sabato, Aprile 20, 2024
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Quasi cinque milioni di perdite e passeggeri in calo, i costi però sono in diminuzione. «I voli low cost sono una scelta obbligata»

L’assemblea ha approvato i conti e discusso il piano industriale Catullo, ok al bilancio ma soci preoccupati

L’aeroporto Catullo cambia rotta per garantirsi un futuro sempre più minacciato dagli aeroporti vicini che stanno portando via passeggeri allo scalo veronese: non a caso la perdita di viaggiatori anche a maggio è stata superiore al 3 per cento.E il cambio di rotta prevede di scommettere sul low cost, cominciando con Ryanair e nella speranza che si aggiungano altre compagnie del settore, senza per questo abbandonare i voli di linea e i charter. «Questi sono gli hotel a 5 stelle del trasporto aereo ai quali affianchiamo l’ostello della gioventù, cioè il low cost, che ha grandissima richiesta», ha spiegato il presidente Fabio Bortolazzi, presentando i dati di bilancio che al 31 dicembre 2009 chiude con una perdita di quasi 5 milioni di euro (4.948.194), in miglioramento del 15,2%, nonostante minor traffico per circa il 10%, rispetto alla perdita di 5.834.713 registrata nell’esercizio precedente.Bilancio approvato all’unanimità dall’assemblea dei soci, ieri all’Airport hotel, anche se molti sono state le richieste di puntualizzazione e i distinguo ma soprattutto unanime è stata la richiesta da parte dei soci di essere costantemente informati sul piano di sviluppo, che è stato presentato da Bortolazzi e dal direttore generale Massimo Soppani, ma l’approvazione non era ancora all’ordine del giorno. E quindi il piano industriale verrà ancora approfondito e dibattuto con i soci nelle prossime settimane.Un piano sul quale molti soci hanno manifestato consenso ma anche preoccupazione a fronte di un’esposizione debitoria della società pari a 77 milioni di euro e a un impegno finanziario nei prossimi anni che dovrebbe richiedere investimenti per 75 milioni su Verona (che farà fronte soprattutto al traffico passeggeri low cost, charter e linea) e 50 su Montichiari (dove sarà concentrata in prevalenza l’attività cargo e il primo obiettivo è abbattere il costo carburante per il rifornimento, al fine di rendere lo scalo competitivo, visto che ora rischia di essere fuori mercato).Investimenti su Brescia ancor più giustificati dalla firma, il 23 giugno scorso, della convenzione con Enac per l’affidamento della gestione quarantennale dell’aeroporto di Montichiari. Se Verona è lo scalo del Nord che perde di più, regalando passeggeri a Treviso Bergamo e Bologna, per contro vanno in controtendenza proprio gli scali che consolidano il low cost. «I cambiamenti si possono subire oppure li si può gestire, creando le condizioni affinché essi diventino un’opportunità. Ed questa è la sfida che ci siamo posti», ha affermato Bortolazzi. «È una scelta obbligata per noi il low cost se vogliamo tornare competitivi». In dieci anni il Catullo è passato da 2 a 3 milioni di passeggeri, ora in flessione; Orio al Serio che ha sposato il low cost è balzato da 1 milione a 7 milioni di passeggeri.E allora via con il piano di sviluppo che marcia in parallelo con il piano di riordino interno che ha portato a una diminuzione dei costi interni grazie alla quale si è riusciti a far fronte alla diminuzione del valore della produzione questa è passata da quasi 67 milioni a 59,7 milioni mentre il margine operativo lordo è cresciuto da 7,3 milioni a 8,1 milioni, come ha sottolineato in assemblea il presidente di Confindustria Andrea Bolla.Piano di sviluppo che per il Catullo prevede entro l’estate prossima un terminal dedicato per il low cost che consenta imbarchi rapidi e nel contempo una separazione rispetto ai voli e agli imbarchi per linea e charter. Nuove aree di parcheggio dedicate e poi nuovi piazzali per gli aeromobili e più avanti con il tempo una nuova viabilità di accesso; pannelli fotovoltaici sui tetti, nuove aree commerciali; nuove testate delle piste. E in futuro il nuovo casello autostradale e anche, chissà, una stazione ferroviaria.Ma intanto, a fronte di investimenti così consistenti, si deve andare avanti con piccoli passi. Per esempio investendo sul sistema di rifornimento dello scalo di Montichiari per abbattere i costi di rifornimento e grazie a questo ottenere nuovi contratti con compagnie cargo. In futuro si prospetta un investimento di 28 milioni di euro per allungare la pista e portarla a 4 mila metri, dimensione adeguata per i grandi cargo intercontinentali. Ma è chiaro che si dovrà avere qualche contratto in tasca prima di affrontare un impegno finanziario di tale portata.Da questa necessità di grandi investimenti da una parte e dalla constatazione di un bilancio che si chiude ancora in sofferenza sono nate le richieste di chiarimento e confronto continuo da parte di molti soci che hanno sottolineato come l’esposizione debitoria sia di 77 milioni di euro anche se la liquidità c’è e i crediti sono ancora sani. Ma come finanziare gli investimenti? L’apertura ai privati? «Se vogliono entrare a Brescia, porte aperte» dice Bortolazzi. Ma le strade reali sono due: aumento di capitale e linee di credito da 80 milioni dalle banche. Ma prima bisogna chiudere le falle.M.B.

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