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L’Adige nel lago: le Regioni trovano l’intesa per regolare i deflussi di piena

L’accordo firmato a Trento

È stato firmato a Trento il protocollo di intesa tra Regione Lombardia (rappresentata dall’assessore al territorio e all’urbanistica Alessandro Moneta), Veneto (Massimo Giorgetti) e Trentino (Silvano Grisenti, responsabile ai trasporti e alla protezione civile della Provincia autonoma) per regolare l’uso del canale scolmatore Mori-Torbole che, in caso di piena, può immettere l’acqua dell’Adige nel lago di Garda. La galleria verrà aperta solo quando il livello supererà i quattro metri al ponte di San Lorenzo, nella città di Trento, i 5 e 20 a Villa Lagarina, i 5 e 50 al Vo’ destro di Avio o i 2 metri e 20 a Verona, dove l’alveo è molto più largo. Tra i firmatari anche il direttore dell’Agenzia interregionale per il Po (Piero Vincenzo Telesca), che da un mese ha sostituito il Magistrato del Po, dal segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Adige (Adriano Goio) e da quello del Po (Michele Presbitero). Grisenti ha sottolineato che l’accordo «riveste carattere strategico per le tre realtà territoriali, sotto il profilo della prevenzione dai rischi di piena dell’Adige. In passato non sono mancate le polemiche, specie da parte dei comuni rivieraschi, dato che le conseguenze dell’utilizzo del canale ricadono sul Garda e sul Mincio». Nel novembre 2000, ad esempio, furono aperte le saracinesche, quando molte località del lago erano in ammollo, a causa dei continui acquazzoni. «Per noi – ha proseguito Giorgetti – quel tunnel rappresenta l’ultima risorsa, uno strumento di intervento straordinario, consci dell’impatto che il suo utilizzo può avere sul Garda. Ci sarà ancora da lavorare per mettere in sicurezza il tratto iniziale del fiume. A tale proposito dovremo trovare un’intesa con Bolzano per realizzare alcuni interventi strutturali». La galleria, lunga quasi dieci chilometri (per la precisione 9.873 metri), con un diametro di oltre 5 metri e una pendenza media dell’1%, rientra fra le opere trasferite dallo Stato alla Provincia di Trento, sulla base del decreto legislativo 463 dell’11 novembre 1999. Fu progettata perché ritenuta il sistema più efficace per fronteggiare le piene dell’Adige. Lo scavo iniziò il 1° marzo del 1939, e terminò nel 1959. Venne usata per la prima volta il 17 settembre ’60: nel lago vennero scaricati 71milioni e 325mila metri cubi di acque del fiume. Seguirono altre nove aperture: il 2 maggio ’65 (79.270.000 i mc riversati, un record rimasto imbattuto), il 22 luglio ’66 (sei milioni e mezzo), il 7 agosto ’66 (16.695.000 metri cubi), il 4 novembre dello stesso anno (63.777.300), il 13 settembre ’76 (37.260.000), il 17 ottobre ’80 (18.100.000), il 18 luglio ’81 (6.930.000), il 23 maggio ’83 (20.160.000) e l’ultima nel novembre 2000, con portata ridotta al minimo (100 mc il sec., rispetto ai 500 possibili, per un totale di nemmeno sei milioni di metri cubi). Per provvedere alla manutenzione, lo Stato ha già concesso un finanziamento di sette milioni di euro. Il costo complessivo dei lavori di risanamento, che inizieranno nel 2003, ammonta a 45 milioni di euro. In futuro la decisione di aprire e chiudere la saracinesche spetterà al responsabile provinciale di Trento della Protezione Civile, Claudio Bortolotti.

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