giovedì, Marzo 28, 2024
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In un incontro a Desenzano Verdi e comitati hanno rimarcato l’inutilità dell’opera. «Terribile l’impatto ambientale e sono troppi i limiti finanziari»

La protesta anti-Tav arriva sul Garda

Il programma della linea dell' -Venezia, secondo i Verdi e i comitati anti- accorsi ieri a Desenzano per un incontro pubblico al quale hanno partecipato anche il consigliere regionale verde della Lombardia Marcello Saponaro ed amministratori locali, «ha un limite finanziario, una progettualità carente e prospettive incerte, senza contare l'impatto ambientale e la sequela degli espropri agricoli e residenziali che ne scaturirà». Dall'intervento di Erasmo Venosi, presidente vicentino dei Verdi ed esperto in trasportistica, emerge un quadro «poco rassicurante anche sull'economicità e redditività dell'opera, e sulle modalità degli appalti». Pur senza mai pronunciare parole dirette, l'esperto ha lasciato intendere che il rischio che la malavita allunghi i propri tentacoli sugli appalti è abbastanza forte. Il movimento terra e scavi può essere utilizzato, per esempio, con subcontratti (e non subappalti) affidati da General Contractor, capofila dell'alta velocità. Questo significa, a detta di Venosi, «che non ci sarebbe bisogno di certificazioni o garanzie per impedire l'interesse della criminalità». Del resto la torta da spartire è gigantesca. Ci sono ben 17,5 milioni di metri cubi di terra da trasportare e stoccare in discarica, 112 chilometri di linea da realizzare con 8 sottostazioni, di cui il 64% in superficie, il 18% in galleria e l'11% in viadotti. Solo tra Lonato e Sirmione ci sono 7 chilometri sottoterra da costruire. Ma non sono finite qui le denunce portate alla luce ieri sera dall'incontro desenzanese. Tra il 1995 ed il 2002 il traffico su merci, ha detto ancora Venosi, è diminuito del 18% sulla linea Venezia-Tarvisio-Brennero e, di conseguenza, è aumentato della stessa percentuale quello del trasporto su gomma. «Per volere a tutti i costi la Tav – ha aggiunto – le Ferrovie dello Stato tralasciano la manutenzione di carrozze e linee, e il suo piano economico non convince: infatti il programma di interventi è stato quantificato in 160 miliardi di euro per l'intera rete convenzionale e ad alta velocità, ma si tratta di interventi minimi». È per queste ragioni che Venosi ha lanciato un appello: tenuto conto che il progetto della Milano-Verona è ancora nella fase preliminare, gli enti locali e l'opinione pubblica possono ancora far sentire la propria voce. Insomma, «non tutto è perduto». Ci sono poi «valide ragioni da mettere sul tappeto», ha continuato. Nel caso di Desenzano la nuova linea occuperebbe oltre 9 chilometri di territorio, a Lonato circa 6. C'è poi da tenere in considerare l'inquinamento acustico ed elettromagnetico, al quale i progettisti oppongono piani non molto convincenti e affidabili. E ancora, l'impatto da vibrazioni, su cui sempre i progettisti affermano di ridurlo con cuscinetti. I costi della Milano-Verona si aggirerebbero sui 5 miliardi di euro, ma, ha detto Erasmo Venosi, «i finanziamenti non ci sono perché la finanziaria ha risorse di gran lunga inferiori». «La spesa preventivata per l'intera rete dell'alta velocità ammonta, si diceva prima a 160 miliardi di ma la disponibilità è al momento di soli 41. Piuttosto che alla Tav – ha concluso – vogliamo ferrovie efficienti, e le FS facciano scelte coerenti e praticabili per migliorare e rilanciare la rete ferroviaria tradizionale».

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