giovedì, Aprile 25, 2024
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L’apertura della condotta Mori-Torbole con la conseguente immissione di acque dell’Adige nel Garda (a pieno regime la condotta ha una portata di circa 500 metri cubi/sec.), ha destato preoccupazione

«L’apertura della galleria rischia di causare gravissimi danni»

«L’apertura della galleria rischia di causare gravissimi danni» L’apertura della condotta Mori-Torbole con la conseguente immissione di acque dell’Adige nel Garda (a pieno regime la condotta ha una portata di circa 500 metri cubi/sec.), ha destato preoccupazione in coloro che seguono con attenzione le vicende di questo bacino. Sono giustificati questi timori? Tenteremo allora – anche se in modo riduttivo – di dare una risposta. Un lago rappresenta un episodio temporaneo in una scala di tempi geologici nella vita della superficie terrestre. Esso, infatti, tende a colmarsi per l’azione degli immissari, per il dilavamento ed erosione delle pareti, per l’azione meccanica connessa con i fenomeni di congelamento, disgelo, ecc. Si intuisce, quindi, che, a differenza del mare, un bacino lacustre è di vita effimera e deve essere sorvegliato nel suo evolversi in modo da controllare ed impedire – se possibile – il suo degrado. Il Garda è un lago monomictico, ossia, le sue acque non hanno una temperatura inferiore a 4°C a qualunque profondità. D’estate il lago presenta temperature sensibilmente più elevate alla superficie e l’acqua è stratificata. D’inverno l’acqua può scorrere verso il fondo, nelle condizioni di omotermia e, quindi, di non stratificazione. Si configurano così tre diversi livelli legati al diverso andamento della temperatura, procedendo dalla superficie verso il fondo: l’epilimnio, con temperature elevate e quasi costanti fino ad una certa profondità e variabili nel corso della stagione (o della giornata). Questo strato è caratterizzato in generale da acque con turbolenza più o meno sviluppata; il mesolimnio è lo strato di transizione ove la temperatura diminuisce rapidamente con la profondità, oppure aumenta a seconda delle condizioni termiche dell’epilimnio e del sottostante ipolimnio. L’ipolimnio costituisce lo strato in cui la temperatura è – almeno in teoria – costante. Nel mesolimnio si distingue il termoclino che è il piano in cui è massima la variazione di temperatura con la profondità. In ogni caso, il maggior condizionamento delle temperature profonde è determinato dalla temperatura superficiale dello strato di acqua in contatto dell’atmosfera. Inoltre, l’ampiezza dell’epilimnio e del mesolimnio variano con la stagione, con il moto ondoso, ed in modo violento con l’azione perturbatrice esterna di apporti artificiali di acqua, come nel caso di un fiume che non appartiene al bacino imbrifero del lago, e il cui gradiente termico (differenza di temperatura) rispetto alla sueprficie lacustre, è significativo. L’interazione per l’apporto di acqua esterna al bacino imbrifero – più fredda delle acque superficiali del bacino stesso – determina una differenza di temperatura da una parte all’altra del lago ed altera la distribuzione della temperatura con la profondità, determinando così gradienti anomali orizzontali e verticali di temperatura, che provocano alterazioni di densità e – quindi – di correnti nel bacino. Anche lo sviluppo del moto ondoso può risultare alterato, poiché è collegato alle caratteristiche fisiche dell’acqua (densità, tensione superficiale, ecc.). La formazione delle nebbie potrebbe essere esaltata dalla interazione fra le acque relativamente calde del lago e quelle più fredde immesse, innescando così una serie di fenomeni complessi non ben identificabili ma certamente collegabili con un effetto di retroazione (feedback). Così, alterando i massimi e i minimi termici annuali delle acque superficiali, si modifica l’effetto di «volano termico» del lago, che mitiga le stagioni fredde e calde, fungendo da equilibratore delle condizioni climatiche. Con l’immissione di materiali torbidi, si provoca nel lago un maggior assorbimento della luce (la luce penetra sempre meno in profondità) e si aumentano i fenomeni di scattering (riflessione disordinata) della luce; conseguentemente si induce una variazione del colore del lago, essendo il colore delle acque una funzione dello scattering, dell’effetto delle sospensioni presenti e dei materiali disciolti. Certi colori derivanti da sostanza organica immessa nel lago sono decomponibili per azione fotochimica e l’acqua può così decolorarsi sotto l’azione della luce. Che dire poi dell’ossigeno e dell’anidride carbonica disciolti nelle acque del lago, la cui presenza riveste particolari significati sia dal punto di vista biologico che idrochimico? L’immissione di significative quantità di acque nel lago da parte di una sorgente estranea al suo bacino imbrifero, altera, come si è visto, i gradienti di temperatura e il livello idrometrico del lago. Come conseguenza, si verifica un’alterazione della solubilità di questi (e di altri) gas nelle acque del lago. Infatti, la solubilità dei gas dipende dalla pressione parziale del gas alla superficie dell’acqua: variando il pelo libero dell’acqua a quote diverse, e, quindi, in condizioni di pressioni parziali diverse, si altera la pressione di un singolo gas; infatti, come è noto, la pressione di un singolo gas – come la pressione atmosferica – decresce con l’altezza. L’ossigeno disciolto, che assume determinati valori in superficie, varia con la profondità a seconda della stratificazione termica, dei moti discendenti dell’acqua, della presenza di fenomeni ossidativi sia inorganici che biologici, ed infine anche a seconda della profondità, dato che anche la pressione idrostatica influisce sul quantitativo di gas disciolto: aumentando questo, deve aumentare la pressione. L’apporto di nutrienti nel lago, attraverso sostanze inquinanti e fertilizzanti, può provocare fenomeni di eutrofizzazione che comportano un eccessivo sviluppo di organismi, cui possono seguire danni irreversibili in campo ecologico. Oltre a queste sostanze, le acque che attraversano centri industriali, contengono sostanze organiche e inorganiche provenienti da quelle fabbriche. È possibile, quindi, con un’immissione di tali acque nel Garda, modificarne le sue condizioni ecologiche, provocando anche una interazione negativa con alcune specie dell’ittiofauna (ad esempio, luccio, carpione, ecc.). Da ricordare, infine, che un’alterazione del gradiente superficiale di temperatura, comporta una variazione dei processi di scambio (di calore, di massa) alla superficie del bacino. prof. Gianfranco Bertazzi

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