martedì, Aprile 23, 2024
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Gli esploratori arcensi hanno scoperto grotte di eccezionale interesse e dato una mano anche ai comuni mortali di Arco. Questa e cento altre «imprese» nel libro che corona 30 anni di attività

Laghel beve acqua grazie agli speleologi

E’ grazie a loro che gli abitanti di Laghel hanno, oggi, l’acqua potabile che sgorga dai rubinetti delle case. E sono sempre loro che vanno ringraziati se in Val Rodeza e a S.Giovanni al Monte non esistono più problemi di approvvigionamento idrico. Gli speleologici della Sat di Arco festeggiano, quest’anno, il 30esimo anniversario di fondazione e per l’occasione hanno deciso di fare le cose in grande. Innanzitutto è alla stampa un libro, intolato “Trent’anni di speleologia ad Arco, che raccoglie le varie imprese di questi «esploratori» delle viscere terrestri, quindi venerdì 29 novembre, presso la sede di via S.Anna, si terranno le celebrazioni ufficiali.Dopo una breve apparizione nel 1960 il gruppo speleologico arcense è stato rifondato nel 1972 da Nicola Ischia con l’intento di creare all’interno della Sat una sezione di ricerca e studio dei fenomeni carsici nella regione. Alle esplorazioni iniziali nelle grotte del Basso Sarca e sulla Vigolana, il gruppo si è presto dedicato ai massicci del Brenta e della Paganella effettuando diverse scoperte interessanti. Tra le più prestigiose quella della Grotta di Collalto, la più importante cavità del Brenta con oltre 5 km di sviluppo, le prosecuzioni nelle grotte del Torrione di Vallesinella ma anche in quelle del Castelletto di Mezzo, della Gana del Dosson e della 1100 ai Gaggi, che ne hanno incrementato notevolmente l’estensione. In questi anni il Gruppo ha censito circa 800 cavità ed ha saputo essere un valido strumento al servizio della comunità, con interventi di potenziamento di sorgenti captate per scopi irrigui e potabili. Tra queste quella che innorgoglisce maggiormente gli speleologici arcensi è l’impresa messa a segno a Laghel. «Nella primavera del 1997 – ricorda Marco Ischia, uno degli attuali 6 componenti del gruppo speleologico – la sorgente alle Fontane scomparve improvvisamente causando notevoli problemi agli abitanti della zona. Vennero prese in considerazioni diverse ipotesi di intervento, tutte rischiose e dispendiose. Alla fine intervenero gli speleologici del Gsa che dopo alcune esplorazioni in cavità angustie individuarono e forzarono uno stretto cunicolo dietro il quale si celava la vena idrica riuscendo così a riportare in superficie l’acqua tramite apposita condotta. Quella che ancor’oggi garantisce l’approvvigionamento idrico alle abitazioni del posto. Un’impresa unica non solo per la nostra regione». Recentemente gli speleologi arcensi sono stati artefici della scoperta degli abissi Popov e Statale nel Gruppo di Brenta. Quest’ultimo, con i suoi meno 400 metri, è la più profonda grotta tutt’ora nota nel massiccio. Tutti risultati che sono stati racchiusi nel volume “Trent’anni di speleologia ad Arco” in cui oltre a ricordare i pionieri della speleologia arcense del 1960 e del 1972 vengono raccontate, grotta per grotta, le imprese del gruppo. Il 29 novembre, alle 21, nella sede sociale di via S.Anna verranno proposti alcuni filmati riguardanti l’esplorazione di Laghel e quelle più recenti.

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