venerdì, Marzo 29, 2024
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Il reperto preistorico era stato trovato sul Baldo conficcato in una roccia forse come dono alle divinità. A Milano si fanno analisi sull’oggetto databile all’età del Bronzo

L’ascia racconta i suoi misteri

Un’ascia preistorica infilata nella pietra, un dono agli dei, per invocare la loro tutela, ringraziarli o conquistarne la grazia. Scatta automatica anche l’analogia con la spada nella roccia, la leggenda tra mito e realtà, che rievoca i maghi e i cavalieri del corte di Re Artù, incantesimi e gesta velate di religiosità. A fine gennaio, su una collina alle falde del Monte Baldo, poco lontano dal forte San Marco di Caprino, è stata trovata una piccola ascia conficcata nella pietra. Il fatto di averla individuata lì, in cima ad un cocuzzolo, fa ora pensare che si tratti di un reperto preziosissimo. Sarebbe un vero unicum perché finora, nella provincia di Verona, non sono state trovate altre testimonianze di quel culto al cielo che pure era tanto comune in era preistorica. Sarebbe stato un uomo di rango superiore, forse un guerriero, a lasciare il suo cimelio lassù oltre 4000 anni fa, per cui la piccola ascia sarebbe dell’Antica età del Bronzo. L’ultima parola sul ritrovamento e sull’origine del reperto spetta alle prove di laboratorio dell’Università degli studi di Milano, ma è comunque sull’ipotesi del guerriero che si sta ora movendo la Soprintendenza. «L’ascia è stata trovata da un signore di Cavaion che, con gesto civico esemplare, l’ha donata al museo di Caprino», ricorda il dottor Luciano Salzani, direttore del Nucleo operativo di Verona della Soprintendenza per i Beni Archeologici che, qualche giorno fa, ha fatto un sopralluogo mirato al museo, diretto dal professor Vasco Senatore Gondola dove, se le ipotesi saranno confermate, l’oggetto sarà illustrato nel corso di un incontro aperto al pubblico. «Mi è stato spiegato che l’ascia è stata trovata nella fessura di una roccia», continua Salzani. «Non era dunque lì per caso né è stata persa. A meno che qualcuno non l’abbia recentemente nascosta, fu deposta in quel punto preciso in maniera intenzionale, presumibilmente come offerta agli dei». «Nel mondo preistorico era comune offrire armi alle acque, ma questo oggetto rientrerebbe nel rituale del culto al cielo, un dono alle divinità che si svolgeva sulle vette e ciò testimonierebbe un atto di donazione alla divinità senza precedenti nella nostra provincia, per cui l’oggetto sarebbe preziosissimo». In quanto alla datazione, «potrebbe essere della antica età del Bronzo, cioè del 2000 avanti Cristo, e avrebbe quindi ben 4000 anni. Sono stati trovati reperti del genere nelle regioni alpine e a Caprino fu scelta per questo rito una piccola altura». Tra qualche giorno l’ascia, che è ancora al museo di Palazzo Carlotti, andrà a Milano. Continua Salzani: «L’idea che sia degli inizi dell’età del Bronzo la rende tanto più preziosa perché a quei tempi il bronzo era rarissimo, il suo valore è comparabile a quello attuale dell’oro, dunque qualcuno sacrificò l’oggetto più importante e prezioso di una famiglia, o di una comunità, per cercare la benevolenza delle divinità. Inoltre, se fosse più tarda, non sarebbe così perfettamente conservata in quanto in epoca successiva, pur sempre del Bronzo, il culto al cielo era accompagnato da un rogo che poteva portare anche alla distruzione o alla deformazione del dono». Altre asce di tipologia affine a quella di Caprino sono state scoperte non solo nel Veronese, ma anche nell’Italia settentrionale, a nord delle Alpi, testimonianza di un modello comune e di scambi di idee e di commerci in Europa. «Per il luogo e il contesto in cui questa è stata trovata, isolata, ha un valore archeologico incalcolabile, la comparazione con altri oggetti simili serve solo a dare una datazione», precisa Salzani. Potrebbe essere stata uno strumento di lavoro: «Sono più propenso a credere che questa sia stata l’arma principale di un guerriero che, per qualche ragione ignota e misteriosa, se ne privò». Poi precisa: «Comunque questa è una datazione preliminare visto che seguiranno analisi per capire perfettamente le percentuali di composizione della lega che potrebbero fornire ulteriori indicazioni sulla provenienza. Già abbiamo contattato l’Università di Milano, le ricerche verranno svolte dal Dipartimento di scienze della terra, Laboratorio di archeo-metallurgia. Intanto, in collaborazione con il museo civico di Caprino, stiamo organizzando le cosiddette prospezioni archeologiche sul terreno dove l’ascia è stata trovata per vedere se era un luogo di culto. Una volta avute le certezze che cerchiamo, il reperto verrà valorizzato. Si sta già cercando una teca per metterlo in risalto».

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