giovedì, Marzo 28, 2024
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A San Zeno di Montagna e Brenzone i proprietari presidiano i frutteti aiutati da ispettori forestali. I produttori sono esasperati: «Ci ripuliscono gli alberi, è reato»

Ladri di castagne scatenati

Un colpo secco come una sassata un tonfo soffice, il primo è il marrone (o castagna) che cade dall'albero, il secondo il riccio (con dentro i frutti). Castagne e marroni sono gli unici frutti che si colgono a terra (un tempo si bacchiavano con le pertiche, poi si spiegò ai contadini che le percosse ai rami ferivano gli alberi), i contadini di e Lessinia aspettano questo momento. È il frutto della loro fatica in quelle aree a prato e castagni secolari. In zone sempre più estese si è ripreso a coltivare il castagno da frutto, con un fenomeno crescente: i ladri. Sono compaesani, ma più frequentemente foresti, gente che arriva dalla città, famiglie intere, comitive che si dispongono a pettine e raccolgono tutto. Di questi giorni c'è chi va a castagne anche di notte, con la pila oscurata e grandi sacchi. I proprietari devono passare le giornate a sorvegliare i frutteti. Devono spiegare che ogni metro quadro di suolo ha un padrone, che non esistono terreni coltivati pubblici e che un chilo di marroni a 4 euro tutti possono permetterselo. Non serve, c'è chi fa il furbo, chi chiede il certificato di proprietà a colui che tutela il castagneto, chi scappa e chi è costretto a restituire il maltolto.In altri tempi, quando le castagne erano un'importante voce dell'economia locale, i proprietari pattugliavano col fucile caricato a salve. Adesso non è cambiato molto, tranne l'aumentata attenzione dei contadini della montagna. Mai che nessuno chieda di spigolare il raccolto dopo i santi di novembre, o che si accordi di raccogliere fifty fifty coi padroni degli alberi. Si ruba in allegra comitiva.«La legge prevede che l'appropriazione indebita venga perseguita su querela di parte», spiega un ispettore forestale che chiede l'anonimato, «noi vigiliamo e pattugliamo, se non c'è il padrone presente diciamo che ci ha mandati lui».«La pratica del furto è tanto vietata quanto tradizionale», spiega il presidente della Comunità Montana del Baldo Cipriano Castellani, «eppure nessuno osa rubare l'uva o la frutta, le castegne sì. A San Zeno di Montagna e a Brenzone la denominazione d'origine protetta ha fatto riscoprire i castagneti: i marroni più belli nascono da vecchi castagni di 3-400 anni fa e, proprio per il Dop, vanno raccolti a terra per fare la “rissara” o la “novena”. Alla Comunità stiamo studiando provvedimenti di tutela».Nelle vecchie baite sul Baldo, sui prati vicini alle case, un rettangolo lastricato di pietre segna la ricciaia dove castagne, marroni e ricci ancora chiusi facevano una lieve fermentazione per essere poi duraturi sul mercato e privi di muffe. La novena, invece, consiste nel mettere in vasche d'acqua i frutti, cambiare l'acqua per i primi tre giorni, poi ogni altro per nove: i frutti avariati galleggiano, quelli buoni affondano e saranno tali fino oltre Santa Lucia, fuori dal frigo.«Il contadino che per la legge del Dop non bacchia più gli alberi di castagno sempre più spesso viene “anticipato” da chi gli ruba il raccolto. Il nostro marrone garantisce finalmente anche un riscontro economico ai produttori», spiega il sindaco di San Zeno Adriano Peretti, «e questo li spinge a una maggiore cura, puntando a una produzione di qualità e quantità grazie a potature che ringiovaniscono l'albero. Si sta operando per sviluppare questa tendenza per un prodotto di nicchia, piantumando alberi selezionati. Vedremo di apporre avvisi che diffidino dal rubare nei castagneti. Succede anche che i proprietari vengano minacciati quando sarebbero disponibili a concordare collaborazione».Ed ecco il presidente del Consorzio castanicoltori del Monte Baldo, Simeone Campagnari: «Perdiamo un mucchio di tempo specie nei fine settimana a pattugliare i castagneti. Quando trovo i ladri faccio loro metter giù i sacchi. È una mancanza di buon senso che ci offende, dispregio per chi lavora tutto l'anno. Non dimentichiamo che i castagni oltre che darci questo frutto sono anche parte nobile del paesaggio e un prezioso presidio geologico degli areali, messi a dimora uno ad uno dai nostri vecchi sul Baldo».Sono così importanti i marroni da far delinquere chi di solito è irreprensibile? Certamente. Secondo il disciplinare della Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea che ha riconosciuto il Dop il 9 ottobre 2001 sono fra i migliori d'Italia. Il marrone di San Zeno è molto simile a quello ottimale per eccellenza, il marrone di Marradi, in provincia di Firenze. Del nostro se ne parla già in una pergamena del 1285 e in un documento del 1352 dove erano contesi fra la famiglia Malaspina e il monastero di Sant'Anastasia di Verona.

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