il 1510, accaddero poi in Lonato gravi scontri fra militari francesi , acquartierati in paese, e la popolazione lonatese.

Secondo una tradizione ancora viva due secoli fa, il Cenedella ricorda che una domenica di luglio, dopo le sacre funzioni, alcuni militari francesi insultarono una ragazza  che si trovava in compagnia di coetanei, mentre tornavano alle loro abitazioni.

I giovanotti lonatesi, prendendo le difese  della loro amica, si azzuffarono con i soldati. Lo scontro degenerò poi in un vero conflitto con coltelli ed armi. La popolazione appoggiò i giovani gettando contro i rivali, prima sassate, e poi “alcune archibugiate”.

L'episodio finì con l'incendio di tutte le case del Corlo, con morti e feriti sia fra i lonatesi che i francesi.

Ricordando questi fatti il Cenedella  non ebbe dubbi sul fatto che a quel tempo, dopo gli scontri che lasciarono per molto tempo vivissima emozione negli anni, un ignoto dipinse sulle mura del paese “una bella immagine di Maria Santissima con vari Santi” alla quale si diede il nome di Madonna dei Cochino.

Questa singolare origine della denominazione avanzata dal Cenedella trova ora un fondamento nel grande dizionario della lingua italiana dell'Utet, alla voce “cochino”, dove si legge:”antiquato francesismo, sinonimo di farabutto, canaglia”. Vengono citati testi del Pucci e di Ariosto.

Questo piccolo angolo di Lonato entrato nella tradizione lonatese da tanto tempo e così amorevolmente curato da volontari, non può essere rimosso dalla memoria storica locale.

Lino Lucchini

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