giovedì, Aprile 25, 2024
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Il tentativo di recupero degli ex edifici scolastici dura da almeno vent’anni. Un palazzo della Cultura accanto a case e negozi

L’area Brunati ci riprova

L’altra sera il Consiglio comunale di Salò ha votato a favore del nuovo piano di recupero dell’ex collegio civico, delle ex scuole elementari Fratelli Cervi e dell’ex materna in via Brunati. Quattro componenti delle minoranze hanno abbandonato l’aula, in segno di protesta; altri due invece sono rimasti, per ribadire il loro no. È un’operazione che risale ad almeno vent’anni fa, quella del Pir (Piano di recupero integrato). Tra modifiche, aggiornamenti, approvazioni e bocciature, ha dato un sacco di lavoro al Tar, ripetutamente chiamato in causa dai privati. Finchè la maggioranza, che ora si riconosce nelle posizioni del Polo, ha deciso di ripartire da capo. Il comparto appartiene (in buona parte) all’Opera pia carità laicale & Istituto Lodroniano e (in quota minore) al Comune. Verrà trasformato in Palazzo della cultura (4.076 mq.), negozi (1.053 mq.), appartamenti (3.249), con parcheggi (un autosilo da 425 posti auto e un altro privato da 120, dietro le ex elementari) e verde (4.000 mq., di cui 2.866 attrezzati). L’assessore all’Urbanistica Barbara Botti, e i progettisti (l’architetto Maria Paola Corvi e l’ingegnere Antonino Alesci, lo stesso che aveva redatto il piano urbano del traffico) hanno illustrato le caratteristiche dell’intervento. In una prima fase verranno ceduti all’asta gli immobili esistenti: si prevede di incassare quattro milioni e 142 mila euro, circa otto miliardi di vecchie lire. Il municipio provvederà a esperire le procedure anche per conto dell’Opera pia, il cui consiglio di amministrazione, di nomina pubblica, è presieduto dall’avvocato Giuliano Gioia, ex comandante della locale compagnia dei carabinieri. In un secondo momento si realizzerà l’autosilo, nel terrapieno del campetto dell’ex collegio, ora utilizzato (in superficie) a parcheggio. 183 box verranno interrati (collocati, insomma, nei tre piani più bassi, scavando fino a giungere al pelo dell’acqua), 170 i posti auto nei due piani più alti e 72 in superficie. Costo dell’opera: sei milioni e 242 mila euro, pari a una dozzina di miliardi di vecchie lire. Da finanziare con gli introiti della prima vendita e con l’accensione di un mutuo bancario. Terza fase: la cessione ai residenti del centro storico, proprietari di case, dei 183 box a 25mila euro ciascuno » Iva. Incasso totale: quattro milioni e 575 mila euro, circa 9 miliardi di vecchie lire. Ultimo atto: ristrutturazione dell’ex collegio civico, che diventerà il Palazzo della cultura e, in piccolissima parte, negozi. Bruno Marelli ha suggerito di chiamarlo «Complesso museale di Santa Giustina», dal nome della vecchia chiesa, poi trasformata in palestra, e del convento. Costo: quattro milioni e 155 mila. La discussione è stata lunga. Il sindaco Giampiero Cipani ha ricordato che, rispetto al Pir precedente, sono stati cancellati 12mila metri cub i, «per creare un polmone verde di una certa valenza. Un piano sofferto, che abbiamo analizzato, scrutato e studiato al meglio. Potevamo proporlo la scorsa primavera. Invece abbiamo preferito attendere. Noi riteniamo che sia uscito un prodotto buono». Pur concordando sostanzialmente sul recupero del comparto di via Brunati (gli edifici sono fatiscenti, e rischiano di crollare), le minoranze hanno espresso numerose critiche. Renato Cobelli, area Ppi, ad esempio, ha sollevato perplessità sullo scarso peso attribuito alle proprietà dell’Opera pia («l’Ipab rinuncia al proprio patrimonio a favore del Comune, non so cosa ne penserà la Regione»), sulla cancellazione dell’ipotizzata strada di arrocco, che avrebbe dovuto collegare il centro storico con la soprastante 45 bis, e sull’effettivo aumento dei posti auto. Vincenzo Zambelli, Pds, ha sostenuto che i 183 box potrebbero essere utilizzati come magazzini, che occorre uno studio sullo smaltimento delle acque («l’autosilo renderà impermeabilizzata al zona, col rischio di gravi danni per la parte bassa di Salò») e la procedura adottata, in base alla legge 23 del ’97, non è corretta. Alla fine l’adozione del piano di recupero è passato con il sì della maggioranza.

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