venerdì, Aprile 19, 2024
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Il progetto di gestione del D’Annunzio commissionato dai comuni di Ghedi, Montichiari, Castenedolo, Montirone e Castiglione

«L’aeroporto che vogliamo»

Bruciati sul tempo da Abem. Anche loro, i Comuni della Bassa, avevano elaborato un progetto per la gestione dell’aeroporto «Gabriele D’Annunzio» di Montichiari attraverso la costituzione di una società ad hoc, con l’intenzione di chiedere la concessione al ministero dei Trasporti.E l’avevano anche annunciato a più riprese in alcune uscite pubbliche senza, a dire il vero, raccogliere grandi consensi. Poi, Camera di commercio e Associazione industriali bresciana l’estate scorsa hanno rotto gli indugi annunciando di aspirare anch’essi alla gestione del D’Annunzio, e così ai Comuni il piano è rimasto nel cassetto, ma non il desiderio di avere una voce importante in capitolo, soprattutto per quanto riguarda le garanzie di uno sviluppo industriale che tenga nel debito conto la tutela ambientale del territorio circostante lo scalo.L’ipotesi societaria e gestionale dell’aeroporto commissionata nei mesi scorsi allo studio Rimini di Castenedolo dai Comuni di Ghedi, Montichiari, Castenedolo, Montirone, Castiglione, e condivisa dalle Banche di credito cooperativo del territorio «vuole dimostrare che esiste la possibilità di uno sviluppo compatibile dell’aeroporto D’Annunzio che lo renda motore di progresso socio-economico dell’area e che lo faccia considerare dalla Comunità bresciana una risorsa, una infrastruttura strategica al suo servizio e non già fonte di disturbo e di disagio».IL PRIMO PASSO previsto dal piano è la costituzione di una nuova società con un capitale sociale di 6 milioni di euro messi a disposizione dai Comuni firmatari del patto programmatico territoriale (appunto Ghedi, Castenedolo, Montirone, Montichiari e il mantovano Castiglione delle Stiviere), dagli istituti di credito, la Bcc dell’Agro bresciano, la Bcc del Garda, la Bcc Mantova 1896, la Cassa Padana e la Bcc di Bedizzole-Turano-Valvestino. La neonata società in seguito, prosegue sempre il piano, entra in misura del 30-40 per cento nel capitale di una compagnia aerea esistente o di nuova costituzione che accetti di fare dell’aeroporto di Montichiari la base operativa. Non viene però esclusa – ma il documento ha origine ben prima dello scoppio delle ostilità tra bresciani e Catullo per la gestione di Montichiari – l’intenzione di acquistare il 10 per cento del «D’Annunzio». Ora l’attenzione si è spostata su Abem di cui potrebbero diventare azionisti. Il progetto insiste nel mantenere in primo piano la rispondenza della gestione aeroportuale a criteri di compatibilità ambientale, sia per quanto riguardo l’inquinamento acustico che quello atmosferico.È interessante leggere ancora quanto sostiene il documento per trovare conferma che l’idea dell’autonomia di Montichiari da Verona aveva già chiamato alla mobilitazione gli amministratori locali. Il progetto spiega infatti che la New-co ha di fronte due strade: la prima, chiedere all’Enac la concessione breve ventennale mettendosi in concorrenza con la Catullo, oppure premere sulla società scaligera per la cessione di una quota azionaria significativa della D’Annunzio in modo da avere voce in capitolo nelle decisioni strategiche di Montichiari. Come si sa, nessuna delle due situazioni prospettate dai fautori di questo progetto si è realizzata.IL PIANO svolge ancora una dettagliata analisi sugli aerei impiegabili, suggerisce una forma di cooperazione con Mistral, la compagnia del Gruppo Poste impegnata nel settore passeggeri, sul bacino d’influenza e sulle rotte dello scalo, sulle misure di tutela ambientale, sul business plan e le previsioni finanziarie, perchè «un’infrastruttura aeroportuale è da sempre motivo di sviluppo socio-economico per il territorio su cui insiste.Lo deve diventare anche il D’Annunzio per la provincia di Brescia, l’alto Mantovano e la Provincia di Cremona. In tempi di globalizzazione la mobilità di persone e merci è un aspetto prioritario. Ne va dello sviluppo dell’area».Ma non a tutti i costi, ribadisce lo studio, perchè «la qualità della vita non è barattabile. Il D’Annunzio deve essere un aeroporto regionale internazionale, al limite del milione di passeggeri/anno, con una quantità di merci trasportate in proporzione; passeggeri e merci trasportate con aerei moderni di rumorosità vicina alle zero e scarichi prossimi all’insignificante».

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