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Incontro con Elisabetta Roffia del Ministero per i Beni e le attività culturali, venerdì 8 giugno in Rocca a Riva del Garda

La villa romana dei Nonii Arrii a Toscolano Maderno

A Toscolano Maderno sono stati effettuati dal 2009 al 2010 nuovi lavori di scavo e di restauro nel complesso archeologico della villa romana dei Nonii Arrii che tra l’altro ne rendono finalmente possibile – grazie soprattutto ad una grande copertura e ad un percorso di visita – la fruizione al pubblico, che a breve, dopo l’ultimazione dei lavori di valorizzazione del settore orientale, a brevissima distanza dal lago, riguarderà finalmente l’intera area archeologica, per un’estensione di oltre 2.200 metri quadrati. «La villa romana dei Nonii Arrii a Toscolano Maderno: gli ultimi scavi» è il titolo dell’incontro con Elisabetta Roffia del Ministero per i Beni e le attività culturali, venerdì 8 giugno in Rocca a Riva del Garda, nell’àmbito dei «Venerdì dell’archeologia», il cartellone d’incontri a cadenza mensile organizzato dal Museo Alto Garda in collaborazione con la Soprintendenza per i beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento. L’inizio è alle ore 20.30 e l’ingresso libero. Per l’occasione il museo è aperto in orario serale, dalle 19 alle 23.30.   L’area archeologica è situata all’interno di un uliveto che copriva sino all’inizio del secolo scorso tutta questa parte della penisola. Si accede al sito dal piazzale di Santa Maria del Benaco, posto fra la parrocchiale di San Pietro e Paolo e la cartiera. I primi ritrovamenti archeologici nell’area della villa di Toscolano risalgono al XV e XVI secolo; alla fine dell’Ottocento furono eseguiti scavi estesi, poi reinterrati.   La villa apparteneva probabilmente ai Nonii, una delle più importanti e influenti famiglie bresciane, che aveva interessi economici e vaste proprietà nella zona del lago e nel vicino territorio collinare e montano. Grazie a un’iscrizione rinvenuta nell’area della villa, è stata attribuita a Marco Nonio Macrino, console nel 154, proconsole d’Asia nel 170-171, legatus e comes dell’imperatore Marco Aurelio. Si tratta pertanto, fra le ville gardesane, dell’unico caso in cui è stato possibile identificare con pochi margini di dubbio il proprietario, almeno nella fase di II secolo d.C., benché l’edificio anche successivamente può ben essere rimasto di proprietà della ricca e potente famiglia bresciana.   Anche se scavata solo parzialmente, la villa risulta oggi già leggibile nel suo impianto planimetrico generale. Disposta parallelamente alla linea di costa, si doveva presentare con una loggia frontale sul lato orientale, quello rivolto verso il lago e con avancorpi sui due lati nord e sud. Costruita nel I secolo d.C., subì interventi e trasformazioni nei secoli successivi sino all’inizio del V secolo d.C., con almeno due fasi di grande rilevanza databili alla prima metà del II secolo e alla prima metà del IV secolo d.C.   Anche gli scavi più recenti, effettuati nel 2009-2010, hanno confermato le diverse fasi costruttive della villa che conservò  sino al momento della distruzione aspetti propri di un edificio di grande lusso. Sono stati messi in luce diversi ambienti, fra cui alcuni riferibili al settore termale. Un grande vano, di cui si conservano in alzato le pareti dipinte con pannelli a finto marmo, appartiene alla fase di IV secolo e dimostra ancora in questo periodo la grande ricchezza dell’edificio.

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