giovedì, Aprile 18, 2024
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Scenari inquietanti dal convegno che si è svolto al Castello. Il magistrato Pavone: «Il silenzio è il suo alleato»

«La mafia mira al lago e ha già le sue basi»

Antonio Nicaso «Non è allarme mafia ma quasi. Sia in Veneto che sul lago di Garda». Con poche e lapidarie parole il professor Enzo Guidotto, presidente dell’Osservatorio sulla mafia in Veneto, ha stupito tutti e ha risposto alla domanda «Mafia nel Veneto: rischio o realtà?», che faceva da titolo al convegno organizzato al Castello scaligero dall’amministrazione di Torri. Accanto a Guidotto c’erano il giornalista ed esperto di mafia, Antonio Nicaso, e il sostituto procuratore della Repubblica di Venezia, Francesco Saverio Pavone. Dopo i saluti del sindaco, Giorgio Passionelli, Guidotto ha iniziato a elencare una lunga serie di arresti, atti giudiziari, fatti e personaggi che nel corso degli ultimi decenni hanno commesso attività illecite, vissuto, ma anche «infiltrato e colonizzato il territorio veneto e scaligero». Il presidente dell’Osservatorio sulla mafia ne ha avute per tutti: «Cito fatti e circostanze», ha spiegato, «perchè ciò bisogna fare per cercare di convincere la società civile a guardare a capire i grandi rischi che anche nel Veronese e sul Garda correte». «Un magnate russo», ha detto Guidotto, «ha fatto investimenti tra Desenzano e Sirmione, ha acquistato ville, coinvolto ex agenti del Kgb, spalleggiato da ‘ndranghetisti calabresi». Poi le bordate contro alcuni «amministratori locali» che hanno cercato di sminuire portata e importanza di arresti fatti dalla magistratura nei confronti di esponenti del clan camorristico Licciardi, liquidandoli come casi isolati». «Non si può dire», ha attaccato, «che riguardino poche persone perchè il fenomeno è ben radicato e lo dimostrano il riciclaggio di denaro sporco e le attività criminali collegate, ad esempio, al tessile che a Castelnuovo, a detta dello scrittore Roberto Saviano in Gomorra ma, soprattutto, del giudice Laudati, hanno avuto interessi se non epicentro».  Guidotto ha anche elencato una ventina di Comuni veronesi in cui «dimorano, sono stati arrestati o ci sono stati atti giudiziari relativi a famiglie di mafiosi». Il magistrato Pavone, che tra le proprie inchieste vanta anche quella che ha sgominato la cosiddetta «mafia del Brenta», ha rincarato la dose. «Gli amministratori locali», ha detto il giudice, «devono capire che gli investitori mafiosi riciclano il denaro in paesi tranquilli come i vostri, dov’è facile mimetizzarsi. L’errore più grande è tacere questa realtà, specie se centro turistico, per non dare l’impressione che il proprio territorio sia infiltrato dalla mafia».  Ancora: «Al nord c’è omertà», ha detto, «e, da pubblico ministero, non ho mai ricevuto segnalazioni di banche su movimenti di denaro sospetti. La gente non collabora».  L’invito finale è rivolto a tutti: «Meditate perchè, con il silenzio, si sviluppa il radicamento della mafia anche sul Garda e nel Veronese».

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