venerdì, Aprile 19, 2024
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L’amministrazione si trova a un bivio, il valore sul mercato della struttura militare (400 mila euro) è troppo elevato. Il sindaco: « Bene importante ma il nostro bilancio è piccolo»

La polveriera sarà messa in vendita

Una polveriera a tre piani, di trecento metri quadri ognuno, una presenza storica scandita per oltre cent’anni sul territorio di Rivoli Veronese (per buona parte del tempo a fungere da deposito di polveri e munizioni), un valore culturale aggiunto di grande rilievo (la realizzazione si fa apprezzare anche per la pietra locale utilizzata nella costruzione ed i continui richiami lignei che rivestono le pareti ed i soffitti interni ). Ma è un bene storico che rischia, oggi come oggi, di essere sottratto alla collettività locale e di cambiare proprietario. Se non interverranno fattori nuovi rispetto all’orientamento, nemmeno troppo velato, dell’amministrazione centrale di Roma che ha indicato nella polveriera di Rivoli Veronese, uno dei tanti beni militari da poter dismettere sul territorio nazionale. In pratica, la polveriera sarà posta in vendita e ceduta al miglior offerente: alla stregua di un qualsiasi altro bene privato. Un’operazione commerciale, che verrà portata avanti, per il tramite del ministero della Difesa, dalla società Consap (concessionaria servizi assicurativi pubblici Spa). L’allarme arriva dal primo cittadino di Rivoli Armando Luchesa, che si dice allertato e preoccupato per quanto potrebbe accadere da qui ai prossimi mesi. Precisa il sindaco:» Per noi la polveriera è un pezzo importante di storia ed un biglietto da visita irrinunciabile, un monumento a tutti gli effetti, che rappresenta non solo il nostro paese ma la stessa Valdadige.» «Le avvisaglie», continua il primo cittadino, «che facevano presupporre uno scarso interessamento al recupero della polveriera si erano già manifestate più di una volta. Le nostre sollecitazioni di intervento di manutenzione e di ristuttrutturazione erano cadute, infatti, nel nulla, anche se, nell’ultimo periodo il Genio militare di Verona, che gestisce per conto di quello di Padova il primo intervento si era reso disponibile ad operare.» «In precedenza», precisa il sindaco, «i pochi e urgenti interventi realizzati erano stati realizzati dallo stesso Comune di Rivoli. Più che altro ci siamo attivati perché il degrado non arrivasse a limiti di precarietà assoluta. Ci siamo adoperati per tamponare qualche infiltrazione sul tetto (che avrebbe danneggiato l’interno della polveriera) ed abbiamo sistemato i vetri (per impedire l’ingresso di volatili e dell’acqua). Cose, insomma, di ordinaria manutenzione. Certo che, poi, siamo rimasti sorpresi e senza parole quando la società Consap Spa ha quantificato in quattrocentomila Euro (settecentocinquantacinque milioni di vecchie lire) il valore di mercato della polveriera.» «Come dire», continua il sindaco, «che l’alternativa è tra il prendere oppure il lasciare. Appare ovvio precisare che per il Comune di Rivoli il prendersi un onere così elevato è il preludio alla rinuncia. » «Difficile se non impossibile», ammette il primo cittadino, «che un bilancio come il nostro consenta di sostenere l’acquisizione diretta del bene. Il mio appello è proprio a quegli organi politici che hanno deciso la dismissione di questo bene. E’ una riflessione che dovranno pur fare.» «Un suggerimento, prosegue sconsolato il sindaco, «è quello di verificare, prima di decidere il cambio di proprietà, i programmi di ogni istituzione territoriale. Potrebbero esserci degli Enti non interessati a mantenere un bene per certi versi, solo simbolico. L’invito è di proporre eventuali cessioni in quella direzione.» «Per quanto riguarda noi», aggiunge Luchesa, sappiamo benissimo come utilizzare la polveriera. Diventerebbe una struttura a disposizione dei turisti (con un portale illustrativo della Valdadige) ma anche luogo deputato ai convegni e alle conferenze». E conclude: «Mi sembra che, peraltro, sulla scelta fatta dal ministero della Difesa, ci sia una contraddizione di fondo. Una legge del 1939, la numero 1089, diventato decreto legislativo 490/99, vincola i beni storicoartistici. Di fatto,invece, con questa scelta si vuole addirittura commercializzare il bene. Una decisione quasi da non credere». «Comunque spero che ci sia un’inversione di tendenza, che subentrino fattori in grado di cambiare gli orientamenti dell’amministrazione centrale di Roma. Altrimenti dovremmo fare di necessità virtù e di cedere al miglior offerente questo gioiello dell’architettura militare»

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