giovedì, Aprile 25, 2024
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Nella Sala dei Provveditori la presentazione del romanzo frutto della collaborazione tra Marisa Strada e Attilio Mazza. «Il mostro e il mago» a metà strada tra l’inchiesta poliziesca e la ricerca storico-letteraria

La morte di D’Annunzio? Un giallo

Il giallo della morte di Gabriele d’Annunzio, avvenuta la sera del 1 marzo 1938, sarà dibattuto domani alle ore 18 nella Sala dei Provveditori del Palazzo comunale di Salò. L’occasione è fornita dalla presentazione del romanzo «Il mostro e il mago», edito da Starrylink. Gli autori sono Marisa Strada, scrittrice e docente all’Università di Ca’ Foscari di Venezia e il gardesano Attilio Mazza, che al poeta ha già dedicato una trentina di saggi. Si tratta dell’ultimo incontro del ciclo «Invito alla lettura», una iniziativa dell’assessorato alla cultura e della biblioteca civica.L’opera si propone come un’inchiesta, al contempo poliziesca e storico-letteraria, al confine tra rappresentazione e dimostrazione: segue il metodo della ricostruzione indiziaria per scoprire, al disotto delle apparenze pubbliche, la sostanza della verità enigmatica. I segreti e i misteri riguardano la vita e la morte di d’Annunzio.Il titolo sintetizza, simbolicamente, il tessuto dell’interpretazione, ma è anche suggerito da una lettera, scritta a Luisa Bàccara, nell’Assunta del 1933, in cui si legge: «Ho mandato, proprio ora, un lampo di felicità a un poeta tedesco che desiderava di vedere da vicino il mostro! Un mostro che sa fare il mago».Nel romanzo l’inquirente è uno studioso di d’Annunzio, tormentato dall’impossibilità di cogliere la verità segreta nell’oceano dei documenti e delle testimonianze, e nel mito carnevalesco dalle molte e incompatibili maschere. Tanti indizi lo portano a ritenere falsa la spiegazione ufficiale della sua morte, e a dubitare che molti segreti occultino la verità. Una circostanza occasionale determina l’incontro tra l’inquirente e il secondo protagonista del romanzo, individuo portavoce di filosofie orientali e dotato di poteri extrasensoriali, a sua volta interessato a d’Annunzio per gli aspetti sciamanici e occultisti.La collaborazione tra i due sviluppa il rapporto tra metodi di conoscenza e tra visioni della vita, scandendo la vicenda in momenti di evoluzione spirituale. L’inchiesta si sviluppa parallelamente in fasi di scoperta, ciascuna costitutiva di un capitolo, e ambientata in uno spazio (fisico ed emblematico) della Prioria del Vittoriale, vero castello dei fantasmi e delle maschere dannunziani, sullo splendido sfondo del lago di Garda. Ci si muove dalla stanza del lebbroso, dove avviene l’iniziazione, a quella di Leda, luogo dell’eros divino e della voracità sessuale, dalla biblioteca (i libri, il mistero) alla farmacia della Zambracca, luogo della «malattia segreta» e dei veleni.L’inchiesta procede sia con il metodo analitico e deduttivo sia con l’intuizione e l’immaginazione, potenziate da percezioni extrasensoriali. Pertanto il d’Annunzio sciamano e amatore, il d’Annunzio malato e, infine, morente sono da una parte oggetto di ricostruzione documentaria e discussione, dall’altra di rappresentazione diretta ed emotiva. Vengono pure esaminate le possibilità di una morte violenta, proprio nell’ultimo giorno di carnevale.Il romanzo è sostenuto da un’autentica e completa documentazione, non priva di novità, ma si propone anche alla lettura di chi ama le trame poliziesche, e dei curiosi di misteri, passioni, intrighi, prospettive ignote.L’anno prossimo ricorreranno i 70 anni della scomparsa del poeta. «Cinque minuti dopo le 20 del 1 marzo ’38 – ricorda Annamaria Andreoli, presidente del Vittoriale, nel suo libro ‘Il vivere inimitabile’, edito da Mondadori – D’Annunzio muore per commozione cerebrale, mentre è seduto al tavolo di lavoro. Si trova nella stanza che ha battezzato Zambra (camera, in antico veneto), lo studio-spogliatoio dove campeggiano i cavalli di Helios, due grandi gessi fidiaci. Ha previsto da anni la morte senza agonia, che considera l’ultimo dono della vita».

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