venerdì, Aprile 26, 2024
HomeCulturaStoriaLa visita di Carlo Azeglio Ciampi a San Martino e Solferino
Il testo completo del discorso del Presidente della Republica

La visita di Carlo Azeglio Ciampi a San Martino e Solferino

«Cari cittadini di San Martino e di Solferino, cari ragazzi delle scuole e delle Forze Armate. Il 4 Novembre, giorno dell’Unità Nazionale, cade quest’anno nel 140° anniversario dell’indipendenza della nostra Patria. Per questo sono venuto su questi campi di Lombardia, dove si è combattuta una delle battaglie che hanno fondato la Nazione. Fu una battaglia durissima, sanguinosa. Dagli orrori di quel 24 giugno 1859 nacque la Croce Rossa. A pochi chilometri da qui il fiore della gioventù piemontese, rafforzata da volontari di tante parti d’Italia, si immolò per la causa della libertà e dell’indipendenza italiana, insieme con migliaia di soldati francesi. A tutti loro va ancora oggi la riconoscenza del nostro popolo. Morirono anche migliaia di soldati austriaci, gli avversari di allora, con i quali oggi abbiamo istituzioni comuni, leggi comuni, una stessa moneta, gli stessi confini europei. Ho reso omaggio alle loro sepolture. Ripensiamo ai nostri giovani di allora. Che cosa li spinse a immaginare, sognare l’idea dell’Italia unita, a combattere per la libertà, a partire volontari? Uomini con storie, provenienze diverse si trovarono a combattere per una stessa bandiera, disposti a rischiare tutto pur di costruire l’Italia. Era una generazione di giovani piena di passione. Pensiamo a Goffredo Mameli, morto poco più che ventenne; ai martiri di Belfiore, ai tanti che seguirono Garibaldi tra i Cacciatori delle Alpi e liberarono Varese, Como, Bergamo. Mio nonno materno partì volontario, giovanissimo, in quell’esercito piemontese. La passione di quella generazione era arricchita dal senso di responsabilità formatosi sulla conoscenza della storia e della nostra cultura. Ne sono testimonianza i tanti studenti universitari che hanno combattuto e sono morti – spesso guidati dai loro professori – nelle guerre d’Indipendenza. Se il movimento per la libertà italiana non fu mai grettamente nazionalistico, la ragione va ricercata nella loro formazione, nel loro bagaglio morale e culturale, racchiuso nelle opere di uno stuolo di scrittori, letterati, pensatori quali Alfieri, Foscolo, Leopardi, Manzoni, Guerrazzi, Silvio Pellico, Carlo Cattaneo, grande intellettuale, storico, e al tempo stesso valoroso comandante dei cittadini di Milano nelle Cinque giornate. I patrioti italiani furono coraggiosi – mai violenti – perché avevano ideali. Erano pronti a rischiare tutto per il bene comune. Ricordiamo altri nomi di quei protagonisti del Risorgimento: Fanti, Medici, Cosenz, Pisacane, La Farina; li accomunava la consapevolezza che tutto ciò che potevano fare per la “res publica” doveva essere realizzato nel tempo loro dato dal destino, con tempestività, mettendo a frutto ogni occasione. Ecco: il senso del tempo, la capacità di decidere fu un’altra caratteristica che accomunò D’Azeglio, Cavour, Garibaldi, Ricasoli, Vittorio Emanuele e tanti altri. La Patria nacque nei loro cuori, nel loro modo di essere prima ancora che sui campi di battaglia e nel Parlamento. Essi furono una classe dirigente onesta, disinteressata, diffusa in ogni città, in ogni paese, in ogni regione d’Italia. Per questo, le libertà civili trovarono forme per realizzarsi progressivamente in un processo storico che si avvalse della diplomazia come dei moti popolari; ebbe bisogno della guerra; venne arricchito dai volontari di Garibaldi; trovò un momento fondamentale nei plebisciti e nel voto del Parlamento. Cari ragazzi, studiate le storie della gioventù di allora, imparate a conoscere i nomi, a ricostruire le letture e le azioni! Molto è vivo ancor oggi di quei valori: soprattutto è vivo lo spirito del nostro Risorgimento, fin dai moti del 1821. Il nostro inno nazionale ricorda la lotta per la libertà del popolo polacco. Gli ideali di allora hanno trovato realizzazione piena nella Costituzione repubblicana. Solo la Costituzione del 1948 approvata da un’assemblea votata a suffragio universale – maschile e femminile – ha inserito i diritti fondamentali della persona e del cittadino quale fondamento giuridico della “res publica”. La prima parte della Costituzione è la definizione stessa di Republica, di un bene comune, di tutti e di ciascuno. Non è un caso che i Padri Costituenti, come simbolo di questo insieme di valori fondamentali, all’articolo 12, indicarono il tricolore italiano. Il tricolore non è semplice insegna di Stato. È un vessillo di libertà, di una libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di uguaglianza, di giustizia nei valori della propria storia e civiltà. Per questo adoperiamoci perché in ogni famiglia, in ogni casa ci sia un tricolore, per testimoniare i sentimenti che ci uniscono, fin dai giorni del Risorgimento. Viva la nostra Patria. Viva l’Italia».

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video