giovedì, Aprile 25, 2024
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E così sulla strada del Ponale, in quanto «strada», è calata la più classica delle pietre sepolcrali.

La Ponale cancellata: scoperto l’ovvio con due anni di ritardo

E così sulla strada del Ponale, in quanto «strada», è calata la più classica delle pietre sepolcrali. Nella giornata di martedì, al termine di un incontro tecnico fra il comitato Cis (che si era attivato per un utilizzo pedonale e cicloturistico del vecchio percorso veicolare dismesso da una dozzina d’anni) e gli assessori provinciali Berasi e Casagranda, si è stabilito, come recita testalmente una nota dell’Ufficio Stampa della Giunta, che «l’unica possibilità a questo punto obbligata a meno che non venga davvero e definitivamente chiusa – è quella di classificare la vecchia strada Ponale come sentiero, percorribile da chiunque, come fosse un sentiero di montagna, senza una funzione specifica».Per arrivare a questa conclusione ci sono voluti una perizia geologica e un paio d’anni di tante chiacchiere. Ma allo stesso risultato c’eravamo arrivati, armati soltanto di logica, il 15 giugno del 1999, quando su questo giornale scrivevamo letteralmente: «Non troveranno mai nessun geologo che sottofirmi la sicurezza della Ponale (per le bici e i pedoni) se non dopo aver prescritto tutta una serie di lavori e di interventi che sono esattamente gli stessi che a suo tempo, per il loro costo proibitivo, hanno fatto preferire la realizzazione del tunnel e della nuova strada per la valle di Ledro».E scrivevamo, ancora: «I comitati hanno tre sole cose da fare. Primo: impuntarsi affinchè la strada venga letteralmente cancellata e trasformata in un terreno demaniale qualsiasi; dove è ovvio che ci si può avventurare, ma a proprio rischio e pericolo. Secondo: chiedere, astutamente, misure di sicurezza per la Gardesana Occidentale (che diventerebbero di riflesso misure a protezione del territorio, non più strada, sovrastante). Terzo: invitare le associazioni turistiche (che di soppiatto già reclamizzano la Ponale come fosse una vera ciclabile) a formare una società ad hoc per la manutenzione ordinaria non della strada (che come abbiamo visto dovrebbe sparire dalle mappe), ma del territorio, diventato una specie di terra di nessuno…»Per cogliere il primo dei tre suggerimenti (che era di un’ ovvietà sconcertante) si sono persi inutilmente due anni. Per il secondo c’è da sperare che il progetto di un nuovo tunnel in Gardesana – che renderebbe superfluo il suggerimento – non venga preso troppo sul serio per quanto riguarda i tempi (l’esperienza insegna che sul fronte della «grande viabilità» tra il dire e il fare…ci sono di mezzo come minimo vent’anni!). Per il terzo si tratta di rimboccarsi le maniche a Riva, senza pensare (come spesso succede) che sia proprio tutto, ma tutto, compito di «mamma Provincia».

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